Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO


 Graminacea  la pianticella di graminacea,tolta la spiga e il piede, era una cannasottile in cui soffiava un filo d’ariae consumato questo uguale giococoglieva una libellula alla codaed ascoltatala a lungo ventilarestrettala appena fra i due polpastrellicon l’erba l’impalava saracenoe soddisfatto la guardava disperarenel farsi largo con un volo fermodelle alucce che approdavano alla morte,come aquilone piccino e senza costodel meschino compiaciuto a quella sorte. Suicidio  si è disseminato come in bracidi colori d’un fuoco d’artificioche a notte fanno a gara con le stelle,coriandoli che pulsano di carnesui binari luccicanti come denti.il convoglio pare in colpa non procedecon chi dorme fra chi viaggia in ritardoe l’intesa di due amanti nel momentoe i brandelli già per cibo nelle tanema qualcuno s’incantuccia in nostalgiadi sua casa spenta a fine trasmissione.  Il tarlo  non ho mai visto un tarlo dritto in facciané altro so su la sua complessioneche spieghi come in così scarso corposia un tale accumulare dallo scavoe a notte lo si ode mentre rode;basta una tosse o un lume ad impietrirloe garantito subito riprendenei fori di perfetta geometria.ferisce e dunque c’è ma non si esponecome anche accade nell’economia,e tiranneggia il noce pur tenacese i muscoli dei rami non gli oppone:si espande e noi confusi in dove stia  Il brodo  le recise zampe di gallinache azionavo con un tendine sfilatoe gli artigli si chiudevano al comandocome gialle ruspe per la neveo un transito di qualche dinosauro;pari esito lo dava solo il beccoche aprivo per un ululo al pollaio,di rito era dopo la cotturasucchiarle il teschio e roderle le ditaadesso che è mutato il tempo e il cetosi cuoce solamente l’uovo sodoil brodo mi obbedisce con un dado.  Angelico  quello che sta in caduta a più volteggiin un nuotare svelto verticaleda verso il miscelare delle nubia in fondo nel dominio catastale,è un muratore che ha svariato il passorispetto a quello delle travi in cielonon ha il riflesso che possiede il gattoche da ogni dove atterra sulle zampee senza dare sfogo al miagolare,lui invece è anche maldestro nel finirenon sa neppure farlo silenziososi rompe e schizza intorno come un uovose l’ha, un ricordo, è dentro il massimale.  La bicicletta  e come si usa, a un certo punto della vitaridurla quasi a un volto che le diamoper scorgerla da fuori e compatirlaio, tralasciando quanto sia in natura,ricorro a un alter ego manufattoprobabilmente ad una biciclettache certo non compete a le volateneppure sta nel gruppo condiviso,magari è dentro un vicolo sterratoe quando il troppo adagio la barcollaper non cadere dà una pedalataun breve sbando e seguita la corsa,l’arrivo si confonde alla sortita.  Le vittime  le dita che le offersero carezzesul collo si disegnano marcatea lei con i colori del commiato,invece stringe il boa con le sue spirefinché il torace vittima è una nocespegnendogli il respiro come bracema l’edera che sale sempreverde,il tronco avvolge intorno e gli si addicee succhia tribolando pian pianolo fa morire stanco ma felice  Comunione  le dita bianco gracili conversein un indocile pinnacolo di maniche chiudono conchiglia a fare ecodi quanto la particola bisbigli,col crepitare di pane che si porgea bocche di sardonici o devotee alcune si compungono saziatema altre malefiziano le gote.  Sotterrature  i cavi come in trecce di capellisi danno alla corrente che li scorree frigge nel violarli incontrastatae il lezzo del metano strangolatosi sfoga fuori dove brucia fiamma;conducono in cemento invece il nero,e pulsa al buio chiara l’acqua dentroai tubi e per l’arsura o che detergaaccanto a dei cunicoli infestanti.li trancia mescolandoli una ruspao li calpesta ignaro chi per casoè sopra poche spanne a questi intrighimessi a dimora da dannati maghi,storte interiora d’urbe senza cura.