Una vita da medianoLa storia di due fratelli che avevano perso la strada |
A volte si inizia così per gioco...
..magari poi si continua così, e non è più un gioco...
per arrivare a questo...
.. e finire così..
AREA PERSONALE
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Post n°3 pubblicato il 20 Agosto 2007 da volevo_volare_vivere
Caro diario, a questo punto bisogna proprio cominciare a scrivere qualcosa per pensare di poter aiutare le persone, spero davvero che queste mie parole riescano ad aiutare qualcuno a non fare passi falsi nella vita. Vivere una realtà in un paese non grandissimo con due genitori iperprotettivi solo verso nostra sorella, un paese come tanti, dove tutti sanno tutto di tutti e tutti mormorano e non solo. Dopo 5 anni dalla nascita di Rosanna siamo arrivati io e Roberto. Non siamo proprio gemelli, siamo eterozigoti, per cui da due sacche diverse, ci somigliamo ma non siamo uguali. Roberto è nato per secondo, quindi è il più grande ed invece si è sentito sempre il più piccolo, inferiore a me ed ancor di più a nostra sorella alla quale somiglia molto. Rosy portava i capelli lunghi, aveva i suoi stessi occhi e la gente lo prendeva in giro, diceva "Carina, somigli proprio a tua sorella", i più cattivi arrivavano a dire che non era mio fratello, che non mi somigliava per niente, sembri una femminuccia e somigli molto di più a Rosanna.Roberto era debole, un carattere che assorbiva tutto, sentiva le persone parlare quando passava. Quindi Roberto ha iniziato a non capire più la sua identità fino a quando mamma lo ha sorpreso a mettersi un vestito di nostra sorella. Per tutta risposta alla sgridata di mia madre lui ha detto che tutti dicevano che era una femminuccia e chiedeva perchè non poteva mettersi quel vestito. Mamma gli spiegò allora che lui era un ometto e che la gente era cattiva e lui non doveva badargli. Dentro di se però covava questa personalità quasi duplice, non sapeva realmente chi fosse. Una sera in camera, dormivamo insieme, l'ho sentito piangere e mi sono avvicinato. Gli ho chiesto cosa non andava e lui con le lacrime agli occhi mi disse che non sapeva dove doveva andare, che non sapeva chi era, chiese a me se lo sapevo, visto che ero il più grande e che ero suo fratello. Andai in bagno, presi le forbici e cominciai a tagliargli i capelli, lui mi guardava e mi chiedeva cosa stessi facendo, io risposi che lo stavo rendendo uomo e che i capelli erano troppo lunghi e glieli tagliavo per quello. La mattina dopo la scuola mi ha sorriso, un piccolo passo, mi disse "Ricca, lo sai che mi hanno detto a scuola oggi?" Io dissi di no con la testa "finalmente Roberto, così sembri un ometto!" Ed è questo l'inizio del nostro diario. Riccardo |
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