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PRIMO VIAGGIO


 UN’ ALTRA BOLOGNA
Il grande cedro a villa Ghigi Ora che sono arrivate le copie del mio libro, mi dedico alla loro distribuzione. Ho scritto una lista di persone a cui voglio donarlo, i nipoti innanzitutto, poi alcuni amici e amiche, questi ultimi vanno rintracciati e pian piano lo sto facendo, è un bel modo per tornare a incontrarsi in questo post-Covid e per salutarci prima delle vacanze. Li contatto pian piano, fissiamo un appuntamento perché, dico, ho una sorpresa da consegnargli, poi quando ci vediamo dò loro il libro, suggerendolo scherzosamente come lettura per l’estate. Offrire un ricordo di me alle persone care: è stato questo lo scopo del mio lavoro, finora ho visto tutti sorpresi e contenti. Qualcuno di loro abita a Bologna, per incontrarli ho organizzato una gita in treno: il primo viaggio dopo la quarantena, una prova per me che ancora mi sento timorosa quando vado in giro, non sopporto che la gente mi stia troppo vicina, non ho superato i timori del contatto con le persone. Però mi sono fatta forza e sono partita. Stavolta, complice il bel tempo, il caldo e la precauzione dei distanziamenti, gli incontri non sono stati in musei o mostre, ma all’aperto e così ho finalmente visitato un parco in cui non ricordo di essere mai andata quando abitavo là: ma dal 1981 di giardini e parchi nuovi ne hanno fatti! Questo è enorme, si chiama villa Ghigi, occupa praticamente due colline, alterna zone boscose e altre di prati. Era un antico possedimento di nobili, mi pare, restano anche residui di frutteti e alberi di rusticani, quelle piccole prugne rosse, così piccole che sembrano ciliegie grosse e solo la foglia diversa ti indica la differenza. Sono i frutti selvatici delle scorribande nei campi ai tempi della mia infanzia, spesso i rusticani sono aspri, ma lì no, avevano appena un inizio di dolce che era squisito, quasi dissetante. Perchè, e qui viene il bello, a villa Ghigi si possono tranquillamente raccogliere e mangiare, dai rami (quelli più bassi) alla bocca! Così la passeggiata ha preso un sapore di vissuti lontani, che ben si accompagnava alle rievocazioni scritte nel mio libro… Le rare panchine all’ombra naturalmente erano tutte occupate, ma all’ombra degli alberi si stava benissimo a sedere comodamente sull’erba, con le carezze di un venticello gentile, a chiacchierare e ammirare la natura rigogliosa e il cielo luminoso. Peccato dover scendere di nuovo in città… che non è per niente affollata, ma vuoi mettere, lassù era tutt’un altro mondo. E dopo il pranzo leggero in un ristorante mai collaudato e trovato buono, un altro giardino, stavolta privato, in una zona della pianura, che attornia un’altra villa di nobili ora trasformata in appartamenti, quasi nascosta, tra tutti gli alberi secolari, dagli stradoni trafficati e la vegetazione folta attenua i rumori. Molto bello e riposante anche qui. Insomma, posso dire che questa spedizione bolognese stavolta è stata davvero particolare: invece della tradizionale “Bologna la rossa” posso dire che ho goduto di “Bologna la verde”! Poi, al ritorno, di sera il vedere allo specchio i segni di una leggera abbronzatura dove la maglietta lasciava la pelle scoperta, tutto merito della passeggiata a villa Ghigi, dà un valore aggiunto alla bella giornata. Mi sono proprio coccolata un po’: la prima abbronzatura della stagione mette allegria, è una positività di buon augurio per l'estate.