ratòrysciacca

"Pane e panelle " di Domenico Garaffa


Premio Internazionale Letterario e Artistico Nat ScammaccaI edizione - Sezione A pane e panelle   tutte le mattine nel suo proscenio,crocevia corso Tukory - via del Vesproil caro vecchio Panellarometteva in scena la propria arte e con voce arriatata abbanniava: accattativi i panelle!   roca     gridava:        compratevi le panelle! il giovane mulo trainava a fatica quel carretto.allestito a chiosco: era un'esplosione di coloricon le caratterizzazioni di gesta cavallereschein stile e in onore agli storici carretti siciliani.addobbato a miglior festacoperto da bardature ornate con placche di cuoioe chiodi dorati, faceva ammirare sulla testa un gran pennacchioe, un secondo ancora più esuberante, a metà schiena,entrambi  rigorosamente di colore giallo e rosso.a vederlo sulla strada sembrava un rebus che cammina *   per l'elevato valore di elementi decorativi custoditi. mi  recavo dal  panellaro ...e avevo fame.Fame di pane:   vita e morte;       cultura di albe e tramonti;          donne che generano, uomini che ti amano e poi ti odiano          donne che ti odiano e poi ti amano;             viaggi  intrapresi e sognati;                 libri letti e riletti, commentati e contestati, persi e ritrovati come gli                   amici con i quali ridi e piangi e scappi e ritorni e ripiangi.                           ...e avevo fame.  Fame di panelle:   sesso praticato e soprattutto parlato, decantato, amplificato, esagerato;       musica in concerti di piazza e canti in cortili di chiese;          primi giorni di scuola, ultimi giorni di scuola;             file interminabili alle mense aziendali, universitarie, Caritas;                                 materia data, non data, esami rinviarti, esami finiti? esami infiniti;                  scioperi fatti e subiti;                     liti e pianti e sorrisi e pace a ancora liti e ancora pace;                        teatro di ogni giorno tra applausi e fischi.  è passato il tempo che doveva passaree se penso a quel profumo di farina di cecirivedo tutti quei finimenti coloratii volti che popolavano quelle strade e abitavano quelle oretrascorse, attraversate, rincorse e superateper conquistare l'essenza del mondo.eravamo tutti affamati di un qualcosa:affamati  d'emozioni, d'incontri dolci e di dolcezze;affamati di sogni d'amore e mostri da fiaba;affamati di idee per riempire spazi;affamati d'acqua;affamati di sete.    così dopo anni girando, come un turista, tra la tomba di Stupor MundiPiazza della Vergona e giù verso l'Orto Botanicol'angolo più meraviglioso di questa terra, **per poi risalire da Ballarò, succede chemi ritrovo davantial figlio del Panellarocol vecchio muloal crocevia di via del Vesproanche lui, oggi, con voce   arriatata  abbannia: pane e panelli  ca  fanno i figghi belli   roca       grida:         pane e panelle che fanno i figli  belli e mi accorgo di essere sì, cresciuto, ma ancora affamato.affamato  di panee di panelle.   *  così definì il carretto siciliano Guy de Maupassant  nella primavera del 1885**così definì l'Orto Botanico Goethe durante il suo soggiorno a Palermo nel 1787    Panelle : frittelle di farina di ceci.Abbanniari: gridare la merce che si vuole vendere. Annunciare un bando                    dal gotico 'bandwian', dare un segnale.                       Con questa poesia il nostro concittadino Domenico Garaffa si è classificato terzo al Premio "Nat Scammacca" 2014. Nella foto: Salvatore Di Marca,Domenico Garaffa, la signora Scammacca, Antonietta Garaffa.Congratulazioni vivissime!