DOPO LO SPETTACOLOIl post precedente, scritto poche ore prima dello spettacolo, è nato così, per far passare un po' il tempo e per alleggerire quel poco di tensione che avevo. Appena un briciolo di tensione, perchè stavolta era molto facile, soprattutto dopo aver superato la prova dell'anno scorso...Mi piace quel brano, per me rende benissimo l'atmosfera che si vive prima e sul palcoscenico: a chi non ama recitare probabilmente dice molto meno. L'attrice che racconta è al suo debutto, che le arriva dopo tanto impegno e tanta ricerca per trovare il suo stile: o ce la farà o continuerà a vivacchiare di particine, arrotondando con altro, se no non si sopravvive... E l'amico a cui si rivolge rappresenta il voler condividere con chi sente più vicino, anche non materialmente, tutta l'emozione prima e la gioia poi...Quel brano si trova verso la fine del libro che abbiamo letto per questo primo corso teatrale, è stato la base per il nostro lavoro. Non lo abbiamo sceneggiato, stavolta il regista ha voluto impostare il corso sulla lettura scenica, una lettura drammatizzata e accompagnata da musiche e immagini. Anche intrattenere il pubblico leggendo non è mica così facile...Diversamente da come pensavamo all'inizio, solo due sono stati i brani tratti dal libro. Invece il regista ci ha chiesto di lavorare con la fantasia e con la memoria, di sviluppare le suggestioni che ci venivano durante la lettura, seguendo i luoghi, le situazioni...poi avremmo dovuto cercare testi letterari, poesie, immagini, musiche, scrivere se volevamo qualcosa di personale...e tutto alla fine sarebbe diventato uno spettacolo sulle emozioni del viaggio, nello spazio, nel tempo, in tutti i sensi che ci sarebbero venuti in mente. Pian piano il percorso si è chiarito, si è arricchito...e il risultato finale è stato originale e piacevole. Il pubblico non era molto numeroso: si sa, le letture hanno meno fascino di una commedia, comunque sembravano tutti soddisfatti.Io, man mano che “divoravo” le pagine di “Tout sauf un ange” (vedi box qui accanto), ero sempre più presa sia dalla trama, sia dal riconoscerne l'ambientazione in tante zone del sud della Francia dove ho viaggiato, che conosco bene e che amo tanto. Sullo sfondo dei personaggi più di una volta ho collocato panorami familiari, riconoscevo i rumori, gli odori, il gusto di alcuni piatti caratteristici...e mi sono pure arrabbiata perchè nella traduzione italiana (uscita da pochi mesi) hanno dato il nome a questi piatti un po' a casaccio, tradendo secondo me l'atmosfera vera di quelle frasi.Avevo tante esperienze e tanti stimoli da portare ai miei compagni di corso...Ma il fatto più strepitoso e la coincidenza più strana è...che per molte pagine la storia è ambientata nelle Cevennes, dove ho viaggiato l'estate scorsa lungo la Loira! Ho trovato nel testo Pont de Montvert, paese in cui era passato Stevenson durante il suo viaggio iniziato a Monastier sur Gazeille: si è riallacciato un filo tra il viaggio di Stevenson e il mio...sono tornata, come avevo già fatto alla fine di luglio, sulle sue tracce, alla ricerca delle sue parole che raccontano quelle giornate tra i monti, i suoi incontri nel paese...Ho “prestato” a Stevenson le mie foto per accompagnare la sua narrazione...dirò di più: sono IO diventata Stevenson, che raccontava...e commentava...e si prendeva un colpo di fulmine per Clarisse la cameriera...Metodo Stanislawski (si scrive così? boh!), dice il regista: TU sei QUEL PERSONAGGIO...ed io sono diventata uomo per il tempo di uno spettacolo!
A PONT DE MONTVERT
DOPO LO SPETTACOLOIl post precedente, scritto poche ore prima dello spettacolo, è nato così, per far passare un po' il tempo e per alleggerire quel poco di tensione che avevo. Appena un briciolo di tensione, perchè stavolta era molto facile, soprattutto dopo aver superato la prova dell'anno scorso...Mi piace quel brano, per me rende benissimo l'atmosfera che si vive prima e sul palcoscenico: a chi non ama recitare probabilmente dice molto meno. L'attrice che racconta è al suo debutto, che le arriva dopo tanto impegno e tanta ricerca per trovare il suo stile: o ce la farà o continuerà a vivacchiare di particine, arrotondando con altro, se no non si sopravvive... E l'amico a cui si rivolge rappresenta il voler condividere con chi sente più vicino, anche non materialmente, tutta l'emozione prima e la gioia poi...Quel brano si trova verso la fine del libro che abbiamo letto per questo primo corso teatrale, è stato la base per il nostro lavoro. Non lo abbiamo sceneggiato, stavolta il regista ha voluto impostare il corso sulla lettura scenica, una lettura drammatizzata e accompagnata da musiche e immagini. Anche intrattenere il pubblico leggendo non è mica così facile...Diversamente da come pensavamo all'inizio, solo due sono stati i brani tratti dal libro. Invece il regista ci ha chiesto di lavorare con la fantasia e con la memoria, di sviluppare le suggestioni che ci venivano durante la lettura, seguendo i luoghi, le situazioni...poi avremmo dovuto cercare testi letterari, poesie, immagini, musiche, scrivere se volevamo qualcosa di personale...e tutto alla fine sarebbe diventato uno spettacolo sulle emozioni del viaggio, nello spazio, nel tempo, in tutti i sensi che ci sarebbero venuti in mente. Pian piano il percorso si è chiarito, si è arricchito...e il risultato finale è stato originale e piacevole. Il pubblico non era molto numeroso: si sa, le letture hanno meno fascino di una commedia, comunque sembravano tutti soddisfatti.Io, man mano che “divoravo” le pagine di “Tout sauf un ange” (vedi box qui accanto), ero sempre più presa sia dalla trama, sia dal riconoscerne l'ambientazione in tante zone del sud della Francia dove ho viaggiato, che conosco bene e che amo tanto. Sullo sfondo dei personaggi più di una volta ho collocato panorami familiari, riconoscevo i rumori, gli odori, il gusto di alcuni piatti caratteristici...e mi sono pure arrabbiata perchè nella traduzione italiana (uscita da pochi mesi) hanno dato il nome a questi piatti un po' a casaccio, tradendo secondo me l'atmosfera vera di quelle frasi.Avevo tante esperienze e tanti stimoli da portare ai miei compagni di corso...Ma il fatto più strepitoso e la coincidenza più strana è...che per molte pagine la storia è ambientata nelle Cevennes, dove ho viaggiato l'estate scorsa lungo la Loira! Ho trovato nel testo Pont de Montvert, paese in cui era passato Stevenson durante il suo viaggio iniziato a Monastier sur Gazeille: si è riallacciato un filo tra il viaggio di Stevenson e il mio...sono tornata, come avevo già fatto alla fine di luglio, sulle sue tracce, alla ricerca delle sue parole che raccontano quelle giornate tra i monti, i suoi incontri nel paese...Ho “prestato” a Stevenson le mie foto per accompagnare la sua narrazione...dirò di più: sono IO diventata Stevenson, che raccontava...e commentava...e si prendeva un colpo di fulmine per Clarisse la cameriera...Metodo Stanislawski (si scrive così? boh!), dice il regista: TU sei QUEL PERSONAGGIO...ed io sono diventata uomo per il tempo di uno spettacolo!