Creato da shadowlight_c il 28/09/2006

refoli™

ciò che non voglio sia imposto all'attenzione..

 

 

lettera di un finto musicista sordo ad una bimba scura che fugge..

Post n°1 pubblicato il 28 Settembre 2006 da shadowlight_c
 

 

                                      

   madworld_gary lules

 

...

#per chi ha freddo.
che poi non so perché,ma a me capita sempre di avere freddo.
a voi non succede mai?#

... .. ..

dove vai,piccola bambina triste…raccogli un paio di attimi sotto le labbra e resta un po’ ferma qui,almeno per oggi,almeno per ora.
tieniti stretta a te e vedi di non dimenticarti / hai gli occhi troppo neri..e persi. e dovresti saperlo
[si,tu dovresti saperlo]
che,degli occhi simili,il mondo non li rispetta.
li invidia,ma non li rispetta.
e prima di cominciare a parlarti,vorrei che ciò che dico fosse musica,tutta la musica che non potrai mai avere e che non potrò mai darti.
prima di cominciare a parlare vorrei spiegarti che,se infili il naso nel cielo,riesci a sentirla la musica / la mia musica. e non serve che scappi,l’ho infilata nelle trame dell’aria, dove non c’è bisogno di sentire / dove se ti taglia la pelle non fa male.
ti ho visto le labbra ieri e c’era il buio dentro…il buio di tutte le notti che bruci.
e lo so che sei sempre stata brava a fuggire,ma per stanotte trova un posto caldo lontano da lì e resta.
mi piace immaginare l’aria che,per una volta,non ti attraversa mentre corri.
volevo dirti…volevo ricordarti la notte in cui ho deciso di morire / perché la mia musica infondo è muta,perché tu qui non esisti e non sei mai esistita alla fine.
io avevo perso la testa per te,avevo perso la testa per il mondo…ma qualcuno dice che ci sia una possibilità su cento di amare riamati,ed al mondo non sono mai andato troppo a genio.
e tu…tu ormai non sai neanche che esisto,perché il mio silenzio ti ha resa abile a dimenticare / e neanche lo sapevi,forse,mentre mi davi musica che non potevo sentire /
mentre mi attraversavi la notte /
proprio quella notte lì.
quella.
in cui.
avevo deciso.
di morire.
...
parlavi piano,ed eri incuriosita dal fatto che avessi in mano quel pianoforte tascabile…uno di quelli che quando premi un tasto non esce alcun suono.
- suonami qualcosa -
- che preferisci? –
- …una musica che racconti di come qualcuno può essere lontano

- ma non si sente niente! -
- è perché tu stai ascoltando con le orecchie –
- ah,e perché…come dovrei fare,scusa?
- la mia musica si sente col naso…con la punta delle dita. e se proprio non ce la fai puoi usare anche le labbra e la punta dei capelli.
la cosa importante è che,in realtà,la mia musica non è musica,ma odore.

e mi ricordo,di come piangesti in un angolo del viso…perché non volevi farti vedere,ma neanche potevi scappare.
per una volta,nella tua vita,non sapevi scappare.
ti ho visto poi,molte notti dopo,mentre camminavi ossessiva per le strade.
cercavi di andare via,hai sempre cercato di andare via / e tutta la vita l’avevi passata a provarci / a correre fino a perdere le suole delle scarpe,girando in tondo con l’illusione di percorrere un rettilineo che ad un certo punto,finalmente,ci porta lontano.
ed io invece,ho passato le mie ore migliori qui,a sussurrare respiri per non svegliare chi di notte ancora dorme / e di giorno non si nasconde /
e non vive di musica muta che s’infila nei muri prima ancora che io la senta.
tu per strada,ed io col naso infilato tra la parete ed il letto,a cercare quel caldo che non c’è stato mai /
tu per strada a bucare il freddo con gli occhi,a lavare via tutta la lontananza che ti porti addosso,ed io a letto con le dita che premono sulla pelle,insensibili ormai,insensibili e gelide e perse….nel buio.
tu per strada,correndo,che ti strusci scappando contro le spalle della notte /
ed io in un angolo,nel letto,a cercare un abbraccio che non avrò e che poi alla fine immagino nel buio,nelle mie dita,nelle ciglia,nelle lenzuola.
avevamo lacrime,nascoste nel palmo delle mani…
io non so come,alla fine,è capitato che io incrociassi la tua notte.
però avevamo lacrime e forse,a pensarci bene,è stato quello.

