Il mondo

Post n°7 pubblicato il 04 Marzo 2008 da perpattylastella

Questa grandezza a volte ti sconforta, Patty. I deserti senza confini di terre lontane, gli oceani più profondi di chi li sorvola, le foreste senza tempo che i tuoi occhi non hanno mai incontrato.
Questa indipendenza del mondo da te, questa differenza dalla limitatezza delle tue coordinate ti incuriosisce, ma a volte ti lascia come nella tristezza causata da persone che dominano le distanze, ma non gli abissi del proprio animo. Il parlare di viaggi, da parte di molti, di troppi, è un esercizio che non muta lo spirito di chi parte, spesso reso peggiore e abbrutito dal rientro. Non è questo che cerchi. Tu vuoi, dentro di te, una fusione preziosa, segreta, reale con ciò che sai di poter provare, riflettendo le vibrazioni e i ritmi del mondo.
Il freddo. Ghiacciai lontani, esposti all'aggressione insensata dell'uomo ma sempre maestosi nel loro inconcepibile gelo. Dove sono? Troppo remoti? Eppure, il mio avvicinarmi, nel buio, nel silenzio, nella freddezza del mio sguardo sarà per te una promessa. Seguita dal contatto lento e improvviso col cuoio, col ghiaccio, col buio della mia presenza.
Il vento. Come sentire la forza di una bufera che esalti l'inerme tenerezza di alberi prima fioriti? Eppure, l'intensità dei miei sospiri ti guiderà nel sentire, lungo lo svilupparsi del tuo corpo, le coordinate della mia dolce, esigente volontà. Le dovrai rispettare nella donazione del piacere.
Il tuo sole? Sarà nel buio, e lo sai. Potrai mai ritrovarti senza perderti? Solo nascondendo, dentro di te, la fonte del tuo inginocchiarti potrai avere la prova della tua felicità. Vivrai di contrasti. Perchè sentirai il respiro del mondo, in una chiusa stanza, Patty.

 
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Prima della primavera

Post n°6 pubblicato il 03 Marzo 2008 da perpattylastella

Sole. Il primo sole di marzo rende irreale il protrarsi dell'inverno. E Patty è incerta, protesa verso un calore ancora lontano. Memore di un brivido già perso.
Lei resta. La sua nudità, il suono della sua voce sono ancora qui. I suoi occhi di mare continuano a fissare il cielo, protesi verso un alto in cui trovare se stessa, nel susseguirsi di suoni e silenzi.
Ma, all'improvviso, una consolazione. Il lavorio su di lei di occhi attesi, di una voce familiare ma misteriosa. Il liberarla dei suoi vestiti, e il collocarla in un angolo di luce, dove esperimere una maschilità dolce e impietosa. L'esplorare i tratti del suo volto, del suo animo. E le sue curve, con accenni velati, come in carezza piena di sospiri.
Lei torna nel buio, nell'inverno, anche quando fuori c'è il sole.
La sua libertà vivrà di lavori lenti, umili, testimoni della stessa luce apparentemente evitata.

 
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Studiare musica

Post n°5 pubblicato il 02 Marzo 2008 da perpattylastella

Neri e bianchi. Ti sorprendono, Patty, con questa loro successione, i tasti del pianoforte al quale sei seduta, per pochi istanti. Che ti incanta con il lavoro prodotto dal vagare incerto delle tue dita, che ha riempito la stanza della tua rapita solitudine. Quasi ti vergogni di questa tua artistica, inconsapevole espressione. Perchè comprendi che sarai tu, presto, a essere il risultato dell'intreccio fra tenebra e luce.
Neri come la danza delle tue paure, della tua attesa a volte interminabile. Bianchi come la purezza del tuo donarti incondizionato, nella leggerezza del piacere.
Hai già intuito che la melodia è destinata ad essere data dai tuoi sospiri, dal suono umido del tuo corpo, dalla tua aspirazione ad essere presa.
Scoprirai che l'armonia sarà nel modo in cui i miei sguardi uniranno le escursioni delle mie mani sulla tua pelle, nella tua intimità, da possedere con scandalosa dolcezza. Con maschia generosità.
Il suono della tua felicità sarà il mio frugare nel tuo animo, il mio carezzare il tuo volto, il mio demarcare il tuo corpo. Il tema sarà anticipato dalle mie parole severe come carezza nel buio. E vissuto nel mio gestire la tua totalità, nell'assecondare le tue curve rendendole brivido, nel rivendicare la tua oralità come mio spazio personale.
Ascolterai rapita.

