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CERCANDO PRIMAVERA


NUVOLE, RONDINI E… PENSIERI SPARSI 
 Quando non piove, in questi giorni ci sono nel cielo nuvole di panna montata. La zona in cui abito è in pianura, la maggior parte dei giri che facciamo in auto, per commissioni o per i nipoti, è attraverso la Piana Fiorentina, da un paese all’altro: tutto pianeggiante e si vedono i primi monti che la incorniciano. Fuori città il cielo si stende amplissimo e le nuvole ci corrono, a me questo paesaggio piace immensamente, mi illudo di attraversare le pianure del Far West sotto i suoi cieli che non finiscono più, tra residui di boschi, grandi campi, ogni tanto canali e stagni. Se si passa su un ponte che valica un canale la visione si fa ancora più ampia, quasi aerea, e mi piace ancora di più. Il cielo è una meraviglia quando le nuvole, montagne di panna, si allineano e si muovono, esercito candido della primavera. E’ uno spettacolo che mi godo qui a Firenze, merito proprio della zona periferica in cui abito, se fossi in centro o in quartieri moderni di palazzi alti, vedrei fette di cielo sereno, brandelli di nuvole, ma non potrei godere dello spettacolo completo. Nemmeno da piccola, quando abitavo a Bologna, di solito potevo vederlo: abitavo in un quartiere ancora cittadino, soltanto quando io e le mie amiche salivamo in cima alla collina detta “polveriera” sopra di noi si apriva il cielo e a volte ci sdraiavamo sull’erba a guardare le nuvole e a dare un nome alle loro forme. Era bello, ma era diverso: ora la pianura e le montagne lontane danno un senso più di grandiosità, di apertura, viene voglia di volare, aprire le braccia, correre fortissimo fino a riuscire a sollevarsi da terra, come quegli aerei lontani che decollano dall’aeroporto di Peretola, un volo personale che si riesce a fare solo nei sogni notturni, a volte, senza paura di precipitare. Poi ci sono le rondini: già da tempo sono arrivate, verso il 20 di marzo ho visto le prime proprio davanti casa mia, forse sono le solite degli anni passati, sfrecciano nella strada, tra le case, si fermano a riposarsi su un filo della luce che attraversa la strada, lì fanno “conversazione” un po’ tra loro, poi ripartono. Sono stata contenta di vederle arrivare così presto quest’anno, non si sono spaventate dal freddo. Le seguo con lo sguardo, tento di capire dove hanno il nido, guardo sotto i tetti delle case vicine, ma finora non l’ho scoperto. Mi piacerebbe che ne facessero uno sotto il nostro tetto, anche se poi in terra ci sarebbe da togliere lo sporco. Nella casa in cui abitavamo prima, molti anni fa lo abbiamo avuto e dalle finestre del piano più alto eravamo in prima fila per osservare la loro vita, degli adulti e dei piccoli. E’ rimasto diversi anni, tornavano sempre, poi durante le ristrutturazioni fu tolto e non vennero più.. Che peccato! In giardino si sono rivisti i merli, spariti durante l’inverno, e tornano alla porta finestra per mangiare le briciole che scrolliamo dalla tovaglia; l’autunno scorso tra i rami del pero avevamo collocato una casetta-nido di legno, chissà se qualche uccellino la userà come nido… forse l’anno prossimo, so che ci vuole molto tempo perché arrivino a fidarsi e temo che il pero non abbia i rami abbastanza fitti per un riparo sicuro . Il giardino è sempre una giungla: le spiree sono enormi, stanno facendo un’invasione di fiori bianchi, sono belli, ma sono troppi, andavano potate, soffocano i corbezzoli. Si vede già spuntare qualche bocciolo di iris: di che colore saranno i primi a fiorire? Ma fa freddo, freddo invernale, c’è un vento gelido che spazza tutto e io devo stare ben attenta a coprirmi per non avere le mie dolorose nevralgie. E’ una primavera ancora molto a rischio.