ricomincioda7

GLICINE


QUANTE PRIMAVERE HAI ?
 Sta finendo il tempo dei glicini. Sono fiori meravigliosi, da rami secchi e contorti in pochissimo tempo nascono tanti grappoli di fiori e come profumano! Io li amo molto, ma non ne ho nessuna pianta in giardino: nelle diatribe col marito su cosa piantare e cosa evitare, per il glicine ho lasciato perdere.Dovrebbe appoggiarsi a qualcosa e non so cosa, poi andrebbe regolato perché si espande in fretta e rischia di rompere i sostegni, il mio amico bolognese in terrazza ne aveva uno enorme che ha divelto e abbattuto la tettoia. Figuriamoci se mio marito si metterebbe a potarlo con metodo e continuità!Allora ammiro e mi innamoro dei glicini che incontro, sulle immagini e dal vero nei giardini a cui passo accanto durante le mie uscite, che quest’anno sono state scarse, tra maltempo e malanni, così ultimamente per le strade certi glicini li ho trovati, a sorpresa, dal nulla che ricordavo a un tripudio di foglie e di grappoli. Mi fermo, li guardo, ne aspiro il profumo, col profumo tornano ricordi… di primavere lontane, fin dall’infanzia quando un enorme glicine stava su un lato della casa e faceva porticato.Si dice “avere x primavere” nel senso di “avere x anni”, ne ho capito il perché: i colori, i profumi, la luminosità di questa stagione facilmente rievocano primavere passate, nel mio caso tante ormai…Il glicine è sontuoso, in ogni fiorellino ci sta un ricordo se mi fermo e accetto di farmi inebriare dalla sua bellezza. Non so perché, ma ci sono fiori con cui mi accade più facilmente e il glicine è fra questi.Quando ho conosciuto la poesia di Pasolini su questa pianta, l’ho apprezzata tantissimo, mi fa venire i brividi ogni volta che la rileggo, ci sta dentro la vita intera, con le sue oscurità, le sue bellezze, i suoi ritorni e le sue sorprese…“... e intanto era aprile, e il glicine era qui, a rifiorire. Prepotente, feroce rinasci, e di colpo, in una notte, copri un’intera parete appena alzata, il muro principesco di un ocra screpolato al nuovo sole che lo cuoce ... E basti tu, col tuo profumo, oscuro, caduco rampicante, a farmi puro di storia come un verme, come un monaco: e non lo voglio, mi rivolto – arido nella mia nuova rabbia, a puntellare lo scrostato intonaco del mio nuovo edificio. Tu che brutale ritorni, non ringiovanito, ma addirittura rinato, furia della natura, dolcissima, mi stronchi uomo già stroncato da una serie di miserabili giorni, ti sporgi sopra i miei riaperti abissi, profumi vergine sul mio eclissi, antica sensualità”  (P.P.Pasolini)