S.Pr.In.G.

SANTI NUMI !!!


347 commenti!!! Devo confessare che non mi sarei mai aspettato un simile , se me lo consentite, successo. E io che pensavo che mi leggessero solo i miei parenti. E, tra questi, solo qualcuno.Non li ho letti tutti, belli e brutti, ma ringrazio comunque ognuno degli intervenuti. Penso però di poter trarre un paio di conclusioni e una premessa. Partiamo da questa.Non intendevo scatenare la solita "guerra" vecchia ed ammuffita pubblico-privato, nè disconoscere i problemi della Pubblica Amministrazione; piuttosto sottolineare lo strumento - decreto legge utilizzato. Forse sarebbe bastata una legge.Le conclusioni. La prima è che il problema esiste. Come linea di pensiero, siamo portati a credere che nel pubblico sia tutto il "brutto" e nel privato tutto il "bello".L'inefficienza è sinonimo di settore pubblico; il suo opposto sta invece in quello privato. E tutto questo per definizione, come si usa dire. Basta infatti chiamare un qualsiasi call center e chiedere un aiuto/assistenza per rendersene conto; dopo aver passato inutilmente qualche minuto al telefono - magari a pagamento - si hanno forse le idee più chiare sull'argomento. Di sicuro, se lo Stato alimenta pro domo sua tale divisione, se ne deve assumere le responsabilità: discriminare non mi pare la soluzione più corretta.Dividere in questo modo l'Italia e gli Italiani è fuorviante; sa molto di divide et impera. specie se si da un'occhiata al libro bianco sulla spesa pubblica (l'ho citato anche in questo blog tempo fa). Faccio una sintesi a memoria, mi perdonerete eventuali lacune. In Italia, la spesa pubblica incide molto meno sul (famigerato) Pil che in altri Paesi Europei, abbiamo un rapporto operatore/cittadino aldisotto della media europea e via dicendo. Certamente la qualità ha un suo peso; qui però mi soccorre la definizione di inefficienza: mancanza o carenza di efficienza, incapacità di svolgere i propri compiti | scarso rendimento dovuto a inefficiente organizzazione( De Mauro). La seconda parte direi che è...illuminante. L'organizzazione. Forse sta proprio qui il mistero. In quelli che organizzano.Un inciso: una società complessa produce un diritto complesso; pretendere un'organizzazione semplice - che gestisca una società complessa governata da un diritto complesso - non ha senso. Chi organizza deve quindi sapere bene come organizzare. Deve essere preparato, altro punto dolente.Personalmente credo, ovviamente senza generalizzare e senz'offesa, che ci sia un'onda di riflusso di ex sessantottini ai posti di vertice di molte strutture: dalla scuola alla sanità passando per l'ambiente ecc. Quelli che combattevano il sistema, che abiuravano lo Stato sono , oggi, molti di quelli che proprio dallo Stato prendono un (lauto?) stipendio. Come si concilino le due "anime" non lo so.Di contro, nel privato assistiamo ad una riduzione dei diritti con la consapevolezza dei lavoratori stessi arrivando fino allo sfruttamento. Ne sono testimonianza i lavoratori in nero, gli infortuni sul lavoro, il caporalato dominante. Il tutto condito dalla smania di guadagno, non certo dei lavoratori. I quali però, per arrivare a fine mese, per mantenere quel livello di benessere acquisito negli anni, sono ormai assuefatti all'idea. Insomma, sono disposti a (quasi) tutto. Dico quasi perchè non è ancora arrivato il momento del "tutto" (senza quasi), ma ci stiamo avvicinando a grandi passi.Nell'edilizia, per esempio, aldilà dl sistema di subappalti, sono impiegati molti lavoratori extracomunitari arruolati dal "caporale" di turno (testimonianze de L'Espresso, Rai2 e vari TG); sono pagati in nero e meno delle tariffe dovute; molti non sanno manco come si lavora. Ma quando si acquista una casa, non c'è di sicuro nessuno sconto.In conclusione, damose da fà. Tutti insieme, che la barca è una sola.Ancora grazie a tutti.