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Creato da: antifascistavt il 06/07/2006
Coordinamento Antifascista della Tuscia

 

 

Ancora sulla mozione UDC in merito alle foibe

Post n°36 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da antifascistavt
 

a cura del Coordinamento Antifascista della Tuscia (CAT)

È da giorni in atto una querelle tra il capogruppo UDC al Consiglio Provinciale di Viterbo Francesco Bigiotti e il presidente della giunta provinciale di centrosinistra Alessandro Mazzoli. Nell’ultimo atto il primo rinfaccia al secondo, ponendogli una serie di domande, di non rispettare gli impegni presi e, in buona sostanza, di sperperare il denaro pubblico. Sarà  il destinatario dell’invettiva a rispondere ai quesiti mossi ma in un passaggio Bigiotti chiama in causa il nostro Coordinamento per il comunicato contro la mozione UDC che equipara la cavità artificiale di Basovizza ai campi di sterminio nazisti (http://www.ecn.org/antifa/article/1138/viterbo-la-destra-viterbese-torna-all8217offensiva-sulla-questione-foibe) e dice a Mazzoli:“Cerca di essere onesto, riconosci che l’impegno riguardo alla mozione delle foibe non lo hai potuto rispettare a causa delle forti pressioni ricevute dalla sinistra radicale che ti tiene ostaggio, di quella sinistra che ti ha ripreso formalmente in consiglio e che, attraverso le frange estremiste “no global”, ha espresso sdegno per la mozione attraverso un comunicato diramato sui circuiti indymedia, sui cui contenuti e sullo stile usato non è possibile esprimere commenti civili” (http://www.tusciaweb.it/notizie/2006/dicembre/13_4bigiotti.htm). Anche in questo caso ci affidiamo alle cronache “udiccine” in assenza di altri riscontri; non sappiamo per cui se l’impegno sulla mozione foibe sia stato realmente rispettato o meno. Sappiamo di certo che Bigiotti più si espone e più dimostra di non essere a conoscenza dei fatti e di parlare quindi a sproposito. Lascia egli intendere che noi siamo stati utilizzati come frangia “no global” (sic) dai consiglieri di sinistra quando abbiamo appreso l’accaduto solo dal comunicato/provocazione UDC, al quale ci siamo attenuti per redigere lo scritto in questione. In seconda istanza facciamo presente che non esistono “circuiti di Indymedia”: quel comunicato è stato diramato dal nostro indirizzo e-mail a tutta la stampa locale, indipendentemente dagli orientamenti politici, a quella nazionale, compreso il newswire di Indymedia (sito tra l’altro attualmente autosospesosi), nonché alle decine e decine di recapiti elettronici presenti nel nostro indirizzario. Sui contenuti e sullo stile da noi utilizzati nel comunicato dice di non volersi pronunciare poiché è impossibile “esprimere commenti civili”. Se vuole essere incivile faccia pure ma controbatta le nostre argomentazioni, documenti ciò che scrive, citi le fonti che ha utilizzato per redigere l’agghiacciante premessa storica di quella mozione la quale, siamo convinti, non ha affatto l’aria di essere stata redatta da funzionari UDC quanto da elementi di estrema destra: vi compaiono difatti riferimenti più o meno indiretti agli opuscoli di propaganda pubblicati dai nazifascisti dopo la momentanea, per fortuna, cacciata della Resistenza antifascista dall’Istria. Nello specifico il Bigiotti fornisca dati inoppugnabili sulle salme recuperate dalla cavità di Basovizza e sulla loro identità, suffragando così coi fatti le motivazioni per le quali vi si dovrebbero recare studenti in viaggio premio.