 
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Lenta invasione

Post n°4 pubblicato il 02 Marzo 2008 da perpattylastella

Spogliarti. Sarà come parlarti, narrarti di lunghi viaggi che mi hanno forgiato.
Nelle mie mani troverai un porto in cui rifugiarti, onde che accompagnino il tuo aprirti all'abisso da cui farti avvolgere.
Il frusciare delle tue vesti si armonizzerà al meglio con i tuoi crescenti, lenti sospiri, Patty. E nel mio sguardo troverai la curiosità soddisfatta creata da quel tuo abbandonarti, persa. E la promessa che ogni millimetro del tuo corpo sarà foglia nel vento delle mie idee. Con dolce severità ti infonderò il senso dell' appartenenza al mio regno.
A questo pensi, Patty, quando leggi le mie parole. Esamini lo scorrere del tempo. Pianto, ogni volta che non ti senti spogliata di te, arricchita della mia maschilità. Gioia, ogni volta che sai che il tuo sguardo sarà supplica, immagine che attira, come riflesso, il tuo riempirti di me. Dei miei pensieri. Delle Mie esigenze: le tue.

 
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Altezza, profondità. Abbassamento

Post n°3 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da perpattylastella

Un'alta montagna si staglia di fronte a te, con crinali di granito che sembrano parte di un altro mondo, tanta è la loro freddezza e la loro distaccata imponenza.
Sei seduta sulla parte opposta di una stretta valle, e il sole morente non riesce più a evitare che i primi brividi di freddo si arrampichino sulla tua schiena. Hai osservato intensamente quelle rocce, quella forma aguzza, quelle pendenze ineguali. Molto hai immaginato le sensazioni che si provano salendo, assumendoti il peso di rilievi ignoti, che fanno di te una straniera in questo luogo.
Non c'erano specchi con te, ma hai pensato tu stessa allo stupore dei tuoi occhi di mare, nell'assistere a un immobile monologo. E ti vedi, di colpo, fragile. Proprio ora che le prime ombre potrebbero rendere meno evidente quell'universo di crepacci, alberi, gole. Proprio ora che l'imponenza pare nascondersi, ti appare maggiore.
E vivi uno stranissimo viaggio. In pochi istanti ti immagini di nuovo a casa, come per sfuggire a quel luogo che ti rende così sola, incapace di emettere suoni che possano essere uditi, senza perdersi nel vuoto di un abisso. In realtà, scopri che quell'imponenza, quella rude naturalezza ti è sembrata familiare, intima. Qualcosa di così lontano e freddo si è appellato al tuo sentirti donna. Ai tuoi respiri. Ai rilievi dei tuoi seni, morbida miniatura di quella visione.
E ora, vedi la tua stanza.
Ti svegli. Hai sognato. Sei davvero a casa. Ma ti sembra vuota, ora. Come se adesso cercassi una presenza immobile, che ti fissi, e che ti sembri immutabile, insensibile alla contingenza delle tue pulsioni. E alla tua stupita ammirazione. Per scoprire che, con l'oscurità, quella presenza prenderà vita, e ti farà sentire sulla pelle la brezza di un morbido altopiano. Poi i tuoi lenti brividi.
Quell'imponenza scende verso di te, come valanga di passione che ti conosce e ti afferra lentamente, fino a sparire in te.
Solo ora potrai saggiare il tepore del rientro a casa. Potrai sentirti degna di esplorare il rigore superbo di ciò che ti ha fissato, e che pensavi di aver osservato tu. Solo così, sola, saprai di aver percorso un sentiero inesplorato. Da cui non potrai cadere che entrando dentro te stessa. Sentendoti penetrata. Presa. Esplorata. E nutrendo di consolazione la tua discesa a valle. L'imponenza ti abbassa, dunque ti eleva verso la conoscenza.

 
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