Radio Ariel
Alla maggior parte della gente piace leggere la propria scrittura e annusare la puzza dei propri peti (Auden)
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Io e il prof. della tesi, simpaticamente chiamato Pescelesso, abbiamo forti difficoltà di comunicazione. Non ho ancora capito perché, se trattasi di comune deficienza, shining o cos’altro. Il punto è che non ci capiamo. Rebus sic stantibus, io dubito della sua intelligenza, lui – probabilmente – della mia, il che non è per nulla positivo ai fini del mio voto di laurea.
Così, ad esempio, oggi nell’arco di dieci minuti gli ho detto sei volte che non potevo passare in ufficio nel pomeriggio, causa esame.
Tadadada… (musichetta di sottofondo che dovete immaginare: penso che mai inserirò quelle odiose e un po’ pacchiane musichette che sono state poste in apertura di quanti *bip* di blog – immaginarsi anche la parola censurata)
Il rapporto Ariel-Pescelesso
Il suo tono di voce è basso e ha il vizio di mangiarsi le parole, così non capisco mai cosa dice e mi ritrovo a chiedere ogni tre minuti se può ripetere. Ogni tanto faccio finta di capire e annuisco: la verità è che non sento.
Ogni tanto mi chiede se mi ricordo di teorie che ho studiato per un esame del primo anno. Segretamente sostengo che si inventi questi illustri professoroni che dice che ho studiato, la verità è che ho il vuoto assoluto e preferisco crogiolarmi nella mia autoconvinzione. Signorina, si ricorda Lowi, Zimmerman e le tre teorie di Waltz? Di solito rispondo con un No, assumendo l’espressione Faccio finta di pensarci, mentre la nuvoletta topoliniana si chiede quando la smetterà di farmi le domande trabocchetto. Alla mia prima risposta negativa mi chiese quanto avevo preso a quell’esame, facendomi sentire una cacchetta. Una volta, gli ho detto Sì, me lo ricordo, facendo sotto al tavolo gli scongiuri affinché non mi chiedesse teorie&pensieri del professorone di turno. Fortunatamente qualcuno quel giorno guardò giù, ricordandosi della mia esistenza.
I tranelli non si limitano a questo. Lui parla, poi si ferma, mi guarda e aspetta che io continui il discorso con la parola mancante. Mi sento come se fossi dentro alla Settimana Enigmistica, io che non faccio il Bartezzaghi e mi limito al primo cruciverba in copertina. Immancabilmente canno parola. Oggi la parola mancante era città-stato, io gli ho detto stato e lui ha scosso la testa in segno di disapprovazione.
Altro punto dolente. Io chiedo a lui questioni tecniche, tempi, modalità di esame di laurea, etc. lui risponde girandomi la domanda. Oggi mi ha chiesto quanti punti si ottengono con la tesi. Secondo me lo fa solo per farmi dire Non so, umiliando la mia parte saccente. A volte infatti mi chiede lui questioni tecniche, io rispondo negativo, poi lui svela.
Tema fumo. Un giorno l’ho incontrato tra i chiostri dell’università, mentre passeggiavo e fumacchiavo allegramente. Mi ha visto e si è messo quasi a ridere. Un giorno però l’ho sgamato che aveva fumato in ufficio. Buongiorno prof., posso? E vooom, folata di fumo.
Alla fine però mi sta simpatico.
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