Creato da flaverd il 08/04/2010 |
ratòrysciacca
"L' Italia, senza la Sicilia, non lascia alcuna immagine nell' anima: qui è la chiave di tutto". Goethe
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La vigilia della festa dell'Ascensione, in Via Cannella era festa grande. Si dovevano preparare "I Pupi di sceusa" da bruciare la sera.Mio nonno Nino dirigeva i preparativi. Le vicine portavano abiti vecchi, scarpe, coppole che venivano selezionati accuratamente per fare i pupi, riempiti di paglia e messi seduti davanti a un tavolino con piatti poveri improvvisati.Lu pupu e la pupa erano messi abbracciati per un rituale che oggi può sapere di crudeltà(visto che sarebbero finiti bruciati).Ma noi ragazzi andavamo intorno a quel tavolino festosi e felici, mentre gli adulti si riunivano per partecipare ai giochi tradizionali in onore della Santa Sceusa. La corsa con i sacchi vedeva protagonisti i giovanotti più avvenenti; mentre per noi c'era il gioco delle quartare e il gioco della padella. Una corda stesa orizzontalmente davanti alla casa dei Costameno mostrava appese delle brocche piene di acqua, sabbia, cenere. I partecipanti alla gara venivano bendati e gli veniva messo in mano un bastone con il quale dovevano tentare di percuotere( e quindi rompere le quartare appese alla corda.) Al primo tentativo andato a vuoto, le nostre risate riempivano il quartiere di San Michele; poi battevamo le mani appena la brocca finiva in mille pezzi, riversando il suo contenuto sul malcapitato che l'aveva colpita. Per il gioco della padella. Cussidda Babbalucia prendeva la padella più vecchia e più affumicata che aveva; Vicenzu Failla la appendeva a una corda dopo avervi appiccicato una grossa moneta al centro. I picciotti scatenati facevano a gara per staccare la moneta dalla padella,imbrattandosi fino all'inverosimile di fuliggine, tra le risate dei vicini. Ma al tramonto del sole, i pupi dovevano essere bruciati. Così, venivano messi al centro della via e gli si dava fuoco. Tutti gridavamo" Evviva la Santa Sceusa!" e aspettavamo che il fuoco diminuisse di intensità per saltare sulle braci rimaste del falò. Qualcuno rischiava pure di bruciacchiarsi le scarpe, ma il tutto era un tripudio di grida di gioia e spensieratezza.
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PERCHÈ RATÒRY?
Ratorio è un termine dialettale da noi italianizzato. Indica oggetti o persone che, per essere antiquati o inutili, vanno collocati in soffitta. Facendo la dovuta autoironia, abbiamo scelto di definirci così (la y finale dà tono al termine stesso). Non ci rassegniamo, tuttavia, a rimanere relegati in soffitta, anzi... Questo blog ci da la possibilità di far conoscere la nostra cittadina, Sciacca (Ag), i suoi artisti, i suoi monumenti, la gastronomia,le tradizioni popolari, i pregi e i difetti di una collettività che sta irrimediabilmente perdendo la sua identità.Al recupero di tale identità e al suo mantenimento mi auguro che collaborino tutti i miei amici ratory di Sciacca!
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