Parimenti rinnoviamo l’appello ad assessori e consiglieri del centrosinistra affinché facciano quanto di loro competenza per ritornare su quella mozione non esente, torniamo a ripeterlo con forza, da espressioni razziste e respingerla in blocco in nome della pace e della fratellanza fra i popoli. È inaccettabile il fatto che si equipari Auschwitz, dove si è verificato lo sterminio programmato di milioni di persone tra ebrei, dissidenti politici, minoranze etnico-religiose e disabili con le camere a gas e i blocchi sperimentali ove venivano vivisezionati i bambini, con la fossa di Basovizza. Che educazione si dà ai propri giovani? Che messaggio si dà loro? Che i comunisti sono peggio dei nazisti. Perché poi lamentarsi allora quando cinque estremisti di destra prendono a colpi di cinghie e di bottiglie due ragazzi di sinistra colpevoli solo di affiggere regolarmente dei manifesti?  

Chiediamo innanzitutto ai consiglieri e agli assessori del centrosinistra di leggere bene i testi sottopostigli evitando per quanto possibile - e qui ci rivolgiamo a Margherita e Udeur - di firmare mozioni a casaccio secondo la logica del “basta che non mi arriva da pagare niente a casa e firmo ogni cosa” e, infine, che reclamino la ridiscussione della mozione pretendendo dai colleghi dell’opposizione documenti e delucidazioni su quanto da loro sostenuto. Non dovrebbe per questi ultimi essere difficile; dice difatti il Bigiotti di sé: “come sono solito fare quando scrivo o parlo, ho qui accanto a me documenti che comprovano ciò che dico”. Li esibisca!

 
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Ancora violenza fascista

Post n°35 pubblicato il 15 Dicembre 2006 da antifascistavt
 
Foto di antifascistavt

“Essere antifascisti è un fatto culturale”, questo è riportato in una canzone dei Modena City Remblers.

Essere antifascisti a Viterbo è motivo di pregiudizio e di discriminazione.

Non si riconosce più nella resistenza un motivo di identificazione nazionale, almeno non qui a Viterbo.

Vedere una svastica su un muro dovrebbe creare ribrezzo, ma a Viterbo non ci si fa più caso.

La nostra amministrazione comunale intitola vie ad ex fascisti, non cancella i motti razzisti sulle mura della città, chiude ai giovani gli spazi di aggregazione e di cultura.

E’ naturale che in un ambiente così culturalmente appiattito si verifichino atti squadristi da parte di gruppi che in tale contesto si trovano a loro agio.

E’ grave che si prenda posizione solo contro la violenza, ma mai contro il fascismo che proprio della violenza fa la propria base ideologica.

Ma tutto ciò non ci stupisce, sia perché “Vertice Primo” ha scelto di confluire in un partito schieratosi con Berlusconi nelle scorse elezioni (Fiamma Tricolore), sia perché gli stessi esponenti dell’associazione di estrema destra hanno pubblicamente affermato di essere stati “corteggiati” a suon di finanziamenti dal partito di Forza Italia che, a più di tre giorni dalla pubblicazione di questa scottante rivelazione, non ha smentito la vicenda.

I ragazzi della Sinistra Giovanile stavano soltanto attaccando manifesti per un’iniziativa organizzata dalla Provincia, erano solo in due e non credo che avessero tempo per infastidire i loro aggressori, tanto da condurli all’azione violenta, come vuol farci credere il consigliere Scaramuccia.

L’atto criminale più vigliacco si consuma cinque contro uno e coprendosi il volto con cappucci e sciarpe ed è naturale che il più delle volte non si riconoscano i colpevoli. Non per questo bisogna       difendere un ben noto gruppo di ragazzi sui quali pendono decine di denuncie.

E’ scoraggiante vivere in questa città dove i basilari valori di rispetto e convivenza sanciti dalla costituzione  non trovano ascolto neanche tra le componenti politiche che amministrano il territorio.

Questa deve essere letta come una condanna pubblica, una denuncia di quella parte della popolazione civile che crede ancora nell’antifascismo e che non vuole piegarsi al revisionismo.

Concludendo ancora con i Modena City Remblers : “Nessuna conquista è per sempre, c’è sempre qualcuno che è interessato a toglierla, per cui resistere è non solo un dovere, ma anche una necessità dei giovani. Altrimenti non si va avanti!”

