ricomincioda7

AL TEMPO DEL VIRUS 8


 UP and DOWN 
 E' passato un mese esatto. La festa per mio marito, l'ultimo incontro di tutta la famiglia insieme, una bella giornata. Subito dopo siamo entrati in questo tunnel, sempre più ristretto, di cui ancora non si vede la fine. Chiusi in casa. Ci si fa l'abitudine? No, per niente. Ho un bel da ripetermi che è per il bene di tutti, che siamo fortunati per lo spazio che abbiamo interno ed esterno, che c'è chi sta molto peggio, che il rischio è forte, soprattutto alla nostra età, che un po' di tempi vuoti, rallentati, possono fare solo bene e che forse permetteranno di riordinare la casa, le cose e le idee, che i modi di passare le giornate non ci mancano, e via così. Ma visto che la faccenda si prolunga ogni tanto mi vengono momenti di sfiducia, non riesco sempre a... cavalcare l'onda, ogni tanto sprofondo. Un conto è SCEGLIERE di chiudersi in casa per qualche (qualche?!) giorno, un conto è esserci costretta, soprattutto ora che è piena primavera, il sole tiepido comincia a scuotere il sangue e a spingere all'evasione, anche solo per una passeggiata luminosa, tornano pensieri di spiaggia e di mare. La mia passeggiata quotidiana è dal giornalaio e a vuotare l'immondizia, credo di non arrivare ai cinquanta passi tra l'andata e il ritorno. Posso passeggiare in giardino, salutare i fiori nuovi del pero e chiedergli se per favore quest'anno si decide finalmente a fare qualche frutto, dire alle spiree che si impegnino a fiorire, che prendano esempio dal grande cespuglio dei vicini che è già una bellissima cascata bianca, chiedere agli iris se hanno passato bene l'inverno e se vorranno essere belli come gli anni passati, magari insegnino velocemente a produrre fiori anche agli ultimi piantati, che dovrebbero essere azzurri e starebbero bene insieme ai vecchi rosa. Mio marito va a fare la spesa con la macchina, circa ogni settimana, alternando i due supermercati che abbiamo più vicini, per trovare i prodotti con meno difficoltà. Io gli preparo la lista ed è un lavoro di pignoleria e di immaginazione insieme, devo segnare man mano nei giorni ciò che manca, devo prevedere ciò che cucinerò nei giorni successivi, e anche piani B, visto che non tutto si trova, ora lui vuole che gli scriva la lista secondo la disposizione dei prodotti nelle corsie: ma io mica ricordo a memoria cosa c'è in ogni corsia, di due supermercati poi, e ogni tanto rivoluzionano tutto. E per certe cose devo scrivergli i dettagli, tipo lo yogurt: quale marca mangio, quale no, quale gusto mi piace, quale mi fa schifo, altrimenti non compra nulla. E continua a non telefonarmi se nel negozio non trova o ha problemi... così è una sorpresa cosa mi arriverà a casa... o cosa non arriverà. Sento la mancanza dell'appoggiarmi al carrello che scivola tra gli scaffali, il soffermarmi davanti alle novità o a qualcosa di sfizioso, che poi magari compro, per coccolarmi un po'. Coccolarsi? Non esiste questa parola nel suo vocabolario: solo ciò che serve alla sopravvivenza. Gli ho chiesto: -Ma non ci sono già le colombe e le uova di Pasqua?- - Certo.- - Non ti è passato per la mente di prendere qualcosa?- - Non l'avevi mica scritto.- Così all'ultima spedizione gli ho scritto di prendere una colomba, per l'uovo fondente, dove lo prendiamo di solito, li hanno finiti, ora a fare la spesa non esce più, sarà Pasqua senza cioccolata (ma tanto lui non la mangia, sta bene lo stesso). Ripenso alle passeggiate nel centro di Firenze, che ora vedo vuoto nei video su internet, alle belle mostre che sono state chiuse, ai nostri lavori su alla casa in montagna, che sono bloccati e che mettono in forse il finirli per l'estate, la seconda estate in cui avremo la casa senza poterla usare... Sul web ora c'è di tutto e di più, potrei vedere film, telefilm, documentari, ascoltare musica, teatro, stordirmi di cultura, di comicità, di informazioni, imparare nuove ricette e metterle in pratica, ma questo mi farebbe sentire ancora di più lo sconquasso e il doversi arrangiare in qualche modo, in questo periodo che stiamo vivendo. Meglio che mi mantenga sulle mie attività solite, e mi autoconvinca che è un'occasione per svolgerle meglio, con meno fretta. E mi commuovo spesso e facilmente: alle notizie tragiche, alle notizie positive, alla voce della nipotina che mi racconta di aver completato il disegno che avevamo cominciato insieme l'ultima volta a casa sua, più di un mese fa. Ogni mattina volto un foglio dell'agenda... quasi sempre lo trovo vuoto ormai, oppure vedo un grosso NO scritto sui vecchi impegni. Che tristezza! Allora durante la giornata ci scrivo appunti, conteggi, frasi, malacopie, tanto per coprire quel vuoto bianco, che mi rattrista. Ci scrivo anche i sogni, quando li ricordo. Sono sogni di viaggio, di valigie, di andate e ritorni, di bambini insieme a me in queste fantasie notturne; però spesso mi sveglio di notte, senza una ragione, e mi riaddormento con difficoltà, avrei voglia di uscire fuori nel giardino notturno, pare che lo stress faccia questi scherzi. Per quanto tempo ancora? E dopo? Sarà morta un'epoca, un modo di vivere, bisognerà inventare molto, forse reinventarsi... Avremo nostalgie, rimpianti della nostra vita prima del virus? Racconteremo allora ai nostri nipoti: - Ai miei tempi...- E loro forse ci ascolteranno increduli, come se venissimo da un altro pianeta.