Renne e solitudine

Post N° 47


Un meraviglioso tè caldo agrumi e bergamotto, i Kings of Convenience in sottofondo e tutta la mia concentrazione per combattere questo orribile raffreddore che mi sta distruggendo da tre giorni. La vena dentro il mio orecchio sinistro che pulsa, chiodi conficcati nella testa, ovunque, spietati, e un macigno sulla fronte, proprio all'altezza delle sopracciglia.Un regalo inaspettato oggi: sole. A darmi il benvenuto qui, ancora una volta.Il verde e il rosso sono stati spazzati via dall'oro. Un oro abbagliante, che scende a grappoli giù dalle betulle. Un oro a gocce. Senza bordi, senza confini. Oro a macchie ad ogni angolo, appeso tenace a questi rami esili ma testardi, stagliati tra la terra e il cielo, che resistono, tengono duro. Ci sono.Una parte di me si sente addolcita nei confronti di questo universo parallelo. La mia acredine si è smussata. Nonostante non abbia dimenticato nulla di quanto mi è successo. Non sono riuscita a capire se si tratta della carica vitale che ho accumulato in Italia, dell'energia che ho assorbito dagli sguardi dei miei amici, dai loro teneri incoraggiamenti. Non so se si tratta solo del sole, o della febbre che probabilmente mi ha stordito definitivamente. Ma stamattina ero seduta sulla solita, fredda panchina ad aspettare l'autobus e non ho provato rabbia, nè tristezza. Solo pacata rassegnazione. Velata di malinconia.