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RICORDO


 DUE COMPLEANNI 
E.Vigée-Lebrun, Autoritratto con la figlia La mia mamma non sapeva esattamente la sua data di nascita, a causa di documenti poco chiari, delle difficoltà di registrazione nei paesi di montagna in quegli anni di primo novecento. Tutta la storia l'avevo già raccontata QUI. 17 o 19 luglio? 1919 o 1920? Lei aveva scelto il 17 luglio 1920 e questa data diventò quella ufficiale, però scherzando si poteva dire che il suo compleanno sarebbe durato tre giorni, se avesse voluto festeggiarlo. Ormai lei non è più qui con noi da dodici anni, ma ogni luglio, il 17, penso a lei e a questa sua strana storia. Di solito la penso serenamente, ho un rapporto con la morte abbastanza tranquillo, forse freddo: mi mancano le persone, ma esse ci sono in modo differente, la vita va avanti, mi hanno accompagnato per un pezzo di strada poi proseguo da sola, restano nei loro insegnamenti, nei ricordi, negli affetti che ci siamo scambiati e che non si perdono, così sento ancora la loro presenza. Ritrovo la mia mamma in certi oggetti che ho conservato, nelle foto, in frasi e modi di dire che erano suoi... mi fanno compagnia e me la mantengono vicina. Magari mi farebbe piacere sognarla, qualche volta, ma è accaduto assai raramente e pure i sogni erano tranquilli, non angoscianti. Però quest'anno è stato diverso. In questi tre giorni, dal 17 al 19, mi sono sentita triste come non mai, avrei voluto averla vicino fisicamente, essere ancora bambina per potermi rifugiare nelle sue sicurezze e nella sua forza che ha sempre avuto per affrontare le difficoltà. La rivedevo nel ricordo quando era ancora bella, alta, giovane, quando mi ascoltava mentre le raccontavo di tutto, poi diceva la sua idea... Non andavamo sempre d'accordo, però era la mamma, ci riflettevo sopra... Ora capisco a fondo come doveva sentirsi sola quando passavo tanto tempo senza telefonarle, poi alla fine chiamava lei, per accertarsi che tutto andasse bene: erano gli anni in cui lei era rimasta a Bologna e noi a Firenze eravamo soli con i figli piccoli, anni faticosissimi e senza tregua; adesso che anch'io ho i figli che non si fanno sentire spesso, li immagino con le stesse giornate convulse e faticose (soprattutto mia figlia) come quelle mie lontane e mi trattengo dal chiamarli per non disturbarli troppo nè fargli perdere tempo prezioso. Per fortuna oggi ci sono i messaggi e un filo si riesce a tenere, ma a volte è poco... Probabilmente in questi tre giorni ho incanalato nel pensare e nel soffrire la sua mancanza tutto lo stress e la depressione che mi accompagnano ormai dai molti mesi di Covid, tra chiusure, annullamenti, distanze, solitudine, timori. Forse, passata la ricorrenza, un po' si attenuerà tutto questo, o forse incapperò in altre "ricorrenze" che scaveranno dentro di me e mi daranno motivi di sofferenze più acute... sarà ancora difficile passare le giornate e andare oltre.