 

Coordinamento Antifascista della Tuscia

 

 

 
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Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 28 Novembre 2006 da antifascistavt
 
Tag: Eventi

L’ANPI Comitato Provinciale di Viterbo, l’associazione Achille Poleggi, il Coordinamento Antifascista della Tuscia e il circolo PRC Viterbo

 Organizzano la Tavola Rotonda:


Dalla parte della Memoria e dell’Antifascismo

 Con la presentazione del libro:

 Via Rasella, la storia mistificata, carteggio con Bruno Vespa

 di Rosario Bentivegna

(Roma, manifestolibri, 2006, pp. 117)

 In questo rigoroso pamphlet arricchito dall’introduzione di Sergio Luzzatto, l’autore, prendendo spunto dallo scambio di lettere avuto con Bruno Vespa, mette in evidenza le omissioni, le distorsioni e le false informazioni attorno a quel fatto - l’attacco partigiano consumatosi a Roma in via Rasella contro un battaglione SS – del quale è stato protagonista. Sulla base di documenti e accertate acquisizioni storiografiche viene qui posto l’accento sul carattere ideologico e forzato di tante “revisioni” mediatiche della storia italiana tra il fascismo e la Resistenza.

 “…La regola del gioco è una vittimizzazione generalizzata di chi più drammaticamente fu coinvolto nella nostra guerra civile: degli antifascisti giustiziati alle Fosse Ardeatine come delle SS saltate in aria in via Rasella, dei civili trucidati a Marzabotto come dei gerarchi appesi in piazzale Loreto. Lo scopo del gioco è la banalizzazione retrospettiva dei valori e dei disvalori, dei meriti e delle bassezze, delle ragioni e dei torti. La durata del gioco resta da determinare: ma finché uomini come Rosario Bentivegna conserveranno la forza per opporvisi, uomini come Bruno Vespa faranno bene a non sentirsi la vittoria in tasca”.

Sergio Luzzatto

 Intervengono:

 Bianca Braccitorsi: Fondatrice del PRC, coordinatrice del progetto memoria e antifascismo di Roma.

Tina Costa: staffetta partigiana

Rosario Bentivegna: comandante dei GAP, Medaglia d’Argento al Valor Militare e autore del libro

Maurizio Ridolfi: docente di Storia Contemporanea, Università degli Studi della Tuscia, facoltà di Scienze Politiche.

 Coordina:

Sante Cruciani: Università degli Studi della Tuscia


martedì 12 dicembre 2006 ore 18,00

Università Popolare di Tutte le Età (UPTE), via del Giglio 3, Viterbo

   Info: antifascistavt@libero.it                                         http://blog.libero.it/resistenze/

 
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Post N° 31

Post n°31 pubblicato il 16 Novembre 2006 da antifascistavt
 

La destra viterbese torna all’offensiva sulla questione foibe e trova l’appoggio di Udeur e Margherita

Approvata dal consiglio provinciale una mozione UDC che equipara la fossa di Basovizza ai campi di sterminio nazisti; anzi, dice che è peggio!

a cura del Coordinamento Antifascista della Tuscia (CAT)

