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LA VITA DEL PROFETA MUHAMMAD DI HAMIDULLAH


Dobbiamo comunque ricordare che, a dispetto della loro ostilità verso la sua missione profetica, i pagani continuavano ad avere piena confidenza nella sua probità e non cessarono mai di lasciargli in custodia i propri beni. Prima di partire, infatti, il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) consegnò tutti questi beni ad Alì e lo incaricò di riconsegnarli ai legittimi proprietari. Il Profeta poi lasciò segretamente la Mecca in compagnia del suo amico fidato, Abu Bakr, e dopo aver affrontato diversi pericoli raggiunse Medina sano e salvo. Correva l’anno 622 d.C., il primo del calendario musulmano. Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui), al fine di creare nella città un clima più favorevole per gli immigrati, stabilì una sorta di fratellanza tra di loro e gli abitanti di Medina. Le famiglie legate dal rapporto di fratellanza lavoravano insieme e si aiutavano in tutti i bisogni della vita. Successivamente il Profeta comprese che lo sviluppo dell’uomo può essere raggiunto solo attraverso una stretta relazione tra religione e politica, intese come parti costituenti di un tutto. A questo fine egli radunò i capi dei gruppi musulmani e non musulmani della regione: Arabi, Ebrei e Cristiani invitandoli a fondare a Medina una sorta di Città Stato. Il Profeta, inoltre, scrisse una Costituzione- la prima di questo tipo mai scritta- in cui venivano definiti i diritti e i doveri sia dei cittadini che del Capo di Stato, abolendo in questo modo il costume prevalente della giustizia privata. L’amministrazione della giustizia divenne, infatti, da quel momento in poi, il dovere principale dell’organizzazione centrale dei confederati. Nel documento sono siglati anche principi di difesa e di politica estera ed era riconosciuta anche la libertà religiosa per gli Ebrei e i Cristiani, che godevano degli stessi diritti dei cittadini musulmani. Successivamente il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) viaggiò moltissimo al fine di stringere con le tribù vicine trattati di alleanza e di aiuto reciproco. Con il loro aiuto si decise di iniziare una pressione economica sui pagani della Mecca, che avevano confiscato le proprietà dei musulmani emigrati causando loro gravi perdite economiche. I pagani, esasperati dal blocco delle loro carovane nelle zone limitrofe a Medina,  iniziarono a reagire inviando un ultimatum in cui veniva comandato agli abitanti della città di arrendersi e di espellere Muhammad e i suoi compagni. Dal momento che l’ultimatum ricevette una risposta negativa, pochi mesi dopo nel secondo anno successivo all’Egira i pagani inviarono un potente esercito contro il Profeta, che si scontrò con loro a Badr. Però, anche se il loro esercito era tre volte più numeroso di quello musulmano, tuttavia i pagani furono sconfitti. Successivamente, dopo un anno di pausa, i pagani invasero di nuovo Medina al fine di rifarsi della sconfitta subita a Badr. Ora il loro esercito era quattro volte più numeroso di quello dei musulmani. Però anche questa volta, dopo un sanguinoso scontro a Uhud, l’esercito si ritirò perché l’esito della battaglia appariva incerto e i mercenari, presenti nell’esercito pagano, non volevano rischiare ulteriormente. Nel frattempo gli abitanti ebrei di Medina iniziarono a fomentare una rivolta. Al tempo della vittoria di Badr uno dei loro capi, chiamato Ka‘b ibn al-Ashraf, si recò alla Mecca per offrire la sua alleanza ai pagani e per incitarli ad intraprendere un’altra guerra. Dopo la battaglia di Uhud inoltre la sua tribù complottò per assassinare il Profeta in occasione della sua visita alla loro comunità. Però, anche in seguito ad un tale comportamento, il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) si limitò a chiedere a questa tribù di abbandonare Medina portandosi dietro i propri beni tranne quelli immobili, che furono venduti. La clemenza mostrata dal Profeta, però, ebbe un risultato contrario a quello sperato, perché gli esiliati non solo si allearono con i pagani della Mecca, ma anche con le tribù a Nord, Sud e ad Est di Medina; formarono un esercito e pianificarono un attacco con forze militari quattro volte superiori a quelle presenti ad Uhud. I musulmani si prepararono ad affrontare un assedio e scavarono una grossa trincea per difendersi da questo attacco. Però, sebbene il tradimento degli ebrei rimasti a Medina rese vana la strategia, il Profeta con una sagace diplomazia riuscì a rompere le alleanze e i diversi eserciti si ritirarono