Renato d'Andria

Renato d'Andria e la rubrica del sito Genesi journal

 

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Come trovare ”La Barbarie” in libreria?

Post n°20 pubblicato il 18 Ottobre 2011 da renatodandria2

- La Redazione
La fase di distribuzione è ancora lunga. Ci segua sul sito e riceverà le informazioni su quando sarà in libreria anche a Firenze. (Responsabile blog del sito ”La Barbarie”, di Renato D’Andria)

 
 
 

Le nuove fasce di povertà e i paperoni della politica

Post n°19 pubblicato il 18 Ottobre 2011 da renatodandria2


Quando viene varata una finanziaria o comunque provvedimenti che, per dirla con un termine abusato ed orrendo, mettono le mani in tasca ai cittadini, la reazione più immediata è quella di inveire contro l’esercito di persone che vivono a spese della politica. Secondo i dati riportati in un recente articolo dai bravi Rizzo e Stella, il solo Parlamento costa all’anno ad ogni contribuente circa 27 euro contro i cinque degli americani e, dato veramente sorprendente, il barbiere del Senato quattro anni fa guadagnava circa 15 mila euro in più di uno stretto collaboratore del Presidente Obama oggi. Antonio Salzano - La Redazione
Aggiungiamo i risultato di una recente, impietosa indagine della Uil: sono oltre 1,3 milioni le persone che vivono di politica nel nostro Paese, pagati lautamente da tutti i cittadini italiani. Sono la bellezza di 145mila soloi parlamentari, ministri e amministratori locali. Abbiamo 1.032 parlamentari nazionali ed europei, ministri e sottosegretari; 1.366 presidenti, assessori e consiglieri regionali; 4.258 presidenti, assessori e consiglieri provinciali; 138.619 sindaci, assessori e consiglieri comunali. Ci sono poi oltre 12mila consiglieri circoscrizionali e 24mila membri dei consigli d’amministrazione delle 7mila società partecipate pubbliche. Gli esperti della Uil hanno calcolato che i costi annui della politica, diretti e indiretti, ammontano a circa 18,3 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti quelli derivanti da un ”sovrabbondante sistema istituzionale”, quantificabili in circa 6,4 miliardi. In totale fa 24,7 miliardi. (la redazione)

 
 
 

L’amicizia fra Pomicino e D’Avanzo

Post n°18 pubblicato il 18 Ottobre 2011 da renatodandria2


In occasione della improvvisa scomparsa del giornalista Giuseppe D’Avanzo è balzata agli occhi una circostanza: l’unico necrologio su Repubblica firmato da un politico è quello di Paolo Cirino Pomicino. L’ex ministro ricorda D’Avanzo come «politico di razza e giornalista attento, avversario ed amico di quasi trent’anni di vita». Insieme a Veltroni, Pomicino è inoltre l’unico fra i politici nazionali fotografato ai funerali laici del giornalista. Di fronte alla morte, insomma, ’o ministro non ha potuto fare a meno di portare allo scoperto il lungo legame che aveva con la prima firma di Repubblica, con il giornalista che fece scoppiare il caso Telekom Serbia. -

La Redazione
Questa inedita amicizia - ma, forse, non imprevedibile - potrà servire a rileggere e comprendere non poche vicende del passato recente. Sul caso Telekom Serbia può leggere quanto scritto ne ”La Barbarie”. (la redazione)

 
 
 

Le proposte di Michele Ainis per cambiare l’Italia. Ma come attuarle? (Renato d'Andria)


