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Vincenzo Rizzuto "Arturopoli"


Ci sono, nella nostra memoria, come tanti piccoli cassetti, dove , per anni, sono stati riposti ricordi  e situazioni, ambienti e modi di dire, personaggi della nostra infanzia, ma anche dell'adolescenza e della giovinezza. Sono stati lì, per anni, custoditi gelosamente e coccolati; di volta in volta, quando se ne presentava l'occasione li abbiamo presi, ed esibiti, confrontati con quelli degli amici e dei familiari coetanei, con un pudico"ti ricordi?", quasi a non voler confessare a noi stessi, quanti anni erano trascorsi da allora...Il romanzo di Vincenzo Rizzuto "Arturopoli" riesce ad aprire tutti i ripostigli della nostra memoria, con un sorriso che non è nostalgia nè rammarico per il passato, ma compiacimento e complicità con il lettore. Rizzuto sa bene che il mondo di "Arturopoli" è il mondo di ciascuno di noi e che ai suoi Arturo, Carmelo, Sessantasei, Ntonello corrispondono nei nostri ricordi altri con un nome diverso, ma loro gemelli. Rizzuto li esibisce, uno dopo l'altro, in un susseguirsi di situazioni tutte piacevoli e accattivanti, vivaci come bozzetti teatrali o come bassorilievi viventi di una Sicilia che custodiamo gelosamente con la consapevolezza che essa appartiene alla nostra generazione, a una generazione che ha ancora, tra i suoi tanti ideali, quello dei ricordi da accarezzare, non da cancellare.Flavia Verde