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« IN ATTESA DELLA PASQUACERCANDO PRIMAVERA »

PASQUA AFFOLLATA

Post n°1872 pubblicato il 11 Aprile 2023 da atapo
 

15 + IL CANE

(ma senza gatte)

 

identico a Ubaldo

Stavolta hanno organizzato gli uomini, cioè mio marito e mio figlio. Per forza, io col piede malandato, mia figlia con gli attuali suoi problemi di salute, non avevamo proprio voglia di darci da fare; avevo preavvisato che non ci sarebbero stati i miei biscotti fatti in casa a forma di colombina, concedevo solo la preparazione della torta pasqualina, meno impegnativa, ma sempre della nostra tradizione familiare. Mia figlia aveva detto che i biscotti li avrebbe fatti lei, cioè i suoi figli, ecco il vantaggio di averne quattro e ben contenti di pasticciare in cucina. La carne da fare alla brace sul barbecue di pietra in giardino è da sempre compito di mio figlio e di Riccardo, a cui piace cucinare.

Mio marito ha telefonato ai suoi fratelli: uno di loro tempo fa ci aveva detto: - E’ da anni che non vedo i vostri figli e nipoti, se fate un raduno verrei volentieri. -

La Pasqua era il primo raduno, così l’abbiamo invitato. Per par condicio ha invitato anche l’altro fratello, il quale ha accettato, sarebbe venuto con la moglie.

Ed eravamo a quota quattordici.

Poco dopo ci ha richiamati: si univano anche la figlia e il suo fidanzato. Evvai! Sedici.

Però doveva venire anche il loro cane: non riesce a stare lontano dai suoi padroni, deve sempre vederli, altrimenti soffre e piange. Prendiamo pure anche il cane! Io ero allibita: un animale così appiccicoso non lo terrei mai!

Insieme al cane ci avrebbero portato 2 chili di tortellini fatti a mano dalle sfogline bolognesi e lo direi un ottimo regalo. Così anche il primo piatto era sistemato, a quel punto ho preparato il brodo di carne per i tortellini, in famiglia dicono che il mio brodo è buonissimo. Ogni famiglia ha raccattato più sedie possibili e anche qualche tavolo pieghevole; i piatti bastavano tutti quelli di mio figlio, c’era di riserva un pacco di piatti di plastica monouso, per la colomba e le uova di cioccolata a merenda.

Poi, il mattino di Pasqua, proprio il cognato single che aveva più voglia di incontrarci si sentiva male per qualcosa mangiato la sera prima al ristorante con tracce di latte (è leggermente allergico), così non è venuto: saremmo stati SOLO quindici, più il cane.

Il quale, un grosso coker nero di nome Ubaldo, è effettivamente appiccicoso come descritto e dovevamo stabilire dove metterlo, in modo che riuscisse a vedere sempre i movimenti della sua padrona: una bella pizza! La sua presenza aveva obbligato a rinchiudere in una stanza al piano superiore le due gatte della compagna di mio figlio, che ora convive con lui (insieme alle gatte). Diceva che sono abituate a restare nella stanza, sul davanzale della finestra (chiusa), dove arriva il sole a scaldarle: magari la confusione nostra le metteva a disagio, lì chiuse da sole, chissà.

Abbiamo fatto una passeggiata per i prati intorno, prima di pranzo, così da stimolare l’appetito, c’era il sole e il vento proprio di primavera, una giornata tipica di stagione.

Con ottimismo abbiamo deciso di apparecchiare fuori, nel giardino, anche se le nuvole si addensavano. Io a sorpresa ho sparso sulla tovaglia bianca tanti ovetti confettati dai gusci colorati, li avevo trovati all’Eurospin, hanno formato una graziosa decorazione pasquale e sono finiti velocemente perché erano buoni, mangiati come antipasto!

Ma dopo i tortellini ha cominciato a piovere, allora ecco il trasloco, ognuno col suo coperto, via ad apparecchiare all’interno, a ridistribuire i posti negli spazi più ristretti… e sempre col cane fra i piedi! Cesare a tavola ha voluto stare tra me e il nonno, io ne ho avuto un piacere enorme, è l’ultimo nipotino, il più piccolo, me lo sto godendo il più possibile.

Al momento del dolce, fuori era tornato il sole, così abbiamo traslocato di nuovo all’aperto, tanto per i biscotti, il cheese cake e la colomba abbiamo fatto una specie di self service, ognuno prendeva da solo ciò che voleva, i ragazzini giocavano a palla tra un boccone e l’altro, noi adulti ci perdevamo in chiacchiere. Ultimo momento di raduno per l’apertura delle uova di cioccolato e gli assaggi: i giovani ne avevano portati di tutti i tipi: al latte, fondente, bianco, bigusto, rocher, kinder… quel tavolo sembrava una pasticceria.

Insomma, è stato un bell’incontro allegro, anche il mio piede non mi ha fatto troppo soffrire.

Alle 17 abbiamo smobilitato: Riccardo doveva “passare” alla mamma, che si trovava dai nonni in montagna, in un paese vicino a quello in cui c’è la nostra casa. Allora siamo andati anche noi in montagna, mio figlio doveva portarci un materasso e dopo aver lasciato Riccardo ha proseguito fin da noi.

Pure lassù era una bella serata luminosa, molto fredda; il bosco dietro casa è ancora spoglio, ma per terra sono fioriti tantissimi anemoni e primule; c’è un grande silenzio, nessuno in giro, si sentono solo il vento e il fiume che scorre in basso. Ho pensato che è un peccato non avere il riscaldamento lassù, mi sarei fermata volentieri a dormire in quella pace, poi anche il giorno successivo, tanto sapevo già che il lunedì mio marito non si sarebbe voluto muovere da casa...

 

 
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