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FUERTE FAI DA TE


CON   L' AUTOracconto di meraviglie e di suggerimenti utili per i viandantiGli ultimi cinque giorni con l'auto noleggiata ci hanno consentito di andare a zonzo per l'isola.La comodità dell'organizzazione fai-da-te a dire il vero provoca in mio marito un rischioso adagiarsi sui suoi "tempi tecnici" allungatissimi... Comunque ho cercato di portare pazienza, ripetendomi che eravamo in vacanza e che ciò che non vedevamo ora resta per la prossima volta che senz'altro DOVRA' esserci... Cercando di stimolarlo e velocizzarlo ripetendogli gli orari di apertura e soprattutto di chiusura dei luoghi che volevamo vedere, orari che non sempre si conciliano con quelli che lui vorrebbe, alla fine non è andata male.Dall'ultima visita a Fuerteventura, cinque anni fa, ho notato cambiamenti a favore del turismo: c'è una rete di piccoli musei sulle caratteristiche del luogo e della popolazione, insieme ad una serie di luoghi naturali interessanti ben segnalati e descritti su internet e nei depliants all'ufficio del turismo, comprese proposte di trekking che non avevo mai visto. Le strade, anche quelle piccole, sono chiaramente indicate nelle mappe, e pur senza navigatore non ci siamo mai persi. Invece la prima volta, nel 2007, che disastro!  Insomma, i turisti che vogliono conoscere l'isola a fondo ora si trovano molto meglio. Bello, ma spero che ciò non sia l'inizio di un affollamento e una cementificazione selvaggia che hanno già rovinato altre isole delle Canarie... Non merita questo sfacelo!Così abbiamo cercato di andare soprattutto nei luoghi che ci mancavano, certe spiagge ancora da scoprire... e che non ci hanno deluso!  
0ceano alla spiaggia di Ajui  Abbiamo visitato due piccoli musei che spiegano come si fanno gli squisiti formaggi locali, le razze delle capre, le storie dei pastori e dei cani da guardia: per "concretizzare" le notizie i musei sono inseriti negli allevamenti, perchè Fuerte è l'isola delle capre, quelle che vivono allo stato semibrado riempiono i versanti dei monti e si accontentano delle poche erbe e cespugli che però danno sapori squisiti al formaggio. 
allevamento al museo Abbiamo visto in certi paesi altre grandi sculture. Avevo detto nel 2013 l'abitudine a queste forme d'arte che rappresentano mestieri, concetti, non persone importanti.
 Il luogo più bello scoperto quest'anno per me è stato l'ecomuseo La Alcogida: hanno ricostruito sette case tipiche dell'isola nei tempi passati, da quelle più povere a quelle degli artigiani e dei "signori", gli esterni con i materiali caratteristici locali, gli interni con oggetti d'epoca. In una ci sono le stalle con capre, polli e l'asino, fidato mezzo di trasporto sulle piste impervie. Queste case sono sparse su un territorio abbastanza vasto, per vederle si fa dunque una salutare passeggiata in cui lo sguardo spazia nel panorama tra i monti e l'oceano.  
ecomuseo La AlcogidaAlla biglietteria (5 euro il biglietto), vicino al bar e al piccolo negozio di souvenirs, mi hanno dato il biglietto da visita dell'unico ristorante di Tefìa, il paese più vicino, dove ad un orario tipicamente spagnolo (le 3 del pomeriggio, ma lì è normale) abbiamo pranzato col formaggio locale fritto, le costolette di maiale (con un sapore così intenso che in Italia si trovava tanto tempo fa...) e il migliore bienmesabe che abbia mai mangiato: è un dolce tipico, una specie di pasta di mandorle, lì imbevuta di sciroppo di fico d'india e accompagnato dal gelato al gofio (tipo di cereale tostato). Tutto "casero", fatto in casa,  non lo scorderò facilmente... chi passa da quelle parti non lo perda!C'è solo un piccolo problema in questi giri fai da te: la pipì.Uno dice: "Che problema c'è? Ci si ferma e si va dietro un cespuglio." Facile a dirsi... Nel 2013 con i nostri amici una volta, dopo ore di auto e di esplorazioni, avevamo questo impellente bisogno: si fanno chilometri e chilometri in una specie di deserto o di steppa, non ci sono boschi, pochi i cespugli, spesso le strade hanno accanto fossati scoscesi che non permettono l'allontanarsi a piedi. Quando finalmente, quella volta, vedemmo un versante con un bel po' di cespugli credemmo di aver risolto: macchè, erano così bassi che dalla strada si vedeva tutto! Fu un'impresa risalire il versante fino a trovare un avvallamento con vegetazione sufficiente... E se non l'avessimo trovato? L'hotel era lontano. A estremi mali... l'unica sarebbe stata fermarsi in uno slargo (mica facile da trovare), aprire le due portiere non dal lato della strada e arrangiarsi così...Così quando si parte per certe località desertiche è meglio essere ben svuotati, poi approfittare abbondantemente dei ristoranti, ora anche di questi piccoli musei, dei paesini che hanno sempre i bagni pubblici ben tenuti... Come dice una mia amica viaggiatrice: "Tutte le volte che hai l'occasione di farla... FALLA!"Ma nonostante tutte le accortezze, quest'anno una volta mi sono trovata in difficoltà... a una certa età e dopo certe scorpacciate... Eravamo in un paese sul mare, ma non si trovavano i bagni pubblici. C'era un bellissimo hotel e un cartello diceva che nella hall erano esposti gioielli e souvenirs, a ingresso libero. C'era un gran movimento di entrate e uscite di persone, con le valigie, con abiti da spiaggia... alla reception erano impegnati, chi badava a me? Di solito i bagni non sono mai molto lontani dall'ingresso: sono entrata con fare indifferente, ma osservando bene, oltre ai gioielli, le porte e le indicazioni... perfetto, ecco i bagni! Fatto, e uscita con altrettanta nonchalance!   Concludo la mia Fuerteventura 2018 e vi lascio con questi piccoli suggerimenti da turista fai-da-te...