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DOVE VORREI TORNARE


PASSO FALZAREGO 
 Era un luogo mitico per noi che frequentavamo il gruppo parrocchiale dei giovani, in quegli anni lontanissimi: 1968 e dintorni.A poche centinaia di metri dal Passo Falzarego c’era (chissà se c’è ancora?) una di quelle “case” tra l’albergo e l’ostello, in cui si svolgevano, soprattutto d’estate, settimane di vacanze- formazione per i gruppi cattolici provenienti dalle parrocchie, diocesi e così via. Non solo giovani, c’erano quelle per gli adulti, per i religiosi, per le famiglie “impegnate” e altri. Almeno per i ragazzi era anche occasione di divertimento: oltre alle messe, alle conferenze, alle meditazioni e alle discussioni c’erano escursioni, giochi, films, ore libere per socializzare…E si sa che a quell’età ci si diverte con poco e le occasioni di allegria si creano anche autonomamente. Insomma, chi partecipava a quelle settimane ritornava sempre contento e ne raccontava con entusiasmo.Io solo nel 1968 riuscii ad andarci, avevo già 17 anni e fino ad allora i miei genitori severissimi non vedevano di buon occhio che io restassi “fuori casa”. Lì però l’organizzazione parrocchiale avrebbe garantito la serietà, così potei partire, con tanta emozione e tante aspettative. Non furono affatto deluse, anch’io al ritorno ero entusiasta, col valore aggiunto di aver conosciuto alcuni ragazzi che mi erano sembrati favolosi (succedeva più o meno a tutte… forse a tutti, ma i maschi non ce lo raccontavano). Feci la mia prima (e ultima) escursione in alta montagna, su una delle cime dei dintorni (Lagazuoi?): dicevano fosse facile, ma per me fu un’impresa, partita coi primi, arrivai tra gli ultimi, con la lingua di fuori.Cinque anni dopo tornai lassù, in un’altra estate, in un’altra settimana di vacanza-formazione per giovani adulti. Mi sarei sposata dopo pochi mesi, con me venne il fidanzato, con un braccio ingessato perché poco prima aveva avuto un incidente sul lavoro. Tutti sapevano di noi, eravamo “gli sposini” ancora prima del matrimonio, ma ciò non ci permetteva ulteriori intimità, visti i tempi e l’ambiente molto religioso. Ci divertimmo lo stesso, c’erano con noi amici cari e persone simpatiche.Qualche anno dopo, avevamo il figlio di un anno, decidemmo di fare una vacanza sulle Alpi in estate e ripassammo dal passo Falzarego, a rievocare i tempi di quella giovinezza che si stava allontanando. Fu una settimana piacevole, di aria buona e di giornate serene. Ho belle foto di picnic sui prati soleggiati, col nostro cucciolo che fa le sue prime corse in mezzo ai fiori.Non sono più tornata da quelle parti. I miei problemi motori, aggravatisi con gli anni, non mi permettono lunghe escursioni e senza queste per me l’alta montagna è noia associata a bei panorami di luoghi che non posso esplorare.Ogni tanto penso che mi piacerebbe rivedere il passo Falzarego, la val Parola, Alleghe e i dintorni; ho saputo che hanno sistemato e reso agibili i camminamenti e le trincee della prima guerra mondiale: nel 1968 se ne parlava come di luoghi misteriosi e segreti, non erano visitabili, quei tristi ricordi li rievocavamo nei cori dei canti degli Alpini, che noi ragazzi cantavamo la sera sotto le stelle.