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Il pane


"Carnem levare" è una delle funzioni delle ceneri. Dopo i prelibati "maccarruna cu sucu", la sasizza, e tante altre specialità a base di carne, la quaresima impone un periodo di digiuno e di rinuncia.Ed è in questo periodo in cui il pane assume un'importanza particolare .Infatti, oltre ad essere un semplice alimento, costituisce un inseparabile rapporto tra  l'uomo e la natura, tra gli uomini stessi e tra l'umano e il sovraumano.Oltre a nutrire, diventa un punto fisso nel sistema sociale: assume il valore di offerta, di dono, di ex-voto, di talismano e rappresenta la solidarietà e l'aggregazione.Il pane non è solo  un composto di farina, lievito, sale e acqua. In questo composto prima e durante l'impasto, e nel momento della cottura c'è  l'aggiunta di magia,  religione,  riti . Sono gesti, atti e parole che accompagnano i vari momenti della esecuzione, dall'impasto alla cottura. Il modo di procedere all'impasto e le mute preghiere che si recitano, ritualizzano l'intero procedimento. E non è da trascurare un esempio perfetto dell'arte di cesellare la pasta.E' un rito anche il procurarsi il criscenti (lievito) per lavorare la pasta, che rafforza le relazioni sociali, basate nella reciprocità del culto e nella reciprocità dei prestiti.La sua funzione oltre che nutritiva diventa anche di propiziazione.La festa di San Giuseppe ne è l'esempio più rilevante. La grande varietà di pani simbolici, tramanda gli antichi rituali delle famiglie dei contadini, che erigevano gli altari, adornandoli con tutte le primizie, per propiziarsi raccolti abbondanti.Il pane votivo non si è mai fatto e non si fa per mestiere ma solo per  radicata tradizione.Certamente col passare del tempo sono scomparsi o si sono modificate alcune abitudini o si è perduto anche il significato di alcune forme di pane, ma fortunatamente in molti centri della nostra Isola alcune tradizioni si coltivano ancora.E così per la Pasqua, u pani cu l'ova o cannileri, viene rappresentato con forma di bambole, animali, mostri, oggetti, tutti caratterizzati dalla presenza nel loro interno di uno o più uova sode, a volte colorate.Era, e forse lo è ancora, costume a Favara che le giovani fidanzate per il Sabato Santo donassero ai suoceri, una grande testa raffigurante il Nazzareno, fatto con le loro stesse mani.Per la festa di San Martino  i muffuletta , forme di pane tondeggiante conditi con olio formaggio, pepe e sale, da mangiarsi appena sfornati  per berci  il vinello,  nuovo vino.Per San Nicola i panuzzi, tre piccoli panetti di forma rotonda legati fra loro, che rappresentano la trinità, e che durante la cottura si aprono a spicchi. Benedetti in chiesta e distribuiti ai presenti, si conservano in casa, perché per credenza popolare allontanano tempeste e calamità naturali.Così come "l'occhi di Santa Lucia", piccoli pani formati da due spirali che riproducono gli occhi.E così anche li vastunedda di Santu Mauro e li minnuzzi di Sant'Agata. I primi servono a guarire i reumatismi o l'artrosi, le seconde preservano le donne dalle malattie al seno.Per San Biagio, protettore dei mali alla gola, si fanno i panuzzi, i cuddureddi, i miliddi, i cannaruzzeddi. Per lo stesso Santo a Salemi si fanno i cavadduzzi, per ricordare il miracolo che fece il Santo che liberò il paese dall'invasione delle cavallette.Nel Trapanese per la tridicina di Sant'Antoniu, nei primi tredici giorni di giugno, si fa un panuzzu rotondo di circa 100 gr, a volte ricoperto di sesamo, che viene portato in chiesa dove si fa benedire e si distribuisce ai presenti.La cuddura viene realizzata per San Paolo guaritore dai morsi velenosi. E' una grande ciambella decorata a rilievo con serpenti e abbellita con un nastro rosso.A Vita, il giorno dell'Ascensione, si fanno i cucciddati di carrozza, di forma rotonda e decorati ad intaglio.Per San Calogero, ad Agrigento, a scioglimento di un voto, si offrono pani a forma di testa, braccia, mani.L'elenco di carattere  rituale o devozionale potrebbe continuare. Fortunatamente  alcune testimonianze di religiosità popolare ce li conservano ancora come documenti di arte e tradizione.Angelo Leonardo