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Considerazioni militanti 2 mesi dopo il voto


Nonostante il nostro impegno la lista che abbiamo appoggiato (PRC – PdCI) non ha superato il quorum del 4%. Possiamo dispiacerci, strapparci i capelli, lamentarci per la mancata alleanza con altre forze della sinistra o per le inutili, dannose e continue scissioni.Però dobbiamo essere realisti e muoverci considerando due aspetti fondamentali: da una parte prendere atto dei nostri errori pubblicamente; dall’altro osservare attentamente la realtà.Per quanto concerne il primo punto riconoscere i nostri errori significa innanzitutto prendere atto della nostra profonda “diversità” dalle altre forze politiche parlamentari e di conseguenza l’incompatibilità nel governare con forze politiche che operano per mantenere lo status quo, che foraggiano il Capitale (banche & imprese) attraverso politiche dannose per i lavoratori, per l’ambiente e per le popolazioni del Terzo Mondo. Il nostro essere anticapitalisti dovrebbe impedirci di stringere alleanze (se non in contesti particolarissimi) con forze liberali come l’Italia dei Valori o il PD (per quanto riguarda quest’ultimo anche per essere venuto meno in molti casi alla “questione morale”). Per quanto riguarda l’altro punto (osservare la realtà) penso ci sia nulla di nuovo sotto il sole. L’Italia per innumerevoli ragioni è sempre stata un Paese di destra. Stupirsi di questo a pare mio sarebbe già un errore. Il punto è che questa destra (questa nauseabonda miscellanea di mafia-P2-neofascismo verde) è completamente diversa dalla destra tradizionale (conservatrice e liberale). L’aria che si respira è quella di un fascismo latente, di un berlusconismo esasperato, di un omologazione che sta colpendo molti, troppi giovani, anche di sinistra; la paura di dire “No, io non la penso così”.L’accettazione di questa situazione da parte della maggioranza degli italiani è tanto più grave quanto più inconsapevole. I diritti fondamentali (quelli sanciti dalla nostra Costituzione) vengono scavalcati quotidianamente senza che l’opinione pubblica si mobiliti attivamente. Perché questo?Parlare di coscienza di classe oggi provocherebbe fastidio a molti (anche a chi è stato comunista): ma secondo me è proprio qua che siamo stati culturalmente sconfitti. Se prima c’era una sorta di orgoglio di classe, di fiero antagonismo al potere borghese da parte della classi subalterne, ora pare ci sia una sorta di volontà di emulazione, un “volere essere come loro” (conformismo?). Insomma, nonostante gli squilibri di reddito permangano (e forse addirittura si moltiplichino) manca da parte delle classi lavoratrici una volontà di cambiamento radicale. Ed anzi si spera di potere essere un giorno come “loro” e di potere godere allo stesso modo degli stessi privilegi. Detto in parole povere, la società del benessere ha reso tutti più individualisti, più egoisti ed ha appiattito i nostri orizzonti culturali. Ed è per questo che abbiamo l’obbligo (umano prima che politico) di invertire la rotta.Come possiamo dunque lavorare per opporci a questo stato di cose?Innanzitutto non possiamo permetterci il lusso di sperare che siano altri a risollevare le sorti di un sistema di valori che è entrato in coma (ma non è ancora morto!). Parafrasando l’“Ode alla vita” di Pablo Neruda mi permetto di dire che l’essere comunisti richiede uno sforzo maggiore che il semplice fatto di votare.  Dobbiamo impegnarci ad essere la prova concreta che l’Utopia è possibile. Uno dei modi può essere quello di praticare stili di vita alternativi  a quelli che il consumismo ci impone. E poi ognuno di noi deve “fare politica” nei luoghi dove si svolge la propria vita quotidiana: scuola, università, associazioni, fabbriche. È necessario ora come non mai l’impegno di tutti.Continuiamo a crederci!