e sembravi sempre sul punto di dirlo.
lo sentivo quasi colare dalle tue labbra,quel sussurro.
“ti prego,portami in un luogo dove non c’è più sole…ed il mondo piove,piove,piove,fino a farsi scoppiare il cielo tra le dita..”.
ma non parlavi ed io invece vorrei che tu mi gettassi addosso il tuo nero,e che mi abbracciassi,e che ti lasciassi abbracciare / e che per un attimo vi fosse protezione,finalmente,e cura,e musica muta nell’aria,voglia di essere lì,proprio lì ed in nessun altro posto,voglia di non morire più,non ancora,non adesso.
avrei voluto che fossimo
“al mondo solo io e te,ragazza triste..”
avrebbe potuto essere così.
avrebbe potuto.
avrebbe.
appunto.

ma noi la conosciamo troppo bene la notte.
perché ci abbiamo provato ad uscirne,ma non ce la sentivamo proprio di restarecene lì fuori,con tutti quegli occhi puntati addosso e il sole sulla fronte come un ago.
noi la conosciamo bene la notte,lo sappiamo che è un po’ come la vita.
…pensi che dentro ci puoi trovare di tutto,poi arriva qualcosa alle cinque di mattina,che la vita te la porta via.
e tu…infondo lo sapevo chi eri.
lo sapevo che laggiù,buia e fragile,un po’ eri la vita,e che per questo,prima o poi,ti avrebbero portato via.

alle cinque di mattina non è ancora l’alba.
forse è per quello che successe allora.
la notte si accorse di avermi / si rese conto di avere ancora tempo.
e di quel momento,la prima cosa che mi ricordo è la stanchezza /
di quelle che ti afferrano i respiri,s’infilano nelle dita,ti riportano in bocca tutto il freddo che hai addosso,e tutta la vita che cerchi,tutto il vuoto che mangi.
ed aspetti un qualcosa per poterlo raccontare,lì,sull’orlo dell’alba..
perché non è sonno,ma”stanchezza”,capisci?
è come non avere forze nell’anima.
e allora devi raccontarlo,ricordarlo dentro un po’ d’inchiostro perché solo così si può dimenticare.
la stanchezza infinita di vederti scappare.
è la prima cosa che ricordo,la prima.
poi ci sei tu che entri fragile nella mia notte e senza saperlo al distruggi /la fai vivere / la fai nascere.
ed io,che finalmente avevo deciso di morire,ora non so più che fare.
e mentre tu sei lì che parli,vorrei baciarti le ciglia con le dita…così,perché voglio che quello che senti di me sia come un respiro.
voglio che senti un po’ del mio odore mentre mi dimentichi.
io sono quello che finge di vendere musica muta…e tu non lo sai,ma quella te la porti dentro per sempre.
io sono quello che finge di vendere musica muta…e l’altra cosa che ricordo è il silenzio /
un silenzio così forte,che mi voltai per cercarlo e tu non c’eri più.
io non ti guardavo mai molto negli occhi…ed il motivo è che ne avevo una paura fottuta.
di te. di tutto quello che eri.
non ti guardavo mai troppo negli occhi,e per questo non ti ho visto quando sei andata via.
per questo,forse,anche tu non mi hai visto mai.

