C.A.T.

Sulle FOIBE


Lettera aperta sul Giorno del Ricordo ai rappresentanti dei partiti e agli amministratori appartenenti al centrosinistra nella provincia di Viterbo. Anche quest’anno, come succede dal 2004, sarete invitati a partecipare in vari modi alla celebrazione del Giorno del Ricordo “in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale”, sollecitati non senza quel po’ di provocazione da colleghi di centrodestra che si rivolgono a voi con l’espressione facciale di chi vi sta rivelando chissà quali incontestabili e imbarazzanti verità sui vostri trascorsi. Forse in questi giorni il mondo politico è preso da ben altre preoccupazioni ma, a quattro anni dalla sua istituzione, il Giorno del Ricordo dovrebbe aver ampiamente dimostrato quali fossero le necessita più impellenti dei suoi propugnatori: mettere in secondo piano la Giornata della Memoria contrapponendole fatti per nulla paragonabili al genocidio nazifascista, per di più riportati con una ricostruzione storica assai discutibile. In questi anni, a Viterbo, siamo intervenuti più volte per denunciare certe imprecisioni, chiamiamole così, tramite comunicati e iniziative pubbliche, e ogni volta è accaduto che qualcuno del centrodestra rispondesse invocando obiettività e ammissioni di colpa, senza però entrar nel merito di quanto da noi documentato, mentre il centrosinistra - perché negarlo? – in genere ha preferito concedere, ignorando la perniciosità di certe assurde equiparazioni. Evitiamo qui di rievocare tutte le tappe che ci hanno portato oggi a mettere sullo stesso piano la “foiba” Basovizza e il campo di sterminio di Auschwitz, di contestare per l’ennesima volta asserzioni e cifre sparate sulle decine, se non centinaia, di migliaia di “italiani infoibati con la sola colpa di essere tali dai criminali slavo-comunisti”, o di tentare contestualizzazioni: si può ormai disporre di un’amplia e dettagliata bibliografia in merito; basta solo un po’ di buona volontà.Mi appello quindi direttamente a voi politici del centrosinistra, che vi ispirate ai valori dell’Antifascismo e della Resistenza, affinché:- Ogni qualvolta vi vengano sottoposti documenti di respiro storico, a maggior ragione se comportano scelte atte a gravare sui contribuenti, prima di apporre firme chiediate ai colleghi del centrodestra di citare le fonti alle quali hanno attinto per la redazione dei medesimi, onde verificarne serietà e attendibilità in nome d’una, seppur minima, validità storiografica (casuale è qui ogni riferimento alla discussa mozione Udc dei viaggi premio a Basovizza, approvata dal Consiglio Provinciale e basata, a detta degli stessi consiglieri Udc, su “informazioni prese da internet”).  - Diate un contributo nelle vostre sedi e con gli strumenti che avete a disposizione per fare luce sulle vicende del confine orientale. Perché vi sia maggiore chiarezza occorre non omettere o censurare nulla, anche riguardo la politica antislava del fascismo, la sanguinosa aggressione nazifascista ai Balcani e le responsabilità nell’avvio della pratica delle infoibazioni.-  Vi facciate quindi promotori del superamento della cappa di censura che grava sui crimini contro l’umanità commessi dall’Italia sabauda e fascista durante le sue avventure belliche e coloniali, nonché sull’impunità che ne è seguita. A tal proposito potreste impegnarvi affinché nelle scuole (sempre tirate in ballo per queste faccende) si proiettino film censurati come Fascist Legacy - la RAI lo ha acquistato nel 1989 senza mai trasmetterlo - e Il leone del deserto, sulla Resistenza cirenaica contro l’occupazione fascista, oppure, nel nostro piccolo, il documentario Mio fratello Gojko, intervista a Nello Marignoli, partigiano viterbese combattente in Jugoslavia.- Vi ricordiate, in conclusione, di rendere omaggio, in nome della solidarietà e della fratellanza tra i popoli, alla Resistenza; a quella jugoslava, che ha dato un contributo di sangue fondamentale per la sconfitta del nazifascismo e quindi per la pace in Europa, così come a quella italiana, tenendo presenti le migliaia di nostri soldati che dopo l’8 settembre, rifiutandosi di continuare la guerra per il Terzo Reich e per la repubblica-fantoccio di Mussolini, si unirono alla Resistenza delle popolazioni balcaniche, inquadrandosi nelle varie Brigate Garibaldi o entrando direttamente nell’EPLJ (Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo). In 20mila caddero, sul campo, fucilati, morti per stenti o decimati dal tifo petecchiale. Proprio questi combattenti cancellarono col loro sacrificio l’onta dei crimini commessi dall’aggressione fascista in quelle terre.Distinti salutiSilvio AntoniniSegretario e portabandieraAnpi Comitato Provinciale Viterbo