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SACRO E PROFANO


DAI  SANTI   AI  GITANTICirca alla metà del 1200, sette giovani nobili fiorentini dopo aver dato ai poveri i loro beni, come san Francesco, decisero di ritirarsi a fare vita da eremiti e si stabilirono in alcune grotte tra i boschi di una collina quasi montagna, a circa 20 chilometri a nord di Firenze. La loro fama di santità faceva salire lassù i devoti, venne costruita una prima chiesetta, poi un convento che nei secolì subì danni, traversie, rifacimenti con stili e ambienti aggiunti e sovrapposti. I sette santi fondatori dell'ordine dei Servi di Maria sono molto popolari tra i cattolici fiorentini e molto amato è questo loro primo convento di Monte Senario che ancora oggi è aperto e abitato dai frati dell'ordine. Pellegrinaggi e passeggiate lassù in mezzo a folti boschi di macchia, di abeti e di agrifogli sono una abitudine di molti Fiorentini.Dallo spiazzo del convento esposto a nord si ammira tutta la vallata del Mugello. 
Tutto questo me lo raccontava, nei primi anni del mio stare a Firenze, il collega insegnante che lavorò con me per otto anni e con pazienza ed entusiasmo mi aiutò ad ambientarmi nella nuova città. Diceva che d'estate quando aveva troppo caldo a Firenze lui saliva a Monte Senario e passava qualche ora al fresco, leggendo un libro o conversando col priore. Lui, ateo incallito, trovava lassù una pace speciale. Questo luogo per me divenne un po' mitico e gli chiesi dopo qualche anno di organizzare lassù una gita di classe. Ne fu felicissimo, un bel mattino di maggio partimmo in due classi da Firenze, la corriera di linea ci avrebbe portato fino all'ultimo paese (Bivigliano), poi saremmo saliti a piedi per alcuni chilometri fino al convento, lassù spiegazioni, pic nic, giochi e ritorno di nuovo con la corriera. Ma non andò tutto come previsto. Il viaggio in corriera di mattina presto provocò un forte malessere in una bambina e arrivati a Bivigliano capimmo che non si sarebbe ripresa per continuare la gita a piedi. Il maestro telefonò (dal posto pubblico, erano gli anni '80, niente cellulari) ai genitori che sarebbero venuti a riprenderla. -Nel frattempo, ci disse, io resto con lei, ma voi potete cominciare a salire lentamente con gli altri, poi vi raggiungerò.- Lungo il tragitto, poco sotto la strada, un breve sentiero ci avrebbe condotto ad una ghiacciaia rinascimentale, una specie di grotta metà naturale metà artificiale dove si raccoglieva la neve d'inverno, da cui i Medici prelevavano ghiaccio che veniva portato nelle loro ville di Firenze e del contado per stupire gli ospiti ai banchetti principeschi. C'era in programma di farci una piccola sosta per mostrarla agli alunni. Il maestro diceva che era tutto molto facile, potevamo fare anche senza di lui... così partimmo, arrivammo alla ghiacciaia in mezzo al bosco... stupore, racconti, domande... Poi continuammo per il sentiero che avrebbe dovuto farci ritornare sulla strada carrabile e salire al monte. All'inizio fu un grande entusiasmo, in mezzo al bosco fitto era un'esperienza nuova per molti bambini, arrivammo a una radura che a tutti ricordò quella descritta in un romanzo per ragazzi, "PelleRossa" che stavamo leggendo proprio in quel periodo e ci pareva di essere entrati nella storia, ma dopo il percorso non finiva mai, il sentiero diventava più impervio, i bambini erano affaticati e iniziavano a lamentarsi... io e le colleghe dell'altra classe cominciammo a temere di aver capito male le spiegazioni del maestro sul cammino da seguire e... dove saremmo finiti? Niente cellulari all'epoca, già immaginavo la cronaca: "due classi disperse ..." e le nostre responsabilità di adulti... Io, come faccio nei casi disperati, tentai di orientarmi col sole e intuii che anzichè salire diretti stavamo lentamente salendo ma facendo il giro intorno al monte... sperai con tutto il cuore di incrociare al più presto una strada di qualsiasi genere che arrivasse al santuario dal lato opposto... Infatti, dopo circa due ore di cammino nel bosco fitto, fu così e quando tornammo a mettere i piedi sull'asfalto e a vedere di nuovo la costruzione in alto, molto in alto... ringraziai sentitamente i Sette Santi Fondatori! Lassù in cima c'era il maestro che scrutava preoccupato la vallata e quando ci vide si mise ad agitare le braccia prima di correrci incontro lungo l'ultimo tratto che, manco a dirlo, era tutto al sole! Il resto della gita andò splendidamente, ai bambini facemmo credere che il giro nel bosco fosse stato programmato e per loro fu l'esperienza più emozionante della giornata... 
 Anni dopo, quando il maestro non lavorava più con me, pensai di riportare a Monte Senario la classe quinta che avevo, rifacendo quel percorso emozionante in mezzo al bosco. Stavolta però per sicurezza mi accordai con una guida del WWF: lui disse che era una buona idea, il giro era molto interessante e lui ci avrebbe spiegato notizie naturalistiche sull'ambiente... Così stavolta potei godermelo senza preoccupazioni, nei bambini ritrovai lo stesso piacere e le stesse emozioni di quelli che c'erano stati cinque anni prima... In quegli anni presi anch'io l'abitudine d'estate di salire qualche volta con la corriera al mattino, fare la strada a piedi (quella breve, senza sbagliare), restare lassù al fresco fino al pomeriggio, rincasare per cena... A volte andai con i miei figli, più spesso da sola. E' un luogo che ristora, lassù sei portato a incontrare te stesso, a ripensare alla tua vita, si torna a Firenze e si sta meglio non solo fisicamente... So che anche per altri conoscenti è così... Forse un piccolo miracolo i Sette Santi lo hanno fatto anche ieri: mio marito si è convinto a sfuggire per qualche ora il caldo insopportabile della città e a salire lassù, a rifugiarci in pineta fino al tramonto. La pineta, come sempre nelle domeniche estive, era affollatissima di persone che cercavano il fresco come noi.