Il 10 febbraio, giorno del “ricordo”, è sempre più vicino e i galoppini del locale centrodestra tornano alla carica sulla questione foibe. Questa volta la macchietta di colui che entra in scena e inizia a vaneggiare spetta al capogruppo dei consiglieri provinciali UDC Francesco Bigiotti. Perché si siano mandati in avanscoperta i centristi, di solito estranei a questo tipo di dispute, fa nascere il sospetto che magari si voglia costruire un “tavolo dei volenterosi” per il revisionismo storico oppure che i “moderati” servano per rendere credibile un imbroglio orchestrato da altri. Noi del CAT abbiamo già affrontato la questione foibe, evidenziando la politica antislava che il fascismo attuò sin dai suoi albori; il fatto che la pratica delle infoibazioni fosse stata inaugurata dal fronte nazifascista al fine di sottomettere la popolazione slava, le altre minoranze etniche e i dissidenti politici; e inoltre che le cifre fornite dai revisionisti sul numero degli infoibati per mano della Resistenza jugoslava fossero, oltreché non seriamente documentate, gonfiate fino al parossismo. Non torniamo per cui sulla contestualizzazione storica, poiché ne abbiamo scritto, ad es., sia in un comunicato stampa lo scorso anno (http://www.tusciaweb.it/notizie/2005/novembre/18_1foibe.htm) che nel nostro Libro Bianco sull’operato sulla violenza neofascista nella città di Viterbo (Viterbo, ANPI, 2006) al fine proprio di scongiurare che la sinistra viterbese si unisse, senza documentarsi, al coro propagandistico della destra. Non sappiamo se sia un caso, comunque l’unanimità sulla faccenda foibe di qualche tempo addietro sembra dare adesso segni di cedimento: iniziali scricchiolii - ci auguriamo noi - di un imminente crollo definitivo. Che cosa è successo? I centristi hanno proposto una mozione nella quale si chiede di inserire la “foiba” di Basovizza nei viaggi premio già deliberati dal consiglio provinciale, a maggioranza di centrosinistra, negli ex campi di sterminio nazisti. La mozione è stata approvata grazie al voto favorevole di Udeur e Margherita. A titolo esclusivamente di provocazione, poiché a mozione approvata, i consiglieri provinciali UDC hanno inviato un comunicato stampa (http://www.tusciaweb.it/notizie/2006/novembre/11_6provincia.htm), per far sapere di essere rimasti a bocca aperta quando DS e PRC avrebbero semplicemente, tra l’altro, chiesto alcune modifiche al testo della mozione. Così almeno riporta il comunicato. A nostro parere la mozione non era né da discutere né da emendare quanto semplicemente da rigettare in blocco per le inesattezze, le distorsioni della realtà storica e le pretestuose considerazioni politiche che vi vengono fatte. Basta citare il passaggio della “premessa storica” (alla faccia!) quando si dice: “Trieste, l’Istria, Gorizia precipitarono così dalla feroce oppressione nazista nell’ (sic) altrettanto feroce oppressione slavo-comunista”, che già abbiamo detto tutto! Adesso difatti il revisionismo strumentale sta ingaggiando una nuova offensiva: non siamo più all’equiparazione dei “caduti da tutte e due le parti” ma al “rovescismo”, in cui si ribalta totalmente una verità storica. Innanzitutto nella mozione la grande assente è l’Italia fascista: non si fa cenno al fatto che i tedeschi in Jugoslavia fossero affiancati dall’esercito italiano che, soprattutto nei reparti delle camicie nere, si rese responsabile di atrocità, stragi ed eccidi nella stessa misura dei degni compari nazisti. Venendo poi al tema della mozione, cioè Basovizza, vogliamo ricordare che è geologicamente errato definirla foiba, in quanto non è una cavità naturale ma una fossa scavata agli inizi del ‘900 alla ricerca della lignite, poi abbandonata dinanzi all’infruttuosità delle ricerche. Aldilà di queste precisazioni utili per gli speleologi (anche se è emblematico che la foiba più gettonata dalla propaganda neofascista non sia tale!), su questa mancata miniera ha fatto sempre leva la pubblicistica neofascista e antislava, sostenendo che vi fossero stati gettati gli italiani, a migliaia, con la sola colpa di essere tali. Balzata alle cronache nazionali durante la presidenza della Repubblica Cossiga, la “foiba” di Basovizza, da luogo abituale per raduni neofascisti, diviene monumento nazionale nel 1992 con decreto dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Ad onor del vero i dati su questa cavità sono stati sempre incerti, difatti sono sottoposte a continue mutazioni le stime sia sulla sua reale capienza che sul numero di persone potenzialmente gettatevi, nonché sull’identità politica di queste, da vive. Una cavità che, durante gli scavi, ha fatto emergere in gran quantità camion