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Mi illumino di pace

Post n°88 pubblicato il 02 Febbraio 2013 da aribeca
 

Diocesi di Ascoli Piceno - Azione Cattolica - M'ILLUMINO DI PACE
Gli amici dell'Azione Cattolica di Ascoli Piceno, mi hanno invitato alla manifestazione M'illumino di pace e ieri 1 febbraio ho vissuto un'esperienza bellissima Ho ascoltato un nostro amico senegalese e dei ragazzi filippini che ci hanno raccontato la loro esperienza di immigrazione, ho ascoltato Gianni che ci ha racconato la sua esperienza di disabilità, poi Lucia la sua esperienza di malattia, infine Giulio Petrucci la sua esperienza di piccolo imprenditore che alle prese con la crisi...
Questo è stato il mio intervento:

Questa sera mi sono messo in un bel pasticcio. Io non sono capace di parlare: quando andavo a scuola i compagni di classe non vedevano l’ora che i prof mi interrogassero per prendermi in giro. E poi voi siete pure tanti… Chi me lo ha fatto fare? Ogni volta mi chiedo “ma chi me lo fa fare?” A voi non è mai capitato di farvi questa domanda? In realtà è una bella domanda perché te la fai solo quando stai facendo qualcosa che conta, che ritieni importante. Qualcosa che ti fa sentire vivo. Se ti fai questa domanda ti senti vivo. Se te ne stai a casa davanti la Tv non ti farai mai questa domanda e va a finire che te ne fai un’altra di domanda: che senso ha questa vita? E ti trovi anche la risposta: non ha senso…

Mi sono messo in un bel pasticcio perché in fondo la mia vita è molto semplice: non ho mai fatto nulla di eccezionale.

Mi sento anche un po’ a disagio perché questa sera abbiamo ascoltato tante testimonianze di buio, di difficoltà, di disagio, quello vero e non quello che provo ora io. Sarebbe stata una serata molto bella, se non avessi dovuto parlare. Molto bella perché a me piacciono le storie. Le storie sono fatte di “ciccia” e noi non abbiamo bisogno di tante parole, ma abbiamo bisogno di “ciccia”. Ma noi dove ci poniamo di fronte a queste situazioni? Innanzitutto mi toccano? Mi riguardano? Hanno a che fare con me, con la mia vita? Perché altrimenti stiamo perdendo tempo.

Non siamo più capaci di alzare lo sguardo. L’altro giorno ero al ristorante con la mia collega. “risotto” dico e il cameriere: “volete il risotto?” – “No! RI-SOT-TO… scusa stiamo giocando a Ruzzle, trenta secondi, aspetta trenta secondi.” Non siamo capaci di alzare lo sguardo verso la realtà. Scusate se divago sto già sbagliando tutto: mi hanno detto che ho dieci minuti, ma so già che li supero…

Mi hanno chiesto di portare un po’ di speranza, un po’ di luce dentro a questo buio. C’è una distanza inimmaginabile da colmare, non ne saremo mai capaci. Di tutto il buio che c’è possiamo illuminarne ben poco. Ma forse non è tanto l’esito che conta, ma quanto impegno ci mettiamo, la ragione per cui lo facciamo.

E cosa dovremmo fare? Cosa possiamo fare noi?

Ecco! Questa è una domanda alla quale occorre rispondere. C’è un’urgenza e si chiama realtà.

Le mie esperienze, posso dire che sono iniziate con l’impegno di educatore ACR dall’età di diciassette anni. In questi anni sono accadute tante cose, esperienze di luce e esperienze di buio. Sono stato presidente di AC parrocchiale per diversi anni e lo sono ancora. Sapete quanti tesserati ha la mia parrocchia? Due! Uno sono io. L’altro neanche lo sa. È mia moglie.

