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LA VITA DEL PROFETA MUHAMMAD DI HAMIDULLAH


In Arabia prevaleva l’idolatria e solo pochi gruppi avevano abbracciato il Cristianesimo o il Mazdaismo. Anche se gli abitanti della Mecca possedevano la nozione di un Dio Unico, tuttavia avevano nel tempo cominciato a credere che gli idoli avessero la capacità di intercedere presso di Lui. Però, non credevano né nella Resurrezione e nemmeno in una vita dopo la morte e tutto ciò che avevano conservato dell’antica fede monoteista era il rito del pellegrinaggio alla Ka‘ba, che era stato istituito da Abramo in obbedienza al comando divino. Però i duemila anni, che li separavano da Abramo, avevano trasformato il pellegrinaggio in una festa commerciale e in un’ idolatria senza senso che, incapace di produrre qualche bene, aveva corrotto il comportamento individuale sia dal punto di vista sociale che spirituale.  A dispetto della povertà di risorse naturali, la Mecca era la più sviluppata delle tre città precedentemente menzionate. Ad esempio, solo la Mecca era una Città Stato, governata da un concilio di dieci capi dal potere ereditario, che gestivano le diverse attività della città. Gli abitanti della Mecca inoltre, a causa della fama di ottimi carovanieri, avevano ottenuto il permesso di commerciare con gli imperi vicini, come l’Iran, Bisanzio e l’Abissinia.  Avevano anche stretto delle alleanze con le tribù che abitavano lungo le rotte carovaniere, al fine di potersi dedicare liberamente al commercio. Inoltre, erano soliti scortare gli stranieri quando viaggiavano in territorio arabo.  Nel mezzo di questo ambiente e contingenze storiche nacque nel 570 d.C. il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui). Suo padre, Abdullah, era morto poche settimane prima della sua nascita e, per questo motivo, suo nonno si prese cura di lui. Secondo le usanze dell’epoca, il bambino fu affidato ad una balia beduina, con la quale visse alcuni anni nel deserto. Quando fu riportato a casa, sua madre, Amina, lo condusse dai suoi zii materni a Medina per visitare la tomba di Abdullah. Durante il viaggio di ritorno però il Profeta perse anche la madre, che morì improvvisamente. Nello stesso tempo alla Mecca moriva anche il suo caro nonno. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) subì tutte queste privazioni affettive all’età di otto anni, quando fu affidato alla cura di suo zio Abu Talib, un uomo per natura generoso ma dotato di poveri mezzi, che a stento gli permettevano di prendersi cura della sua famiglia. Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) iniziò così a guadagnarsi da vivere molto giovane come pastore e, quando ebbe dieci anni accompagnò suo zio, che guidava una carovana, in Siria. All’età di venticinque anni Muhammad era diventato famoso per l’integrità e l’onestà del suo carattere. Una ricca vedova, Khadija, lo assunse e gli consegnò delle merci da esportare in Siria. Al ritorno, contenta per l’inusuale profitto e colpita dal fascino personale del Profeta, gli si offrì in matrimonio. A quel tempo Khadija aveva circa quarant’anni, ma, nonostante la differenza di età, l’unione si rivelò molto felice e da essa nacquero cinque figli. Non conosciamo molto delle pratiche religiose del Profeta (pace e benedizioni su di lui) fino a quando raggiunse i trentacinque anni di età, tranne che non adorò mai degli idoli, secondo quanto affermano in maniera unanime tutti i suoi biografi. Si può supporre che nella Mecca vi siano state altre persone, sebbene molto poche, che in cuor loro si erano ribellate alle pratiche pagane, anche se avevano mantenuto la loro fedeltà alla Ka‘ba, intesa come la Casa del Dio Unico, costruita dal Profeta Abramo (pace e benedizioni su di lui). Circa nel 605 d.C i drappi, che ricoprivano le mura esterne della Ka‘ba, presero fuoco. Anche l’edificio fu danneggiato e non fu in grado di reggere all’usura delle piogge stagionali. Successivamente la Ka‘ba fu restaurata e ogni cittadino contribuì secondo i propri mezzi, anche se veniva accettato solo il contributo di coloro che godevano la fama di onestà. Ognuno partecipò ai lavori e il Profeta (pace e benedizioni su di lui), durante il trasporto di alcune pietre, rimase ferito alle spalle. Per indicare il luogo dove iniziava la deambulazione circolare, era stata posta nelle mura della Ka‘ba una pietra nera, che risaliva probabilmente al tempo di Abramo. Ora, gli uomini iniziarono a discutere su chi avrebbe dovuto avere l’onore di porre la pietra nera al suo posto. Quando la discussione cominciò a degenerare e si temeva uno spargimento di sangue, qualcuno suggerì di accettare la decisione della prima persona che fosse arrivata. Accadde che in quel momento apparve proprio il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui), che si era recato lì per lavorare. Egli era conosciuto da tutti con il nome di al-Amin (l’onesto) e ognuno accettò la sua decisione senza discutere. Muhammad (pace e benedizioni su di lui) pose un pezzo di stoffa per terra, vi pose sopra la pietra e chiese agli abitanti delle diverse tribù, che abitavano in città, di sollevare insieme la stoffa. Poi, lui stesso pose la pietra al proprio posto, ossia ad uno degli angoli dell’edificio, e tutti rimasero soddisfatti della sua decisione.