S.Pr.In.G.

Inseggnanti. giuda faus


Qualche giorno fa, il ministro dell'istruzione ha paventanto l'idea che i professori del sud abbassino il livello della preparazione. («Nel sud - aveva rilevato il ministro intervistato dal direttore del Gazzettino Roberto Papetti e dall'editorialista Ernesto Galli della Loggia - alcune scuole abbassano la qualità della scuola italiana. In Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata organizzeremo corsi intensivi per gli insegnanti» Corriere della Sera 24 agosto 2008). Alle accuse di "razzismo" (?) e alla levata di scudi sono seguite le spiegazioni etc. etc. Il giorno dopo, sempre sul Corriere, lessi le dichiarazioni di tre personaggi intervistati sull'argomento: Marcello D'Orta - autore (??) del famoso libro "Io speriamo che me la cavo" (e se ricordo bene, con strascico di polemiche sugli incassi del libro: gli scritti erano degli alunni delle elementari), Roberto Vecchioni (sì, proprio lui) e un terzo di cui non ricordo il nome (ex insegnante  ed oggi scrittore. Deve essere un passaggio obbligato...)Ebbene: tutti e tre hanno detto a chiare lettere che i "professori del sud sono più bravi e preparati di quelli del nord". Avete forse sentito di proteste, di manifestazioni, di servizi giornalistici contro questa affermazione? Io no. Credo sia normale: chi non piange non fa notizia. Dulcis in fundo, il terzo personaggio aggiunse che vorrebbe vedere un prof. del nord in una classe con 30 alunni che parlano solo il dialetto; che ne può sapere della realtà di certi paesini o periferie. Devo dedurre, come un professore di Siracusa sia invece preparatissimo su usi, costumi, tradizioni e dialetto della Valle Brembana (Bergamo) o di Ala di Stura (Torino) o delle vallate del Veneto. Probabilmente fanno dei corsi apposta. Senza contare che in provincia di Bergamo sono 16.000 gli studenti stranieri. (a.s. 2008 / 2009). Magari parlassero almeno il dialetto....Comunque deve essere vero che i docenti del sud sono più bravi e preparati: infatti moltissimi sono al nord. E se sono qui, evidentemente, la scuola "di ggiù" è davvero carente. Ergo, il ministro, in sostanza, aveva ragione.