Questa sera preferisco raccontarvi quello che sto vivendo in questo periodo. Sono membro del comitato di quartiere. È un’esperienza nuova. Quando siamo partiti non sapevo neanche cosa dovevamo fare: eravamo tutti nuovi. In pochi mesi siamo riusciti a dare un po’ di vitalità al quartiere, a coinvolgere gli abitanti in varie iniziative, e soprattutto a coinvolgere i giovani. Tra le varie iniziative abbiamo recuperato la tradizione della Festa del Patrono al Paese Alto e i ragazzi del quartiere, dell’Oratorio e dell’Azione Cattolica ci hanno aiutato con grande impegno. Un impegno che non si era mai visto prima in parrocchia. Avevano magliette rosse addosso e chiunque è venuto alla Festa non ha potuto fare a meno di stupirsi di questa presenza gioiosa e numerosa. Anche il Sindaco lo ha notato: tra le tante cose che poteva dire, ci ha parlato del suo stupore di fronte a questi ragazzi.

Sono certo che voi giovani, quando vedete qualcosa di bello e buono e quando incontrate adulti che sanno testimoniare con la vita ciò che dicono a parole, non avete dubbi su chi vale la pena seguire e soprattutto fidarsi. Sono certo che siete pieni di voglia di fare cose belle e quando vi viene proposto di impegnarvi in ciò che riconoscete utile e interessante, anche se faticoso, non vi tirate indietro.

Abbiamo tutti bisogno, non solo i giovani, io ne ho bisogno, di persone capaci di illuminare la nostra vita, abbiamo bisogno di persone che ci testimoniano con la loro vita, con il loro impegno, che c’è un modo nuovo, vero, diverso di vivere. Un modo che rende cento volte di più.

Dopo la festa, con i membri del comitato si discuteva come ricompensare i ragazzi. Volevano fare ad ognuno di loro una ricarica telefonica. Poi è prevalsa un’altra proposta capace di valorizzare le loro responsabilità. Li avevamo caricati di responsabilità e hanno saputo rispondere a questa nostra richiesta. Dovevamo affermare la nostra fiducia in loro, non si trattava semplicemente di ringraziarli. Così abbiamo fatto il conto di quanto ci sarebbero costate le ricariche e abbiamo consegnato loro questa cifra da utilizzare per le attività dell’Oratorio. Hanno acquistato un impianto acustico e il resto lo usano per le spese varie, tipo ricomprare le palline del ping pong…

Adesso stiamo per acquistare un defribillatore per la scuola e il campo sportivo. Poi con i ragazzi dell’ACR abbiamo avviato un progetto. Mi hanno detto che nel cammino ACR è prevista una ricerca sul territorio delle varie problematiche del quartiere. Ho incontrato i ragazzi e ho annunciato a loro che il comitato di quartiere farà un’assemblea con loro e ascolterà ciò che hanno ricavato dalla ricerca e realizzerà una proposta che ci faranno. Questo ha l’intento di far sentire i ragazzi impegnati e considerati. Sapete a volte come vanno a finire queste cose: si fanno e restano in parrocchia. Così non hanno senso e il ragazzo dice: ma a che serve?

Ecco! Qui tocchiamo un altro aspetto: l’impegno laico del cattolico! Cosa stiamo a fare dentro le parrocchie? Dobbiamo uscire, dobbiamo stare dentro la realtà, nelle associazioni, nei quartieri, nelle piazze! Più che di Azione Cattolica dobbiamo parlare di Laici in azione! Tutti i cattolici dovrebbero fare azione cattolica. Azione! Ma voi pensate che tutti i santi e i beati di Azione Cattolica, quelli più vicini a noi (La Pira, Toniolo, Gianna Beretta Molla…) sono considerati santi perché stavano dentro le aule parrocchiali a fare i catechisti o gli educatori o perché sono stati laici in azione? Gesù quando ci ha enunciato le beatitudini non ci ha detto beato chi sta sempre nell’aula parrocchiale a pregare. Ha detto beati coloro che hanno fame e sete di giustizia. E la giustizia si realizza con una vita in azione, impegnata. Con una vita che ti fa sorgere la domanda: chi me lo fa fare?

