Cinema e Libri

Marcovaldo di Italo Calvino


Ciao, questa recensione non mia ma di Giusi D'Urso (vai su www.giusidurso.com per vedere il suo sito). Ringraziandola ancora per avre trovato il tempo di scrivere questa recensione la pubblico volentieri! Molti di noi lo hanno letto a scuola. Si tratta di un libro di poco più di cento pagine, scritto in un italiano gradevolissimo e scorrevole: la scrittura “leggera” di Calvino.  Marcovaldo è un ometto che vive in città e fa l’operaio. Tutto ciò che si porta dietro è l’amore e la sensibilità per la natura, sentimenti ovviamente frustrati dalla vita in una grande città del nord Italia. Aveva questo Marcovaldo un occhio poco adatto alla vita di città: cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti, per studiati che fossero a colpire l’attenzione, mai fermavano il suo sguardo che pareva scorrere sulle sabbie del deserto. Invece, una foglia che ingiallisse su un ramo, una piuma che si impigliasse ad una tegola, non gli sfuggivano mai: non c’era tafano sul dorso di un cavallo, pertugio di tarlo in una tavola, buccia di fico spiaccicata sul marciapiede che Marcovaldo non notasse, e non facesse oggetto di ragionamento, scoprendo i mutamenti di stagione, i desideri del suo animo, e le miserie della sua esistenza. È questa, secondo me, la frase che riassume la natura di quest’uomo: l’antieroe per eccellenza, un uomo semplice che non riesce a concepire la vita se non attraverso i segni della natura, quali l’avvicendarsi delle stagioni, le variazioni climatiche, il mutamento dei colori nelle aiuole. Segni, quelli osservati da Marcovaldo, molto difficili da percepire e interpretare in una grande città del nord, di cui non si fa mai il nome. È un uomo di una semplicità commovente che, come quella di un bambino, lascia il lettore adulto disarmato, il bambino invece divertito. È un libro che fa bene al cuore, che va letto e raccontato. Una favola sempre attuale e tenera, una serie di racconti esilaranti ma profondi, che ci lasciano l’agio di riflettere sull’incommensurabile valore delle cose semplici. Giusi D’Urso