Ho assistito al convegno del Capranichetta ed ho annotato le brillanti argomentazioni del professor Michele Ainis (che qui provo a riassumere). Si tratta di proposte straordinariamente efficaci. Ma, vi chiedo, nell’Italia della ”Barbarie”, esiste una via per attuarle? Grazie Gerardo Costa Mantova «Occorre potenziare tutti gli strumenti di democrazia diretta. E fra questi il referendum è quello principale. A mio parere, è necessario intervenire su due versanti. Agire non solo su quello storico, il versante abrogativo, ma anche su quello propositivo.» «In primo luogo, mi pare necessario ribaltare una logica poco logica: ossia, prima la Corte Costituzionale si esprime sulla ammissibilità di un referendum, poi si comincia la raccolta delle firme. Per evitare assurdi sprechi di tempo, energie e polemiche. Poi, occorre lavorare sul quorum. Io - lo dico in modo paradossale - lo abolirei. Comunque, almeno va studiato un qualche meccanismo: ad esempio, un rapporto con i votanti delle ultime elezioni politiche. Poi, è assolutamente necessario sfoltire le materie escluse da ipotesi referendarie. Faccio un solo esempio, il Vaticano che non paga l’Ici: oggi non sarebbe un quesito proponibile, ma vi pare che agli italiani la cosa non interessi e che l’esito non possa essere di un certo tipo?» «Quello del referendum propositivo è poi un terreno tutto da esplorare. Che può davvero rappresentare una prospettiva per il futuro, ma può già essere un domani. In sostanza, ai cittadini fino ad oggi viene concesso, come dal Sovrano, il diritto di abrogare una legge, ma mai pensare a proporre qualcosa. E invece, questo è il salto da compiere. Con gli stessi numeri, diciamo 500 mila firme, perchè non poter proporre una legge, qualcosa di concreto? Vorrei vedere se una proposta che riguarda il taglio dei parlamentari e dei lori emolumenti, tanto per fare un esempio, non passa subito. Non sull’onda di fatti emotivi, ma perchè la gente vuol contare davvero. E controllare sul serio, e non solo a parole, i Palazzi.» «Altro punto essenziale è il ricambio della classe dirigente, il ritiro della delega. Da vent’anni e passa le stesse facce, la stessa fauna politica. Anche quella che vorrebbe a parole il ricambio. Una proposta concreta? La possibilità di revocare gli eletti non meritevoli. Chi cambia casacca, chi tradisce coloro che lo hanno votato, chi si rimangia il programma. Chi si comporta in modo diametralmente opposto a quanto ha sempre affermato. Per esempio, l’Udc Mele, che proponeva leggi antidroga e faceva uso di droghe, come le cronache raccontano. Oppure tal Gaglione, a quanto pare recordman di assenze, il 93 per cento, in quel Parlamento dove è stato eletto. Del resto, una norma del genere, sulla revoca del mandato per gli eletti immeritevoli, esiste in paesi come la Svizzera e nella gran parte degli States. Si tratta, insomma, una volta stabilite certe regole, di dar conto alla collettività circa l’esercizio del potere esercitato.» «Questa regola non vale solo per i politici. Anche per altri. Penso, per fare un solo esempio, ai giudici.» - La Redazione
Abbiamo ricevuto molte mail, segnalazioni e commenti proprio intorno all’intervento del professor Ainis. Il Convegno è servito anche a far circolare queste sue proposte. La Fondazione Gaetano Salvemini si è impegnata a sostenerle. RDA

 
 
 

Pensieri dal Medio Oriente (Renato d'Andria)

Post n°16 pubblicato il 13 Settembre 2011 da renatodandria2
 

 La situazione in Medio Oriente è esplosiva, sebbene i mediatori internazionali facciano sperare in deboli segni di pace. La riconciliazione richiede sforzi e sacrifici che sovente sembrano sovrumani a tutte le fazioni in causa, ma la sfiducia tra le parti è così diffusa, la tensione costantemente alta e gli scontri sanguinosi così frequenti che in molti nella comunità internazionale sostengono che solo un proprio intervento di forza (ovvero armato) può portare, se non ad una risoluzione del conflitto, almeno al ridimensionamento del rischio concreto di una deflagrazione della situazione tanto irreversibile da scivolare verso eventi tragici analoghi a quelli che hanno interessato la ex-Yugoslavia negli anni Novanta. Nella prassi prevista dalle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza dovrebbe intervenire e mediare tra le parti anche a livello delle società civili israeliana e palestinese: si potrebbe addirittura pensare che la comunità internazionale debba “obbligarle” a raggiungere un accordo definitivo per evitare il più possibile future vittime. In questi decenni da entrambi gli schieramenti si è avuto solo un accenno di ciò che potrebbe accadere e per evitare la catastrofe le Nazioni Unite dovrebbero intervenire con il dispiegamento di una forza di interposizione dotata del mandato tipico di una missione di peace-enforcement. Questa è un'eventualità che, però, non viene approvata né in ambito israeliano, né tanto meno in ambito palestinese. Se si vuole una risoluzione “pacifica”, la comunità internazionale, e quindi l’Unione Europea, gli Stati Uniti e quanti altri si cimentano e si cimenteranno in questa impresa, dovranno convincere le parti che l’unica soluzione per evitare una deflagrazione completa è una “pace sorvegliata” dalle Nazioni Unite. (Renato d'Andria)
            L’opposizione di entrambe le parti a tale soluzione è pressoché totale poiché entrambe affermano la propria esclusiva sovranità sulla stessa terra, ed entrambe ritengono che di dominazioni esterne essa ne abbia già avute troppe e che la presenza delle Nazioni Unite non ne sarebbe che un’altra, anche se in “forma” diversa. Da una parte lo Stato ebraico non accetta truppe straniere sul proprio territorio, dall'altra la posizione classica dei leader palestinesi nazionalisti è che si accettino aiuti esterni purché resti inalterato il diritto alla lotta contro Israele, “occupante” di tutta la Palestina storica. Per tale motivo la comunità internazionale si limita, sia nei suoi organi principali che nelle sue sedi diplomatiche, a percorrere ancora la strada percorsa fino ad ora: cioè la mediazione. La mediazione, però, non impone una soluzione, la richiede e lascia ai contendenti il compito di trovarla. Soluzione che, se gli scontri armati continueranno, risulterà nella distruzione delle aspirazioni di uno degli schieramenti in campo. (Renato d'Andria)



Dr. Jonathan Curci

Articolo preso da www.genesijournal.org di Renato d'Andria

 
 
 
 
 

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Un blog di: renatodandria2
Data di creazione: 27/08/2011
 

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