PENSIERI SPARSI

TRIBUNALE


Seduta sulla sedia di plastica verde, uguale a quelle di centinaia di sale d'aspetto.Studi medici, dentisti, assicurazioni, sempre le stesse sedie con la seduta rigida, avvitate a gruppi di cinque su un supporto metallico.Mi chiedo quante speranze, quante disperazioni, quante paure e quante vittorie siano passate di qui.Mi chiedo quanti passi lenti, quante corse, quante marce trionfali abbiano visto questi corridoi grigi e asettici.Attendo il mio turno, la chiamata del cancelliere e penso al fatto che dentro quell'aula la vita di molte persone è destinata a cambiare per sempre. Io non lo so se l'imputato sia colpevole o meno, posso solo raccontare la persona che ho conosciuto io, per come si è fatto conoscere. Altro non posso e non voglio, non sta a me. Comunque vada la sua vita è segnata, sporcata, calpestata. Comunque vada, anche la vita dall'accusatrice subisce gli stessi effetti. Da un processo penale nessuno esce indenne e questo pensiero mi opprime. Il mio ruolo è marginale, per mia fortuna, ma mi sento ugualmente giudicata. Faranno attenzione a come sono vestita, al mio tono di voce, al mio eventuale gesticolare. Come se fossi io ad avere sbagliato, come se avessi delle responsabilità. Spero solo che la verità che dirò arrivi chiara e forte. Indipendentemente da tutto, nonostante tutto.