E noi lo sappiamo chi ce lo fa fare. Dobbiamo avere sempre chiara la ragione per cui facciamo le cose. E la ragione che muove noi cristiani è l’incontro con persone eccezionali che donano la luce ricevuta, persone eccezionali che hanno incontrato Cristo. La ragione che muove un cristiano è Cristo stesso. L’incontro con Lui. A noi cristiani non interessa l’esito. Noi cristiani non facciamo le cose per ottenere un risultato, per vedere che il nostro quartiere sia più bello, più pulito e più civilizzato. No! Noi cristiani facciamo le cose perché abbiamo costantemente presente l’origine e cioè l’incontro con Cristo.

Ecco a cosa servono le aule parrocchiali: a ricordarci questo! Ricordarci che se mi impegno nel comitato di quartiere c’è una ragione ben precisa e che quello che faccio non dipende da me! Questo deve ricordare ai cattolici il parroco, l’associazione Azione Cattolica e qualsiasi altro gruppo o movimento…

 

E io sono convinto, perché ne ho fatto esperienza, che voi giovani siete la grande risorsa. Voi giovani sapete chi seguire. Sapete che per essere felici bisogna seguire chi è felice. Chi è felice veramente! E voi lo sapete riconoscere. Il vostro cuore, lo sa riconoscere!

E noi adulti abbiamo bisogno di voi, della vostra bellezza.

 

Concludo dicendo che questa povera esperienza che vi ho raccontato è ben poca cosa rispetto a tutte le situazioni di buio che ci sono state raccontate questa sera. Ha cambiato leggermente lo sguardo di qualcuno nel nostro quartiere: niente più. I comitati esistono da sempre, ma se noi, se io sto lì è perché ho visto persone prima di me che si impegnavano in questo. È ben poca cosa rispetto a tutte le testimonianze di disagio che abbiamo ascoltato. Però io dico questo: ognuno di noi è chiamato a fare ciò che la realtà gli mette di fronte. A fare ciò che può fare. Non possiamo inventarci nulla: le nostre idee, i nostri progetti, non hanno senso. Dobbiamo guardare semplicemente la realtà perché noi siamo chiamati a rispondere alle sue esigenze e non ai nostri desideri. E questa è la mentalità che bisognerebbe seguire sempre, anche nel comitato di quartiere: non inventiamoci nulla, ma rispondiamo alle esigenze della realtà. E facciamolo il meglio possibile. Non tutto dipende da noi, ma quello che dipende da noi dobbiamo farlo il meglio possibile. Siamo chiamati a questo.

È vero, non posso, ad esempio, risolvere il problema dell’inquinamento, ma posso fare la raccolta differenziata, posso ridurre l’uso dell’auto, posso scegliere di acquistare prodotti confezionati con materiali biodegradabili… Il resto non dipende da me.

 

Poi è vero, dicono che non elimineremo mai tutto il buio del mondo. È vero dicono che troveremo tante difficoltà, è vero dicono che nessuno ci dirà grazie, è vero dicono che spesso la luce che accendiamo verrà subito spenta da qualcun altro. È tutto vero! Ma io la penso come Jovanotti:

 

dicono che è vero sì ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione

per non farlo più, per non farlo più.

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Angela è bella e affascinante, ma non sarà mai altro che un’amica. Questo dice la realtà! Aderire al proprio destino o rifiutarlo? La domanda racchiude il dramma che deve affrontare il giovane protagonista di questa storia.

Improvvisamente, proprio nei giorni più critici della sua adolescenza, una presenza nuova si impone nella vita del ragazzo: un uomo diverso da tutti gli altri con il suo sguardo luminoso cattura l’attenzione del protagonista, dei suoi compagni e della stessa Angela, donando loro un nuovo modo di affrontare la vita.


Quale segreto è racchiuso nei suoi occhi? Tutto diventerà chiaro quando il protagonista, ormai adulto e nuovamente in crisi di fronte ad una decisione da prendere, tornerà nei luoghi dell’adolescenza per raccontare la sua storia.

 

ALESSANDRO RIBECA

 

 

Foto: Cinzia Camela Alessandro Ribeca è nato nel 1974

 a San Benedetto del Tronto (AP)

dove attualmente risiede.

 Si è sposato nel 2007 e nel 2009

è diventato papà.

 Laureato in economia e commercio, è impiegato di banca e si impegna

da anni in attività educative per i ragazzi.

 

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