Appuntanate

Post N° 227


Io sono un collezionista. Sempre stato, nell'animo. Mi piacciono le cose che mi piacciono. Io so cosa è bello, in ciò che colleziono, e so perché è bello, e lo ammiro, e lo rispetto. Io so quel che mi piace, e mi piace quel che so.Io colleziono dischi. In senso generale, una passione come un'altra. Dal mio punto di vista, è qualcosa che mi dà il senso di ciò che sono.Mi piace collezionare dischi, cd, ma anche in vinile.E dei dischi, mi piacciono in modo particolare le confezioni, la veste grafica; l'artwork, come si chiama.Sempre piaciuto. Sin da quando, ragazzetto, mi eccitava l'attesa di scartabellare negli scaffali, trovare e soppesare gli album, col gusto di scegliere, per poi provare quel senso di possesso, stringendo tra le mani il disco, sapendo che, una volta a casa, me ne sarei riempito gli occhi (e le orecchie, chiaro) a lungo, tanto che quel disco sarebbe diventato parte di me.Ed è così che è sempre avvenuto, è così che è ancora.C'è un senso di malinconia, in questa passione: ciò che avresti voluto diventare, ciò che sei diventato, ciò che vuoi continuare ad essere.Ed è per questo che continuo a comperare dischi, nelle varie nuove edizioni, e soprattutto nelle edizioni ormai 'storiche'. Del resto, internet offre la possibilità di avere su vasta scala e a prezzi davvero modici ciò che un tempo sarebbe stato un raro e prezioso tesoro: le prime edizioni inglesi dei vinili degli anni '70. Un tempo sarebbe stato il più incredibile e proibito dei sogni. In sé sembra e forse è una delle tante follie che colorano il nostro tempo, spendere 15 euro per acquistare per la settima o ottava volta lo stesso disco.Ma quando lo cerchi, e immancabilmente lo trovi, la magia si ripete, e si rinnova. Riecco il ragazzetto in azione, riecco ciò che è stato che torna ad essere; riecco il gusto per l'osservazione del dettaglio, riecco il piacere della cosa bella.Ci sono dischi che ho acquistato anche otto o nove volte - in edizioni e formati diversi, ma ultimamente sempre nello stesso: la prima stampa inglese.Perché era inglese il mio orizzonte: stava lì il mio immaginario, in quella manciata di anni...E così ci sono dischi che possiedo in quattro o cinque copie, alcune delle quali uguali tra loro. Che poi uguali non sono mai, perché nessuna copia è uguale all'altra: gli anni han segnato anche loro, le han caratterizzate. E raccontano gli anni passati, misurano una distanza nel momento in cui, reggendole in mano con la stessa passione e guardandole con gli stessi occhi, l'annulla.C'è un senso di profondo rispetto, credo, in tutto questo, una vera pietas, che è poi ciò che caratterizza e distingue il collezionista autentico; la pietas verso le cose. Il prendersi cura di esse, direbbe uno che se ne intende, che è però innanzitutto e perlopiù il prendersi cura di se stessi.Sono belli, i vecchi vinili. Sono belli oggettivamente, voglio dire. E sono belli per ciò che raccontano, se hai voglia di ascoltarli. Ed io ho bisogno di starli a sentire. Come un bambino ha bisogno di sentirsi raccontare sempre la stessa storia, per esser sicuro che sì, tutto è a posto.E allora mettersi in casa la decima e l'undicesima copia di Tubular Bells, acquistate contemporaneamente, ha un senso che va molto al di là del banale senso comune. Perché Tubular Bells è stato il terzo LP che mi sono comperato in vita mia, e quello che più di ogni altro è diventato il mio disco. Un senso che non sta nel disporre le varie copie, allinearle, o guardarle insieme, ma nell'averle trovate, valutate, soppesate, una per una, e poi prese e tenute strette. Come un tempo.Come un tempo...Perché io sono un collezionista, io so riconoscere cosa è bello, e perché è bello, e lo rispetto e lo ammiro. Perché so quel che mi piace, e mi piace quel che so.