militari, armi, scatolame vario e carcasse di animali. Gli stessi redattori della mozione UDC, che pur partono in quarta con la tirata antislava e anticomunista, quando arrivano al dunque iniziano a tentennare e a sparare diverse cifre a seconda delle fonti di riferimento con un abuso del condizionale che insospettisce, se è vero che siamo dinanzi ad appurate verità storiche degne di mozioni e viaggi premio. Il fatto è che un elenco ufficiale dei caduti in quella come in altre cavità carsiche non esiste e ci si è perlopiù affidati a testimonianze private di elementi in larga maggioranza appartenenti all’ultradestra, quando non addirittura alla propaganda di guerra dei nazisti, come viene fatto in questa mozione. È sempre la stessa mozione UDC, riguardo l’identità degli infoibati, a parlare di “militari, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia e di custodia carceraria, fascisti”, tutte categorie, guarda caso, ampiamente coinvolte nell’opera di genocidio antislavo al fianco delle SS, toccate anche queste dallo stesso destino. Furono questi elementi difatti, prevalentemente, a finire nelle cavità anche a seguito di giustizia sommaria da parte di popolazioni inferocite a causa delle violenze che avevano dovuto subire, senza con ciò - sia ben chiaro - escludere che vi siano finite persone innocenti o che si siano commesse atrocità. Quello che fa più rabbia è che Basovizza viene, anche nella mozione, equiparata alla vicina risiera di S. Sabba, dove lo sterminio di ebrei e antifascisti è inoppugnabilmente documentato, mentre per Basovizza non si hanno notizie certe sia sul numero che sull’identità dei sepolti, i quali potrebbero tranquillamente appartenere alle camicie nere o alle SS tedesche, resesi protagoniste di orribili delitti. Se Basovizza quindi è monumento nazionale, hanno dignità d’esser tali tutte le fosse comuni, i cimiteri e le catacombe presenti nel paese. In questi anni, gli istituti della memoria e della Resistenza e gli storici come Claudia Cernigoi (autrice dell’ottimo Operazione “Foibe”, Udine, Kappa Vu, 2005, pp. 307, www.kappavu.it) hanno giustamente deciso di scendere sullo stesso piano dei revisionisti per controbattere le loro fasulle argomentazioni. Ne sono emersi diversi lavori interessanti, come documentari, pubblicazioni ecc., in base ai quali lo stesso Scalfaro ha fatto autocritica e si è detto disponibile a rivedere l’intitolazione di Basovizza. È stato fatto molto e bene ma, come si suol dire, non ancora abbastanza. Da parte nostra chiediamo che i consiglieri provinciali del centrosinistra facciano quanto di loro competenza per respingere quella vergognosa mozione/provocazione non esente da razzismo (gli “slavo-comunisti”) accettando la quale si contraddice, per essere eufemistici, l’impegno a rinnovare i valori della Resistenza nelle iniziative e nelle conferenze che si tengono attorno al 25 aprile. Consapevoli che la questione è qui trattata superficialmente per ragioni di spazio, siamo disponibili a fornire tutta la documentazione necessaria (antifascistavt@...) per chiunque volesse farsi un’idea della reale posta in gioco. Sarebbe infine bello, sulla scia di quanto detto, secondo Bigiotti, dal capogruppo PRC al Consiglio Provinciale, istituire un giorno in ricordo delle vittime dei bombardamenti alleati sulla Tuscia (senza la necessità di andar a sbattere le corna in Istria!). Andrebbero così ricordate le centinaia e centinaia di caduti fatti a brandelli a Viterbo, Canepina, Ronciglione, Soriano nel Cimino, Vejano ecc., per operazioni belliche finalizzate quasi esclusivamente a terrorizzare la popolazione civile. Nella mozione andrebbe innanzitutto ricordato che i sovietici rifiutarono l’atroce pratica dei bombardamenti aerei, e specificato che pur prendendo le debite distanze dal nazismo si attribuiscono questi morti alla bieca ferocia dell’imperialismo anglo-americano, che ha comportato da noi molti più morti dei nazisti….; col cavolo, no? Ma dal mercato delle vacche delle feste comandate, così come della toponomastica occorre chiamarsi fuori: il revisionismo non si combatte dicendo “io do una ricorrenza a te e tu ne dài un’altra a me” oppure “io ti do piazzale Umberto I e tu mi dài piazzale Giordano Bruno”, ma con una seria e rigorosa ricerca come quella che gli istituti storici delle Resistenza, le associazioni e i vari gruppi di studio stanno magistralmente portando avanti in questi anni. Concludendo: “non si deve avere atteggiamento di prudenza solo perché si teme la strumentalizzazione politica che […] mai deve esserci quando si trattano simili argomenti” (Francesco Bigiotti, capogruppo UDC al Consiglio Provinciale di Viterbo).

