Racconti Italiani

RACCONTI ITALIANI ONLINE - RIO - POEMI ITALIANI MODERNI - MARCELLO MOSCHEN - SCRITTORE, POETA ED ARTISTA MODERNO E CONTEMPORANEO


 Papaveri dai campi di grano diserbatii papaveri oracoli di rossoforsennato e d’un soffio paurosi,vederli folti e tanti ad insediarsifra pietre lungo della massicciatae lo sterro rugginoso dei binari.acquartierati profughi reclusireclamano per sé quella stesura;è un treno che sentendosi colposoa ipotesi che alcuni d’essi muoiasi stringe a lato in solo una rotaiae fatto ciclo ciondola confuso.  Terragno  ho io vissuto, e d’altro non capace,da quasi conficcato nel profilodel suolo di rottami del creatocome sa masticando il mio percorso,invece che dall’alto è più opportuno.è vero ho rovinato tatto e vista,paziente intanto addestra mio l’olfattoche affonda giù all’imbasso periscopio,di un po’ del suo sapere priva il ratto.  Paese  battevano alle liti delle sagrei pugni con le nocche sulle facceperché col santo viene un po’ d’infernoche s’incantuccia a fianco dell’acqua santa.al sud i visi erano tagliatiin simili evenienze d’occasioni,in altro distanziare il mio paeseavendo modo di varcare il marerecidono le gole e con l’onore  Specie le oche scongelate poste a fiancocoi colli nudi e i becchi come astucciquasi in preghiera rivolte per la sorteprostrate ma il destino è già assegnato.le guardano da fuori la vetrinadue cani che non sono alimentarie quello che è metà dell’altra è un maschioe cerca d’aggrapparsi o almeno prova,lei gli conficca a sangue i denti ai fianchilui trova la sua pace nell’alcova.  L’impuro  scrollare penne seccheper scuotere l’impuroo il pelo polverosomadido di liquame.come se il levigato della manosia da spulciare intanto lentamente;centrifughi gli schizzidalle barbe e squameed epiteli laschi, peli di troppocaduti e persistenti, melme sui denti mestruisoffiando dagli anfrattii resti ignominosi, le lacrimebavose, perché graffiando forte un incerareper un momento vero occhieggi il cielo raro.  La piuma e tanto batter d’ali per un vololascia cadere una piuma disegnantelungo l’aria il profilo che ha lui solo;fiocco che varia e all’anima sollievose è di un cherubino la reliquia,rabbrivida la luce a farsi gelo,se anticipa un malocchio di malizia.  Rinfusa ci sono nell’armadio sui ripianiscarpe con deformati tacchi obliquie calze dai rammendi o i fori tondi,pattine a cerchi come gli ombelichigiornali a plichi e sparsi anche dei tappi;come se queste fossero le armidi guerre a torte in faccia e senza scuse,e i feretri o i loro decimalisono gli stessi arnesi della pugnache al suono delle trombe giudizialirisorgeranno un giorno coi beati.