Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO


da  Elegia Sanremese   (Bompiani 1998):versi-chincaglierie riscavano la mentein cunicoli lunghi da non direrovista un poco, e tira le tue liregettonali rigirami più inverso*sai per sai per sai perché mi piaciè per i 24e quattro mila baciche t'ho datiflautati acuminatida plastica e da stoffasoffocati,cioè dico in carne ed ossa, nella fossache più non ti darògiaci giaci giaci sull'asfaltoil sangue ancora caldom'estingue sul tuo corpoquando cado(vertigo!!)e a picco dal tuo corpo traggo il colpopiù sordoche in te mi affonderògiù per giù per giù perquesta stradasterrata inerpicatascialbata mai palpata, dolorosadel mio orroretremore &bugie meravigliose,vedrò quel gatto nero che volevoe non tenevoe che da te non hocosì che poi aspettando,e tanto così tanto,e manco con sgomento,crudele quel dondon delle sirene deltormento,che adesso viene qua,adesso viene qua, adesso vienemo proprio che son stanco, che mi svengo, ioti sento-o,ti sento*frusciano qui creature dal midollopese suonando sotto della testaanime in lotta in mezzo al capo e al collobattono il campanello della festachiedono a me dov'è che sta il controlloragionano profonde nella nottetutti soppesano i diritti e i torticantan canzoni con ignoti accordie sulle ossa il tempo a suon di botte*matto, matto, mattomi tira, il cuore, a strapporotto, guarda, sottola pelle, il cuore, un bottoforte, proprio, fortes'eietta, il cuore, e partesbatte, e gira, battel'idea, che il derma staccache quindi sbandase il cuore spaccache lenta spacca(il contatto)si stacca:*c'è un motivo che mi sbatte nella testa,e non se ne vaè qualcosa che attaccatipo la lacca, e rimane làtutto un senso di noiadentro la gola - è la felicità,questa qua? oppure è il malessereche mi succhia dal plesso,cioè andando giusto dalla testa, quandofinita è la festa, la festache tutti se ne vanno tutto fuma nella mente, con la rabbiache stagna sulle cose: e restaa recidere l'arialo strazio funerarioche trivella il mio cranioin tempesta, scompareogni tracciadel senso, la musicasfuma, se pesta, da ossessa, il pensiero,il pensiero,è in bonaccia*cioè: pensa al tuo stato mineralea queste pietre come fanno malealla tua zolla molla così mollapensa che preme quello che risalepensa al tuo seme come sa di salealle pietre che si piantano sul fianco,nel tuo fango, qualunque cosa fai,dovunque, se ti stai,sarà così, vedrai,alla ruspa che affonda per lo sbanco:così che tu sarai così molle; così stanco*forse un bel giorno basta, andare viatrovarsi in faccia il tutto come un nien-te: e poi tuffarsi e non riemergere - o sci-volare, via, la mente, dalla riaresistenza del Corpo, che ci tiene (del Tempo, che ci perde)forse un bel giorno uscirsene dal giorno, viadall'arpa canora che sul vento ci sfiora(sulle ali del vento, spezzate dal vento,in questo momento) adesso che sentol'inanità del tempo, che implorad'abbarbicarsi limaccioso all'ente - e non saper tenersi neanche un pocoquando la muffa scappa dalle unghieche lievita le unghie dalla rumbami lievita, dunque, dall'unghie spuntandosim'allevia - io sciolgo l'arsura sonora, per direciao mentre scivolociao mentre scivolo,ciao