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BOLOGNA NON TRADISCE


GIORNATA DA 10 
villa Pallavicini, Bologna Ieri sono stata a Bologna, col marito, in auto questa volta. Ancora un mio raccontino inserito in un’antologia di un concorso, ancora una presentazione con distribuzione dei diplomi, a Bologna ho avuto già diverse volte questo tipo di riconoscimento, se vede che in quelle terre le mie scritture piacciono… chissà, forse le mie origini creano un certo feeling? Stavolta l’incontro era nel primo pomeriggio, in una villa nella campagna della zona a nord-ovest, dove non ero mai stata nei miei primi trenta anni bolognesi. Questi eventi programmati da settimane nel periodo attuale di incertezze sanitarie e metereologiche sono sempre a rischio… ma ci siamo arrivati, col green pass obbligatorio per partecipare e il maltempo che proprio ieri si è allontanato dall’Appennino tra Bologna e Firenze. Così tutto prometteva bene. Lungo l’autostrada il cielo era limpido e il paesaggio stupendo: nel tratto più in alto la neve dei giorni precedenti ha lasciato uno strato leggero sui boschi, sui prati e sulle case di montagna, non nascondeva i colori, ma pareva che tutto fosse ricoperto da una spolverata di zucchero a velo. Ne abbiamo approfittato per ritrovarci, la mattina, con la coppia dei nostri amici storici, con i quali, prima del covid, facevamo incontri e gite: da quasi due anni non eravamo più riusciti a vederci! Ci mancavano le chiacchierate, le confidenze, gli scambi di libri e souvenirs dei viaggi (loro, soprattutto). Stavolta insieme abbiamo approfittato per visitare una mostra fotografica al MAST, un nuovo museo bolognese di cui io ignoravo l’esistenza. Confesso che le foto, sull’argomento lavoro e cibo, non le ho guardate con eccessiva attenzione, il mio entusiasmo andava principalmente allo stare bene insieme agli amici. Poi il pranzo, il collaudo di un nuovo ristorante nella campagna bolognese: piatti tipici naturalmente, tortellini in brodo, tagliatelle al ragù, una sbornia di crescentine e tigelle coi classici salumi e squacquerone, infine una superba zuppa inglese. A Bologna non si scappa, DEVO assolutamente fare queste rimpatriate gastronomiche! Dopo pranzo ci siamo salutati, loro avevano altri impegni, per noi era il tempo dell’incontro… letterario. Erano le ore più calde, o meglio meno fredde, della giornata, il sole illuminava la campagna tra il verde dei prati e il bruno della terra scura e brulla, gli alberi hanno perso molte foglie, ma le rimanenti brillavano nel giallo tardo autunnale, filari neri in distanza segnavano confini, la limpidezza del cielo mostrava i primi monti bolognesi all’orizzonte. L’edificio neoclassico con un imponente colonnato davanti è perfetto, restaurato, dai colori caldi tipici della zona. Ora è destinato a diverse attività sociali, tramite la curia e il comune, è talmente grande che ospita anche appartamentini per persone in difficoltà abitative; è bello questo utilizzo per il bene della collettività. E l’aria era pulita, piacevole, i rumori delle strade lontanissimi perché la villa si trova in aperta campagna, solo uccelli, un vento leggero e vocio di un gruppo di ragazzi che giocavano a pallone, nel campo attiguo alla grande palestra costruita sul terreno della proprietà. E questo mi ha fatto ricordare… Anche se non c’ero mai stata, perché io abitavo dalla parte opposta della città, conoscevo la villa da quando ero ragazzina: già allora ospitava un centro sportivo, vi era una società sportiva che raccoglieva i ragazzi dei quartieri vicini. Quando frequentavo l’Istituto Magistrale, alcuni miei amici abitavano da quelle parti e andavano ad allenarsi là, era un luogo di ritrovo per i giovani, ne parlavano anche a scuola: pomeriggi di corse e di partite, gare vinte o perse, incontri e conoscenze, amori nati o finiti. Così, dopo più di cinquanta anni, ho finalmente raggiunto quel luogo e ieri mi pareva di vedere certe antiche conoscenze, nello splendore dei 17 e 18 anni, che correvano in pantaloncini corti lungo il perimetro del campo di atletica o per le stradelle che attraversano i campi… e sorridevo con un po’ di emozione nel ricordo e nella nostalgia della giovinezza, al sole che tramontava in fretta nel cielo rosso, mentre le ombre degli alberi si allungavano nella sera… della giornata e della vita, come è ora per noi settantenni. Questo è stato il valore aggiunto dell’evento in cui ognuno degli invitati, più o meno scrittori o aspiranti tali, in un bellissimo salone affrescato riceveva il diploma, presentava se stesso e in breve il racconto inserito nell’antologia: così viene proprio la curiosità di leggerli tutti! Siamo usciti che era già buio, troppo tardi per recarci in centro a Bologna, vista la distanza, il traffico e le difficoltà di parcheggio: mi sarebbe piaciuto passeggiare nella città tra le luci natalizie, ma non mi illudevo che ce ne sarebbe stato il tempo. Però mi ero informata su internet e avevo visto che in un paese non troppo lontano dalla villa ieri erano allestiti i mercatini natalizi, ecco una meta alternativa! Così abbiamo concluso ugualmente bene la giornata, anche lì abbiamo trovato le crescentine, cotte al momento e ce ne siamo portati a casa una riserva per la cena. Anche se si compra poco altro, questi mercatini sorprendono e rallegrano sempre, lasciano l’animo sereno. Se fosse un tema per la scuola, potrei concludere dicendo: “è stata proprio una bella giornata!”