[ e vorrei le tue dita,piccola bambina triste / le vorrei di notte mentre annuso le vibrazioni della musica,e distillo i miei passi tra iperboli e curve..perchè angoli e rettilinei non hanno mai fatto per me,lo sai.
vorrei le tue dita alle sei di mattina,le tue dita nelle mie lacrime / le tue dita quando devo nascondermi…
vorrei che tu ti dimenticassi di me ma non del mio odore…quello no,sarebbe giusto che rimanesse lì,in sincronia col tuo.
sarebbe esatto
esatto,capisci?? ]

forse hai corso andando via,non lo so. e la verità è che me lo sono sempre chiesto in che modo ti entravo in testa / in che modo mi avevi dentro mentre decidevi di non esserci.
e volevo dirti che alla fine l’ho capito che ero io,a voler andare via…e tu non cercavi altro che un modo abbastanza inquieto e vivo per restare.
volevi vedere cosa c’era sotto il cemento e dentro gli angoli delle case / volevi saperlo e cercavi,perche pensavi che ad un certo punto,non avresti avuto più tempo.
io non l’avevo immaginato che scappavi per averne / che scappavi per restare.

[ io sono fatto per andare,ed un giorno misi in borsa il mio pianoforte e andai a cercarti.
non fu un viaggio lungo,ma io lo resi tale,perché viaggiare è come suonare musica che puoi vedere / comporre note tattili e disegnarne la grafica mettendo insieme i passi.
mi ha sempre liberato,viaggiare. avrei potuto farlo per sempre e sarebbe stato vivere.
quando arrivai ti vidi da lontano.
e con tante frasi che avevo nella testa,ti diedi quella che vedevo proprio al centro.
- sei riuscita a restare?
- non lo so.
- però ci stai provando..
- sono andata via,per provarci.
- io non sono qui per impedirtelo..
- anche se volessi,non potresti.
- si,ma non è questo che voglio…io voglio vedere per quale vita sei scappata,e come mi dimenticherai.
- è stato il tempo,sai..
- …
- e forse il tuo modo di non guardarmi,quel tuo stare lì ad aspettare distratto.
ma principalmente è stato il tempo,tutto questo nel tempo. e poi la vita che ad un certo punto è venuta,ed ha fatto quello che tu non hai osato mai:mi ha guardata negli occhi.
- …
- e mi dispiace per la musica..
- …
- mi dispiace per il silenzio. e se potessi tornare indietro,almeno quello sarebbe diverso,sai…del tutto diverso.. ]

ma tutto questo,cara bambina triste,ancora non è nulla.
io cammino per la strada,adesso,ed in realtà è questo ciò che volevo dirti:
che cammino per la strada,ed il nero delle mie pupille esce fuori dalle ciglia e mi finisce in gola.
cammino,
e la suola delle scarpe diventa ruvida come la strada e sgretolata come il cemento.
e lo so che sei là,con quelle labbra abbandonate tra gli zigomi ed il mento,quasi avessero vita propria…quasi avessero un cuore a parte mentre sono lì,ed esistono piegandosi.
ti immagino con le dita che cercano la musica e le labbra a leccare odori.
e l’unica cosa che ancora dovrei dirti è che sto lasciando la mia musica nelle trame dell’aria.
l’unica cosa che davvero conta è sapere che,prima o poi,la troverai.
non saprai che è mia,non capirai perché,ma la sentirai sottopelle e,scappando,sarà l’unico posto in cui vorrai rimanere.

che poi spesso arriva qualcuno e mi dice che,quando scrivo,quando compongo,io in realtà non dico niente.
tu forse sapresti spiegargli:
sapresti dirgli che io racconto del nero /di te /della notte / di te nella notte /dell’inchiostro / delle mancanze / della fame / del bruciore / della leggerezza / dell’odore.
se quel tizio passasse,tu sapresti spiegarglielo questo…
sapresti dirglielo,
che alla fine sembra niente,ma invece è tutto.
è il mio tentativo /
disperato /
di raccontare /
l’odore.
...

 

                             

 

 
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