 
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Incontro con la Fondazione E. Che Guevara

Post n°30 pubblicato il 18 Ottobre 2006 da antifascistavt
 
Tag: Eventi
Foto di antifascistavt

Il giorno lunedì 23 ottobre 2006 in federazione PRC di Viterbo (via Garibaldi 46) si svolgerà un incontro molto importante con Celia Hart Santamaria della fondazione E. CHE GUEVARA, alle ore 17.

Durante la serata sarà presentato, oltre al "Quaderno della Fondazione n.6", il libro di Haydée Santamaria "Dal Moncada al Che".

Iniziativa appoggiata dal Coordinamento Antifascista della Tuscia

 
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Antifascismo militante

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Petizione Contro l'intitolazione della Circonvallazione a Giorgio Almirante

Il giorno 19/07/2006 il sindaco di Viterbo ha intitolato una parte della circonvallazione di Viterbo a Giorgio Almirante.

Almirante è stato uno dei redattori della rivista “La difesa della Razza” caratterizzata da feroce e becero razzismo ed antisemitismo.

Militante attivo della Repubblica sociale di Salò che, alleata dei nazisti, torturava e massacrava i cittadini italiani democratici, è stato, dopo la guerra, tra i fondatori dei Movimento Sociale Italiano, diventando poi segretario dello stesso partito. Il MSI di Almirante, si caratterizzò anche come organismo politico che mitizzava la dittatura mussoliniana e che esaltava anche le dittature contemporanee, come la dittatura greca dei Colonnelli, la dittatura militare Turca e il colpo di stato cileno, mentre denigrava ed offendeva il movimento antifascista e la democrazia repubblicana italiana. Il MSI di Almirante si rese protagonista inoltre di una miriade di aggressioni contro studenti, operai e militanti democratici con conseguenti ferimenti ed omicidi.

Lo stesso Almirante partecipò attivamente all’attacco violento contro la facoltà di giurisprudenza insieme al collega Caradonna.

Almirante ancora protagonista di un inquietante episodio collegato alla strategia della tensione. Viene infatti incriminato per favoreggiamento del terrorista Cicuttini, autore della strage di Peteano. Si salverà con l’amnistia.

La storia politica di quest’uomo, si chiude senza alcun riconoscimento delle battaglie civili che hanno contribuito alla costruzione della democrazia italiana.

Intitolare a questo personaggio una via di una città italiana, significa quindi offendere chi è morto lottando contro i nazifascismi ed offendere chi ha speso la propria vita per costruire e rafforzare la democrazia italiana.

Chiediamo rispetto per l’Italia. Chiediamo che questa targa sia rimossa dalle vie della città di Viterbo.

Per aderire inviate via e-mail il vostro nome e cognome all’indirizzo antifascistavt@libero.it

Iniziativa appoggiata dal Coordinamento Antifascista della Tuscia

 

 

 

 
 

Antonio Gramsci

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