rammendi di carta

festa!


Apro un blog oggi, alla mia tenera età ci provo... spero di migliorare di volta in volta, per adesso è molto elementare come grafica e impostazione... è già tanto che sia riuscita nell'intento! abbiate pazienza, ma sono inchiappata col pc! voglio postare un mini racconto ed una poesia, dedicate a mia madre, domani, seconda domenica di maggio, ricorre la FESTA DELLA MAMMA, ed io la mia la voglio ricordare così: con un racconto che mi faceva spesso, e con me che l'ascoltavo incantata... raccontami, mamma, di quel giorno... e lei raccontava...**foto in cornice di gelo**lenta come la neve, econ lo stesso candore assolutoscendi scale di pietralucidate dal tempo e dalla pioggia recentesposa bambina sei stata, mia madrebianco tulle sui ricci perfettie raso frusciante da ricca signoramani guantate per un giornoa nascondere mani un po’screpolate scarpe nuove coi tacchiche non ci sai camminare sicura,ma quel braccio che stringiè promessa di un tranquillo camminoil sole che splende ed abbagliascalda poco il mattino d’invernoma il tepore di un fuoco già accesoè conforto al futuro di donna bambina.*2 di gennaio del 1949*C'era freddissimo in quel lontano giorno di gennaio, il secondo giorno di un anno appena iniziato, ed era domenica. Domenica come lei di nome, ma nessuno la chiamava così, era rimasta Mimmina, come da piccola. La radio suonava, ad alto volume nella casa di fronte, un nostalgico slow... nel 1919, vestita di voile e di chiffon, io v'ho incontrata non ricordo dove... nel 1919... Sorrise Mimmina, pareva dedicata a lei quella canzone. Era nata nel 1919, ad aprile avrebbe compiuto trent'anni. Per quei tempi e quei luoghi, era un'età in cui si rischiava di finire signorina, ma a lei, stranamente, non faceva paura l'idea. Sentì quasi il fruscio di chiffon, da come aveva la gioia nel cuore quel giorno! E pioveva piano di nuovo, tempo anormale per quei posti di sole! Nessuno dei vecchi ricordava di avere mai avuto un inverno così rigido, freddo e piovoso, in tutta una vita. In un'isola quasi sempre benedetta dal sole, anche nei mesi invernali e dove la pioggia era considerata una benedizione divina, quasi.Ma quell'inverno era diverso dagli altri, il sole stentava a scaldare, intimidito dal freddo inusuale. E non accennava nemmeno a finire il maltempo.Mimmina sostò pensierosa sull'uscio, infagottata nel pesante cappotto di lana bouclè, con in testa una sciarpa , prestata da Annuccia la parrucchiera, che aveva aperto il negozio apposta per lei, nonostante la giornata festiva. E adesso quei riccioli neri splendevano quasi irreali.Col viso accaldato dal casco per capelli, ancora tiepida e profumata di lacca, sostò un poco sulla porta di casa, preoccupata. Guardò il cielo cupo, pieno di nubi grigie che si rincorrevano velocemente, sospinte da una tramontana gelata. Correvano svelte le nuvole, come un giocare a rincorrersi da bambini monelli. In quel cielo di piombo scappavano via, allegramente inseguite dal vento sferzante di ghiaccio. Un sordo rumore di tuono la fece sobbalzare spaventata, di colpo. Era ancora lontano il temporale, forse in un altro paese, ma Mimmina aveva il terrore dei lampi e dei tuoni. Un'antica paura ereditata dalla sua vecchia madrina che spesso le raccontava di tremende tempeste. E che, quando il temporale si avvicinava rombando, la chiamava terrorizzata e la teneva stretta stretta, vicino a se, nell'angolino più nascosto della casa:-Vieni qua, Mimmina gioia mia, non spaventarti, è solo Gesù che vuole scendere in terra, vieni vicino a me che lo aspettiamo!Sorrise al pensiero della madrina ormai morta, un sorriso mesto le sfiorò le labbra e una piccola lacrima calda rotolò giù sul bel viso pensoso. Dolcissima madrina era stata, più una madre e un'amica per lei senza più mamma. Insieme avevano riso e pianto per intere giornate, mentre le insegnava a cucire e a ricamare, istruendola con arte e perizia. Tenendola accanto, come la figlia che non aveva mai avuto. Che aveva desiderato ardentemente, ma la malasorte non le aveva donato, essendo rimasta zitella.Chissà se da quel cielo scuro la stava guardando. Di sicuro sarebbe stata felice per lei, avrebbe riso di gioia sorpresa, e forse, avrebbe pianto contenta come spesso faceva:-Gioia mia, ti sposi davvero? Contenta mi fai, assai... assai! Allora fallo presto, t'aiuto a cucire il vestito da sposa, bello da principessa! Ma sposati presto, che ti voglio vedere...Triste pensare che madrina non ci fosse più per dividere la sua stessa gioia. Fece un grosso sospiro Mimmina, scuotendo la testa di riccioli neri. Una folata di vento la stava spingendo ad entrare dentro casa, dove le braci nella stufa rosseggiavano allegri. Rabbrividì e si strinse ancora più nel cappotto, con un'ultima occhiata a quel cielo pieno di pioggia. Inspirò profondamente il gelo, lo cacciò via, e una buffa nuvoletta bianca le uscì dalla bocca. Era un bacio a sua mamma madrina!Sorrideva adesso Mimmina. Il maltempo non poteva durare in eterno. Forse già domani il sole sarebbe tornato a scaldare timidamente l'inverno. Lo sperava in cuor suo, e la trepida attesa e il freddo pungente le dipingevano le gote di un bel rosso carminio. I rari passanti della viuzza la guardavano curiosi e si fermavano a salutarla festosi, con abbracci caldissimi e con due umidi baci gelati. E scuotevano la testa, perplessi:-Ma... ma, che razza di tempo quest'anno, è cielo di neve, Mimmina! Speriamo, speriamo... magari s'aggiusta un pochino domani... Auguri, figliuzza, che il Signore ti benedica!-E a casa di fretta, che si muore dal freddo. E salutaci a don Salvatore... auguri anche a lui!La comare di fronte, Finuzza, la chiamò con un cenno di mano da dietro i vetri però, senza uscire di casa, avvolta lo stesso nello scialle di lana pesante:-Vieni qua, avvicina... che ti devo dare una cosa per domani. La metti sotto il vestito, che c'è troppo freddo, si gela quest'anno! E' una maglia sottile di lana, la indossai pure io... era inverno, ricordo c'era freddo di neve, quell'anno! Domani la metti sotto il vestito, non si vede nemmeno, ma è calda ed è buon augurio, figliuzza! -E se finisce di piovere, domattina, prometto che scopo la strada, così non ti sporchi il vestito e le scarpe... vattene dentro e non ti preoccupare... di niente!Con le guance ancora più rosse, Mimmina non seppe che dire, forse un leggero imbarazzo le confuse la testa più del giovane cuore. Dolcemente sorrise alla gentile comare, e mettendo la mano nella tasca del paltò, si meravigliò di trovar dei confetti. Ne prese una manciata e glieli allungò timida, con gli occhi bassi, vergognandosi quasi.Corse dentro mia madre, con in mano la candida maglia prestata. E scostando la porta di casa, l'accolse il profumo di legna bruciata, pochi fiori d'inverno in un vaso di coccio, e il velo da sposa, disteso sul letto rifatto con cura.AUGURI MAMMA, ovunque tu sia!