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FERRARA, ULTIMO ATTO


P. Anichini, interno IV<!-- @page { margin: 2cm } P { margin-bottom: 0.21cm } -->LE STANZE VUOTELa chiave gira lentamente col solito rumore, ma quando apro la porta è inutile che mi presenti con quella domanda sospesa: “Mamma...?” a cui quasi si sovrapponeva la solita frase, un'altra domanda che era quasi una risposta: “Sei tu?!” Non mi viene incontro nessuno, in nessuna stanza la trovo, accanto ai fornelli o seduta nella poltroncina.Ci sono solo le cose, ogni volta che vado sembrano più ingrigite, è la polvere da casa disabitata che pian piano ricopre tutto.Continuo ad andare, devo andarci...scopro che è doloroso immergermi tra quei mobili, quegli oggetti, aprire, scoprire, scegliere...però lì da sola in quelle stanze silenziose ritrovo il mio passato lontano, poi quello di tante storie familiari, rivedo volti e risento voci evocati dagli oggetti e dalle fotografie...Il dolore si trasforma in una acuta malinconia che tutto sommato sono contenta di provare, è come se riannodassi fili invisibili che si erano ingarbugliati e sfilacciati: devo decidere che farne di tutto questo: cosa buttare, cosa tenere, cosa dare ad altri...Presto nella casa abiteranno altre persone, domani salirò a Ferrara ed entrerò in quelle stanze per l'ultima volta: ormai sono quasi vuote, mi è sempre più difficile immaginare che la mia mamma sia “nella stanza accanto”, quello che fino a maggio era vita ora è diventato storia e memoria.Chiuderò ancora scatoloni, passerò lì un'ultima notte, aspetterò nel silenzio tra gli ultimi pacchi imballati e chissà quali ricordi mi verranno in mente in quei momenti......aspetterò la ditta di traslochi che deve prendere gli oggetti ingombranti e portarli a Firenze, dove nella mia casa, nella ex-stanza di mio figlio, ho trovato il posto per alcuni mobili che hanno accompagnato la mia infanzia. E dentro a quei mobili sistemerò gli oggetti che ho scelto...In questa stanza si chiuderà il cerchio, avrò di nuovo vicino le mie origini...è la stanza che la mia mamma preferiva, le poche volte in cui mi venne a trovare a Firenze: si vede tanto cielo, sopra le colline fiorentine.
P. Anichini, Le cose della memoria 3