DUE DI DUE

IL FASCIOCOMUNISTA - ANTONIO PENNACCHI


E' il 1962 e "Accio" ha 12 anni. E' in seminario - sognava di fare il missionario - ma ora s'è stufato e vuole tornare a casa, a Latina. Lì, però, non lo accolgono troppo volentieri: sette tra fratelli e sorelle, più un padre operaio e madre in crisi di nervi. E allora scappa da casa, non va più a scuola, s'iscrive al MSI. Gira con la catena sotto l'impermeabile, entra ed esce dalla questura, lo espellono dall'MSI, entra nel Movimento Studentesco, diventa maoista...***è il primo libro che leggo di Antonio Pennacchi e mi ha sorpreso per quanto è bello, scorrevole, divertente, violento, ideologico...in alcune pagine mi ha addirittura ricordato alcune righe del romanzo DUE DI DUE di Andrea De Carlo (mi riferisco agli scontri tra fascisti e comunisti)...Antonio Pennacchi comunque in questo libro ha fatto solo metà del suo dovere (riprendendo la frase che amava dire sempre la madre di Accio Benassi)...oggi è in uscita al cinema anche il film tratto da questo libro, si chiama "MIO FRATELLO E' FIGLIO UNICO" (il titolo di una canzone di Rino Gaetano) e tra gli attori ci sono Elio Germano e Riccardo Scamarcio...l'inizio del libro:A un certo punto mi sono stufato di stare in collegio. Son andato da padre Cavalli e gliel'ho detto: "Io non mi voglio più fare prete, voglio tornare nel mondo"."Il mondo?""Voglio tornare a vedere come è fatto."Lui non voleva crederci. Ha insistito in ogni modo: "Ma la tua m'era sembrata una vocazione profonda. Ripensiamoci, magari è una crisi che ti passa. Chiediamo consiglio al Signore, aspettiamo".Io niente. M'ero stufato e basta...alcune citazioni:...Tutti mi volevano bene. Solo a pallone non mi voleva nessuno. Quando si facevano le squadre i capitani - i migliori - sceglievano gli altri a turno, uno alla volta, e io restavo sempre per ultimo: non mi voleva nessuno, nemmeno regalato. A dire il vero restava pure Panzini, quello di Siena, e alla fine ci dovevano prendere solo perchè glielo ordinava padre Tosi. Ma non ci volevano proprio. Il più delle volte, poi, Panzini nemmeno voleva giocare, non gli piaceva. Allora io restavo dispari, ma volevo giocare per forza - a volte, a occhi aperti, sognavo di diventare più bravo di loro e scartarli tutti, ma non m'è mai riuscito - e alla fine facevano la conta per chi dovesse prendermi e quello a cui toccavo protestava e voleva rifare: "Hai contato male". Mi mettevano sempre a fare il terzino: "Non ti muovere da lì" mi ordinavano, "e se arriva qualcuno con la palla buttalo per terra". L'arbitro era padre Tosi e una volta che Donati fece una brutta entrata a metà campo - giuro che era proprio metà campo - fischiò rigore. "Ma non si può fare, padre" strillava Donati. "Come non si può fare?" diceva padre Tosi. "Io lo faccio". "Ma non si può fare" insisteva quello, "lei mi può espellere ma non può dare rigore.""Rigore!" continuava padre Tosi. "E poi ti espello pure." E Donati si mise a piangere. Accucciato a ridosso della rete di recinzione, con la testa in mezzo alle gambe. E non piangeva per l'espulsione, era un pianto contro il sovvertimento delle regole: "Non può dare rigore" continuava a dire in mezzo alle lacrime. Chi glielo avrebbe detto che vent'anni dopo la Juve, con Boniek, ci vinceva una Coppa dei Campioni all'Heysel, per un rigore a metà campo? Donati starà a piangere ancora adesso...***...A Gennaio - oltre al fatto che avevo compiuto diciotto anni - m'era pure finalmente arrivata la lettera di convocazione per l'assise della commissione nazionale di disciplina del Msi, che doveva esaminare il mio ricorso contro il provvedimento d'espulsione. L'avevo aspettata per mesi, non vedevo l'ora che arrivasse. Ma quando è arrivata non ci sono andato. Fino al giorno prima m'ero fatto il piano di difesa: "Gli dico questo, gli dico quest'altro". Ma quando all'improvviso è arrivato - era un venerdì - il sole splendeva e allora mi sono detto: "Quando la rifà una giornata così? Meglio che vado a Milano". Non lo so che era successo, so solo che quando sono arrivato su, da Francesca, le ho detto: "Non sono più fascista".Lei era tutta contenta: "Sei diventato comunista?""No, anarchico.""E' già qualche cosa."...