Una vita da mediano

Post N° 4


Caro diario, da quel giorno mi sentivo veramente diverso, mi sentivo grande anche se ero piccolo di Riccardo. Andando a scuola mi specchiavo nelle vetrine, mi rendevo conto che mi era rimasta l'andatura, come dicevano nel paese, da femminuccia, allora il mio sguardo andava lontano e guardavo gli altri ragazzetti, avevo sette, otto anni, mi guardavo intorno e vedevo quelli di quarta e quinta che camminavano decisi ed allora ho provato a fare di testa mia, ho irrigidito le gambe ed ho provato a fare i passi più lunghi, nelle vetrine sembravo diverso, cioè ero proprio diverso, non mi riconoscevo nemmeno io. Ho guardato i libri, ho visto la cintura che mi aveva regalato mia sorella ed era da femmina allora l'ho buttata nel secchione ed ho tenuto i libri in mano, ho fatto le scale della scuola correndo, io che ero sempre lento, sentivo gli altri che ridevano mi sono girato ed ho chiesto cosa c'era da ridere e la mia voce era cambiata, era sicura. Un ragazzo della quinta mi ha detto se andavo a prendere i primi posti quella mattina, io gli risposi sempre correndo "certo, non sono lento, una lumaca, come avete pensato finora, ma da grande non vorrei diventare come te" lui mi corse dietro mi girò facendomi quasi cadere, non sò quale forza venne fuori in quell'istante ma gli diedi un calcio in uno stinco e lui cadde. Gli altri risero, ma stavolta non era di me, ridevano di lui, dissi "spero che ti boccino, così andremo in classe insieme così ti insegnerò ad essere un vero uomo" il vociare sulle scale era quasi finito. Io che stavo sempre all'ultimo banco per non farmi vedere mi misi al primo banco, quando entrò la maestra il suo sorriso fù una vittoria, rimasi lì, senza la cintura di mia sorella, con i miei jeans e la mia maglietta da ragazzo. Quando la classe fù piena la maestra fece l'appello, ci si alzava allora, quando mi sono alzato ho sentito tutti gli sguardi addosso ed il mio cuore batteva forte quando ho detto presente, il mio compagno di banco ha messo la mano sulla mia ed ha detto "presente e vincente" ed ho capito che tutti mi volevano bene anche prima, quando ero diverso, ma anche loro stavano assistendo ad una trasformazione, Roberto non era più Robertina, quante volte ho pianto sentendo quel soprannome, Roberto adesso era Roberto. Sò di non essere bravo come Riccardo a narrare ma questo è stato il secondo passo, grande, verso il mio vero essere. Un bacio.Roby