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LA VITA DEL PROFETA MUHAMMAD DI HAMIDULLAH


Quest’atteggiamento produsse un grande cambiamento nel cuore dei pagani. Quando un capo meccano avanzò con il cuore gonfio verso il Profeta, dopo aver udito la notizia dell’amnistia, al fine di dichiarare la sua accettazione dell’Islam, il Profeta gli disse: “Ti nomino governatore della Mecca”. Successivamente il Profeta (pace e benedizioni su di lui), senza lasciare nemmeno un soldato nella città, ritornò a Medina. Immediatamente dopo l’occupazione della Mecca, la città di Ta’if mobilizzò una campagna militare contro il Profeta. Il nemico, anche se con qualche difficoltà, fu disperso nella valle di Hunayn. I musulmani, comunque, preferirono assediare la città ed utilizzare mezzi pacifici per piegare la resistenza di questa regione. Meno di un anno dopo una delegazione da Ta’if giunse a Medina per offrire la propria sottomissione. Gli abitanti di Ta’if chiedevano però in cambio l’esenzione dalla preghiera, dalle tasse e dal servizio militare insieme alla possibilità di indulgere ancora nell’adulterio, nella fornicazione e nell’uso di bevande alcoliche. Arrivarono persino a chiedere di conservare il loro tempio pagano. Chiaramente non vi era nessuna possibilità che le loro richieste fossero accettate e per questo motivo le ritirarono pieni di vergogna. Il Profeta però concesse loro l’esenzione dalle tasse e dal servizio militare e, per quanto concerneva il tempio pagano, disse: “Non c’è bisogno che distruggiate il tempio con le vostre mani. Manderemo noi degli agenti per farlo al vostro posto”. Il comportamento del Profeta mostra quale tipo di concessioni possono essere fatte ai nuovi convertiti. Gli abitanti di Ta’if, comunque, dopo un breve periodo di tempo, rinunciarono a queste concessioni spontaneamente. In tutti questi conflitti, che durarono per un periodo di circa dieci anni, morirono circa duecentocinquanta persone tra i pagani, e le perdite tra i musulmani furono anche minori. Durante questi dieci anni tutti gli abitanti della Penisola Araba e delle regioni dell’Iraq e della Palestina si convertirono all’Islam. Alcuni gruppi cristiani ed ebrei  rimasero fedeli al loro credo e venne loro garantita libertà di coscienza insieme all’autonomia giuridica. Quando, nel decimo anno dopo l’Egira, il Profeta si recò alla Mecca per il Pellegrinaggio, arrivarono nella Città Santa circa centoquarantamila musulmani. Egli parlò loro riassumendo i punti cardine del suo insegnamento: “Credete in un solo Dio; non fatevi nessuna immagine. Trattate tutti i credenti nello stesso modo senza distinzione di razza o di classe e ricordate che la superiorità di un musulmano su un altro si fonda solo sulla pietà, la santità della vita e l’onore. Astenetevi dal prestito ad interesse e dalla vendetta. Trattate bene le vostre donne e distribuite le proprietà dei deceduti tra i parenti di entrambi i sessi. Non lasciate che un’eccessiva ricchezza si accumuli nelle mani di poche persone”. Una volta ritornato a Medina il Profeta (pace e benedizione su di lui) cadde ammalato e poche settimane più tardi morì con la consapevolezza di aver portato a termine il compito che Dio gli aveva affidato. Ha lasciato alla posterità una religione di puro monoteismo; ha creato uno Stato ben disciplinato nel mezzo del caos esistente e ha portato la pace in un luogo piagato dai continui conflitti. Ha creato uno Stato in cui prevaleva la tolleranza in materia religiosa e in cui gli abitanti di fede non musulmana godevano di una completa autonomia giuridica e culturale.