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DAL PASSATO

Post n°1861 pubblicato il 21 Gennaio 2023 da atapo
 

BAMBINO DAGLI OCCHI AZZURRI


dal film "Una gita scolastica"

Era il 1973, i miei primissimi anni da maestra, ebbi l'incarico a tempo indeterminato nel Comune di Bologna, nella scuola elementare come insegnante di doposcuola, che si stava trasformando in quegli anni in tempo pieno.

Avevo un gruppo di bambini di seconda e di terza, la scuola “del mattino” finiva alle 12,30, io raccoglievo dalle classi chi restava al pomeriggio, poi il pranzo, la ricreazione, l’assistenza ai compiti che avevano assegnato le maestre “del mattino”, avevamo anche del tempo per attività insieme, artistiche, di drammatizzazione, letture. Si usciva alle 17, alle 17,30 dalla primavera.

C’era un bambino di seconda che mi colpì dai primi giorni: piccoletto, grassottello, coi capelli a caschetto un po’ lunghi, quasi da femmina, due enormi occhi azzurri sempre spalancati. Si chiamava D. era tranquillo, amava disegnare, ben inseritonella classe, parlava sempre pacatamente, non si arrabbiava mai, argomentava con osservazioni mature, quasi filosofiche, era un po’ diverso dai quei monelli dei suoi compagni, pareva più maturo, autonomo e sicuro di sé. Era portato per le materie linguistiche, non gli mancava la fantasia, la matematica invece gli risultava un po’ ostica. Un giorno (non l’ho più dimenticato) doveva imparare a memoria una poesia; io gli chiesi di dirmela, lui rispose tranquillamente che non era capace di imparare a memoria, però se volevo me la spiegava con le sue parole. Io accettai e rimasi sorpresa di come lui riuscisse a farne una parafrasi esatta, a “raccontarmi” in prosa tutta la poesia e a spiegarmene il significato. Per un bimbo di sette anni mi sembrò notevole, lo lodai, ma dovetti spiegargli anche che forse la maestra del mattino avrebbe gradito la ripetizione a memoria… Non ricordo poi come andò il seguito, comunque lui rimase un personaggio particolare in quel gruppo. Non avevo fatto caso al suo cognome, Celli, fu la sua mamma (una signora molto simpatica) a farmi notare che il papà era l’etologo che in quegli anni stava acquisendo notorietà per i suoi interventi sull’ambiente. Così poi gli chiedemmo consulenza quando tentammo di allevare e fare riprodurre in classe una coppia di criceti… ma questa è un’altra storia.

L’anno successivo non ebbi più quel gruppo, entrai a lavorare in una classe a tempo pieno, persi le tracce di D.Celli. Incontrai per strada una o due volte ancora la mamma, seppi che si era separata dal marito, poi più nulla.

D. lo rividi sullo schermo, diversi anni dopo, già ragazzo, in alcuni films di Pupi Avati, per esempio il bellissimo “Una gita scolastica” e mi dissi: -Ma guarda un po’, vuole fare l’attore nella vita?-

La sua recitazione non mi pareva per niente eccezionale, speravo che non avesse ambizioni in quel campo, non mi pareva il tipo da sopravvivere in quell’ambiente.

Ancora lunghissimi anni di oblio…

Qualche tempo fa facebook, che fa riemergere di tutto nelle nostre vite, me lo ha riproposto: forse a causa delle mie curiosità ambientaliste, perché ora D.Celli, maturo signore oltre la cinquantina, sempre grassoccio e adesso molto somigliante al suo celebre padre, si occupa proprio di natura, di ambiente, di animali, sta ancora a Bologna o almeno nei suoi dintorni, in montagna mi pare, è consigliere comunale, insomma una vita un po’ alternativa che non mi stupisce affatto, anzi lo ammiro.

Digitai SEGUI perché mi incuriosiva saperne di più e sono sempre affezionata ai miei antichi scolari che ogni tanto “ripesco”; qualche giorno fa era il suo compleanno e io gli scrissi AUGURI, poi pensai che forse avrebbe detto: -Ma chi è questa?- allora aggiunsi "sono stata la tua maestra al doposcuola quando eri in seconda elementare, scuola Lunetta Gamberini”

Ecco il seguito:

-Mi ricordo benissimo, peccato non averti avuta fino in quinta, fu una tragedia per me avere il maestro che prese il tuo posto.-

Io: -Mi dispiace, purtroppo nella vita non sempre si può scegliere.-D:- In realtà sarebbe bastato parlarne in casa, ma i miei si stavano separando, ogni questione diventava oggetto di lite da coltello, così mi tenni quel supplizio per 2 lunghissimi interminabili anni. A lui devo il mio odio per la matematica. Quando sbagliavo un'operazione mi prendeva per un orecchio e con la testa puliva la lavagna.-

Piacere e dispiacere nello stesso tempo. Noi insegnanti siamo felici quando i nostri ragazzi mantengono un buon ricordo di noi e del tempo passato insieme, però è molto triste che ci sia chi fa soffrire così gli alunni e li danneggia per tutto il resto del loro percorso di studio e di vita…

    Mi ha chiesto l’amicizia su Facebook e gliel’ho concessa con gioia.

 
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