RESPIRI E PAROLE

LORO


 Loro sono nati a due anni di distanza, lui piu' grande di lei e negli anni sessanta erano giovani e spensierati. Erano ancora anni felici, il grigio fantasma dei tempi a venire non si percepiva ancora. Le donne profumavano di fragranze francesi, i rossetti non si frantumavano mentre disegnavano sorrisi e si potevano leggere tanti libri, anche se molti solo in russo, la lingua del vincitore.Nonostante i carceri pullulassero di oppositori del regime nulla faceva presagire gli anni bui.Si conobbero una sera d'estate in una di quelle terazze affacciate sul fiume in cui si cenava e si ascoltava musica dal vivo, frequentata da tanti studenti alle prese con il rock'n'roll e con le discussioni sul futuro incerto della nazione. Lui la invito' a ballare ma lei era molto timida e rifiuto'. Allora lui compro' tutti i fiori della cesta dell'ambulante che ognisera passava di la'. Ballarono per tutta la notte. Dopo qualche anno si sposarono con una cerimonia allegra e semplice alla quale parteciparono tanti amici. Fu una serata di settembre calda e piena di musica. Lei era bellissima nel suo vestitino panna sopra le ginocchia e con il piccolo velo che le incorniciava il viso.Andarono a lavorare in un piccolo paesino sperduto nelle colline dell'ovest del paese piu' rotondo d'Europa. Un paesino povero, senza la ferrovia ma con gente che aveva bisogno di loro.Lui andava a visitare i suoi pazienti a cavallo e se non c'era tempo per far arrivare l'ambulanza dalla citta' piu' vicina assisteva persino i parti a casa.La gente era poverissima,gli uomini e le donne invecchiavano prima del tempo ed i bambini erano magri e maturi ma portavano a loro pane, pomodori e uova freshe per ringraziarli della loro presenza e cura.Erano anni duri, di rinunce , sogni repressi e silenzio. Ora avevano una bambina. Comincio' a mancare tutto ,dalle arance all'acqua calda, dal caffe' alla speranza, dal passaporto all'allegria. L'unica cosa che non mancava mai era la paura ed un senso di impotenza e fallimento.Ascoltavano tutte le sere come una sorta di rituale le emissioni interrotte dal fruscio di Radio Europa Libera, invitavano una stretta cerchia di amici a cena per parlare fino a notte fonda del mondo, del loro mondo e di quello lontano, che pensavano di non riuscire mai a conoscere.Il loro era un mondo fatto di muri e divieti. Di libri letti di nascosto e di parole impronunciabili.Anno dopo anno, concorso dopo concorso si trasferirono per lavoro in citta' sempre piu' grandi fino a stabilirsi nella citta' universitaria in cui si erano conosciuti.Una sera di dicembre del 1989 lui fu uno dei primi ad aprire una sala operatoria per i feriti di arma da fuoco della citta' . Quel giorno voleva compensare il silenzio in cui si era murato durante tutti quelli anni ed esorcizzare il terrore, non con parole ma con fatti. Voleva restare in piedi davanti all'orrore e rifiutarlo per sempre.Non sono diventati ne' ricchi, ne' famosi e non fecero nulla per esserlo. Ma la gente li riconosce per strada e tanti bambini ormai diventati adulti spediscono a Natale lettere  per ricordare la loro nascita nell'ospedale della grande citta'.Sono ancora insieme dopo 45 anni. Lui quando non lavora si diletta a “sporcare qualche tela” di colore e a leggere. Lei cura con amore il suo piccolo giardino colorato.Quando litigano si sorridono ancora con gli occhi. A volte sento un vuoto nel petto quando penso alla loro vita, alle emozioni che non hanno potuto vivere,ai posti che non sono riusciti a vedere, alle persone che non hanno avuto l'opportunita' di conoscere. Alle cose a loro negate dal tumulto della storia e della vita in quel pezzo amaro dell'Europa della loro giovinezza. A volte invece li invidio.Loro  sono i miei genitori.