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ALLUVIONE A TEATRO


LE STORIE DELLA STORIA 
 Ieri sera i "ragazzi over 65" hanno portato in scena al Teatro delle Spiagge lo spettacolo sulla "loro" alluvione di cinquanta anni fa. Ho fatto parte anch'io della compagnia, anche se nel 1966 ero solo una ragazzina che abitava a Bologna e ascoltava le notizie alla radio, nemmeno le vedeva in televisione perchè la mia famiglia era povera e la televisione non ce la potevamo permettere. Ma ho avuto tempo, in tanti anni, di vedere immagini e di sentir raccontare storie, soprattutto da quando sono venuta ad abitare a Firenze. Così, a differenza dei miei compagni di scena, i quali recitavano parti in fatti che avevano veramente vissuto, io ho fatto l'attrice e sono entrata nei personaggi che mi hanno affidato. A tal punto che ieri mentre terminavo una delle mie scene quasi mi sono commossa... A tal punto che un'amica che era tra il pubblico ha chiesto a mio marito mentre raccontavo di un fatto a cui avevo assistito (solo per finzone scenica): -Ma allora lei era venuta a Firenze in quei giorni!- Macchè! Avevo 15 anni, a dire il vero tra gli "angeli del fango" c'erano anche miei coetanei, ma con la mentalità dei miei genitori se avessi chiesto di andare a dare una mano, come altri studenti... apriti cielo! Sarebbe stato uno scandalo fra tutti i miei parenti ed io sarei diventata una ragazza perduta! Non è stato facile preparare questo spettacolo. Gli anziani del gruppo non hanno fatto veri corsi di teatro, è la prima loro esperienza di un vero spettacolo, la memoria con l'età diventa difficoltosa, l'emozione fa il resto, la ragazza regista che guida il gruppo ha fatto un lavoraccio enorme... negli ultimi giorni mi aveva detto che era molto contenta che ci fossi anch'io, un po' più esperta degli altri, così la aiutavo nel gestire il gruppo e nel rassicurare i miei compagni. Che responsabilità mi ero sentita addosso! E mi aveva messo ancora di più in agitazione! Più che della recitazione, ero preoccupata dei cambi di scena, quando sul palco ognuno deve spostare oggetti, farne sparire o collocarne dei nuovi, nella penombra. Anche questo richiede movimenti precisi e non si deve dimenticare NIENTE. Io dovevo fare anche lo "spazzino" cioè controllare che non restasse in giro nulla di inutile prima della nuova scena: mica facile, perchè dovevo avere in testa esattamente tutto ciò che doveva stare sul palco e in che posizione e rapidissimamente provvedere se qualcosa non andava. Ecco, temevo di più questi momenti che tutto il resto... Ce la siamo cavata con onore. Vista l'importanza dell'argomento, erano presenti il direttore del teatro e un consigliere del nostro Quartiere: alla fine erano entrambi molto soddisfatti, mettevano in rilievo il fatto che sia proprio la storia del quartiere che è diventata spettacolo e confabulavano di farne pubblicità, di portarlo in altre sedi anche più importanti. Soddisfazione e onore per noi e per la nostra giovane e paziente regista! Ora ho finito di salire sul palcoscenico, per un bel po'... a meno che queste repliche si vadano a concretizzare! Ora confesso che ho voglia di un po' di giorni "facili", di tempi distesi, di disporre di qualche ora tutta per me...