ricomincioda7

CAMMINA CAMMINA


GIORNATA FRA PARENTESI 
 Ho necessità di un distacco, dai giorni passati, dalla fatica, dall’ansia, dal quotidiano incombente, da ciò che vorrei cambiare, da ciò che non riesco ad afferrare…Allora che faccio? Mi prendo una giornata che sia diversa da quelle prima e da quelle dopo, come uno scrollone che mi ricarichi, o di energie fisiche o, soprattutto, di energie mentali a cui attingere per proseguire. Una “giornata fra parentesi”, ho coniato questa definizione a mio uso e consumo.Il meglio è andare a Bologna. Ma da sola, in treno, un libro nella borsa, una piccola mappa che fra poco cadrà a pezzi da quanto l’ho usata (dovrei ricordarmi, a Bologna, di andare a prenderne una nuova all’ufficio del turismo, ma lo dimentico sempre…), la macchina fotografica, gli orari di qualche mostra del momento, la speranza che ci sia il sole.E anche stavolta è andata così. Le mostre in questione erano due: Lucio Dalla e Pasolini. Il primo da me amatissimo, il secondo per me quasi sconosciuto. Quando era in vita Pasolini era molto lontano dal mio modo di vivere, non mi attirava, successivamente ne ho scoperto l’acume intellettuale, certe intuizioni sui cambiamenti della società e alcune sue poesie dense di sentimento e sofferenza.In questa giornata ho trovato tutto ciò di cui sentivo il bisogno. E ho camminato, camminato tanto: a Bologna conosco bene le principali direttrici nel centro storico, ma quando mi inoltro in certi quartieri antichi, in certi vicoletti, allora mi perdo e devo usare la mappa, mi piacciono questi straniamenti, i passi che rimbombano sotto i portici, i negozietti a sorpresa, i colori brillanti dei vecchi muri ben restaurati, le volute e i mascheroni dei palazzi antichi, i parchi che si intravedono oltre le cancellate di ferro, i ciuffi di glicine che in questa stagione ogni tanto spuntano e strabordano da giardini segreti, oppure si arrampicano sui muri, il vocio e i profumi del Mercato Vecchio. Non mi pare mai di essere stanca, camminando a Bologna, è la gioia e l’amore per la città che mi fanno resistere, vorrei vedere tutto e impadronirmi sentimentalmente di tutto. Salvo crollare poi sui gradini di San Petronio, quasi affollati di persone sedute come me, poi abbracciare con lo sguardo tutta la bellissima piazza Maggiore… e pensare che a Firenze è proibito sostare seduti sulle gradinate delle chiese, si rischiano multe: anche qui si nota la differenza di ospitalità tra Bologna e Firenze.Questa volta sono anche tornata in un luogo dove ero già stata qualche anno fa, ma una giornata molto piovosa mi aveva impedito di godermelo: l’Orto Botanico dell’Università, in realtà è un giardino aperto al pubblico fitto di alberi, cespugli, prati e fiori, un’isola di natura in mezzo alla città, dove le auto quasi non si sentono, ma tanti uccellini si lanciano richiami che paiono conversazioni. C’era un bellissimo sole, li ascoltavo seduta su una panchina, non me ne sarei più andata da lì. Intanto arrivavano bambini coi genitori, ragazzi giovani a chiacchierare sull’erba, tutto in pace, tranquillità, luce e tepore di primavera.Prima di riprendere il treno sono passata da un famoso negozio di prodotti tipici alimentari: volevo comperare i tortellini per il pranzo di Pasqua, ma ero sedotta anche dai vari dolciumi bolognesi! Non potevo prendere molto altro, oltre ai tortellini, avevo solo lo zaino e una borsa da spesa in più e non posso portare troppo peso… Che fare? Ho dovuto scegliere, a malincuore: solo qualche raviola con la mostarda, due piccole ciambelle. Ho lasciato il cuore e l’acquolina nella crescenta coi ciccioli, nella torta di riso e in quella con le tagliatelline.E’ finita la mia “giornata tra parentesi”, Bologna mi ha cullata con affetto anche stavolta, nonostante un po’ di nostalgia ora mi sento meglio, la cura continuerà nei prossimi giorni, mangiando a colazione le raviole e le ciambelle.