ratòrysciacca

Buon Carnevale!


Mia madre iniziava quindici giorni prima a preparare le sue pietanze e i nostri vestiti di Carnevale. Così la nostra mandarda di Via Cappellino diventava una specie di laboratorio sartoriale-gastronomico per quasi due settimane. Cominciavamo con il "giovedì dei parenti" per entrare nel vivo il giorno del giovedì grasso, quando si mangiava tutti insieme il ragu di maiale e salsiccia con i maccheroni fatti in casa. Le canne su cui mia nonna aveva messo a stendere la pasta erano in parallelo con una corda su cui mia madre aveva stirato e steso i nostri vestiti dei carri allegorici degli anni precedenti, nel caso in cui volessimo vestirci in maschera(così trovavamo tutto in ordine e pronto.) Nel pomeriggio di giovedì, dopo pranzo, impastava la pignolata per friggerla calda calda e mescolarla al miele. Più tardi si cominciavano a sentire le musiche diffuse dagli altoparlanti dei minicarri e dei gruppi mascherati. Mi affacciavo per vedere passare tanti giovani in maschera che raggiungevano le loro comitive. I miei ripassavano il copione del carro in salotto, io mi preparavo il materiale per la diretta televisiva che mi avrebbe impegnato da sabato a martedì.Le telefonate si susseguivano continuamente, mentre i nostri occhi erano puntati al cielo(pioverà? non piovera?). Mia madre, intanto, pensava al pranzo dell'indomani e degli altri giorni(da giovedì ci piazzavamo in massa in casa sua e bivaccavamo lì per tutti i giorni di Carnevale). -che dici faccio la pasta a forno, domani?-Sì, mamma, va bene!-ma a li piccididdi ci lu pruvasti lu vistitu novu, fazzi chi ci manca qualchi buttuni,va'. Mettici la magghia di lana sutta, chi fa' friddu. -va bè, mà. Ma i nostro pensieri fissi erano al carro. Chissà se al montaggio veniva bene!Vedremo, domani... Foto del gruppo"lu munnu è un circu" 1984