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ARRIVEDERCI

Post n°873 pubblicato il 17 Agosto 2012 da atapo
 

Speriamo sia la volta buona, domattina si dovrebbe partire. E se salta di nuovo la partenza...sarò talmente depressa che per un pezzo non avrò voglia di passare di qua!

Per i prossimi giorni vi lascio in compagnia di un mio nuovo fiabesco...


 

IL SOGNO


foto dal web

 

Accadde all'inizio dell'estate, quando era già opprimente l'afa nelle prime ore del pomeriggio e il sole picchiava già forte in città.

L'anziano professore dopo pranzo sentiva il bisogno di un sonnellino, nella freschezza della sua camera in penombra. Aveva dormito poco la notte precedente, il caldo cominciava a dargli fastidio. Per fortuna tutto era quasi pronto, tra pochi giorni lui e la moglie sarebbero partiti per il suo paese d'origine, una deliziosa cittadina affacciata sul mare e arrampicata sul monte, sarebbero stati d'incanto a passarci l'estate, come tutti gli anni. Là si sarebbe sentito quasi ringiovanire...

Con questo pensiero si era assopito e gli sembrava di essere arrivato laggiù, si era installato nel suo appartamento, aveva controllato che dopo i mesi di lontananza tutto fosse a posto, poi era uscito per il primo giro nel paese ed era entrato nel parco pubblico, a godersi l'ombra della pineta e delle palme, dirigendosi verso la sua panchina preferita in fondo ad un viottolo ombroso lastricato a piccoli sassi rotondi, dove il parco finiva con le rocce affacciate sul mare e sulla costa, da cui venivano accecanti gli azzurri del cielo e dell'acqua e illuminavano la panchina sempre all'ombra. Guardava il “suo” panorama e a un tratto sentì un fruscio di passi leggeri dietro di sé. Pochi si addentravano fino a quell'angolo un po' isolato e la curiosità lo fece girare: veniva lentamente verso di lui lungo il viottolo una donna non molto alta, con un leggerissimo abito di cotone indiano a fiori color lavanda su fondo nero che si gonfiava leggermente nel vento che lì sul mare non mancava mai, sembrava una piccola vela a condurre la persona che l'indossava...Guardava verso il basso, verso quei ciottoli su cui è un po' faticoso camminare per una donna che porti sandali estivi. Il professore non ne distingueva bene il viso, aveva capelli scuri e lunghi fino alle spalle, il vento li faceva ondeggiare come il vestito, ma non li scomponeva troppo perchè sulla testa lei portava un cappello di paglia dalle pieghe morbide ed originali, modellato apposta in quel modo un po' buffo, il suo colore lavanda rosato riprendeva il colore dei fiori sul vestito. Per il professore quel cappello aveva qualcosa di familiare, di conosciuto, stava per scoprirlo nella sua memoria, quando la donna, che gli era arrivata accanto, sollevò gli occhi e lo guardò con uno sguardo luminoso e felice...quello sguardo...

Sentì, dopo tanto tempo, identico, un tuffo al cuore che non aveva mai dimenticato.

Sei tu...” sussurrò.

Sì, sono io.” lei gli sorrise, i suoi grandi occhi di velluto scuro diventarono per un attimo due fessure, come tanto tempo prima.

Come hai fatto ad arrivare fino a qui?”

Posso venirci quando voglio, quando vuoi tu. Qui si può continuare a sognare...”

Lei, che aveva incrociato la sua storia tanto tempo prima, ma troppo tardi per poterla fermare con sé, perchè entrambi avevano già una vita decisa da altri e con altri.

Lei, che da subito gli era sembrato di averla conosciuta da sempre, che gli leggeva nel cuore e nell'anima, con cui era stato incantevole parlare, incontrarsi, fare cose insieme, conoscersi e riconoscersi.

Lei che amava portare buffi cappelli, uno era di paglia, sformato e di un chiaro color lavanda.

Lei che aveva mille progetti, mille entusiasmi, mille sogni e che lo aveva trascinato in un mondo per lui nuovo e quasi magico, così diverso dal suo, fatto di abitudini e di routine.

Lei che provava gli stessi sentimenti che provava lui e questo li spiazzava, li rendeva felici e smarriti nello stesso tempo.

Loro che si chiedevano dei perchè senza darsi risposta, perchè in amore non si può, o non si vuole, rispondere a tutto.

Loro che si chiedevano se ci sarebbe mai stata una vita da vivere insieme, forse in un'altra realtà, forse in un altro tempo, forse...

Loro che ascoltarono il dovere, le responsabilità, che non riuscirono a continuare insieme nella vita reale che già apparteneva ad altri, potevano solo sognare.

Le scelte sono sempre difficili, decidere cosa tenere, cosa lasciare, nessuno vorrebbe soffrire e far soffrire, ma si soffre in ogni modo, qualunque sia la decisione presa, quando c'è una perdita, qualcosa di importante a cui si deve rinunciare.

Il tempo aiuta, ma non fa dimenticare e inaspettatamente lei era lì, di nuovo davanti a lui che sentiva il suo profumo leggero. Il professore l'abbracciò e affondò il viso tra i suoi capelli scuri. Si ricordò che l'ultima volta in cui si erano incontrati lei li portava più corti e pensò: “Naturale, è passato tanto tempo!” Lei gli sembrava così piccola, così finalmente sua...

Si sentiva felice, leggero, il cuore gli batteva all'impazzata, anche lei poteva ascoltarlo mentre stava accoccolata tra le sue braccia.

Il professore non si accorse subito di essersi svegliato, perchè quello che provava era così forte e così reale che faticò a ritrovarsi nel suo letto, solo, nel caldo pomeriggio cittadino.

Restò a guardare il soffitto, come se fosse lo schermo di un cinema dopo la parola fine, pensando: “Ora mi restano soltanto i sogni”

Nella stanza entrò all'improvviso sua moglie: “Sei sveglio? Ma senti che caldo oggi...a star fuori ci si arrostisce! Infatti non c'è in giro un'anima... in strada è passata solo una persona, poco fa. Forse era una turista che si è persa...Poveretta, con questo caldo! Per fortuna aveva un abito di cotone indiano leggerissimo, in testa un cappello buffo di paglia dal colore intonato al vestito...Originale, però carino, graziosa anche lei, con quei capelli scuri e ricci... Sembrava più giovane, ma quando è passata qui davanti si notava che i suoi annetti li deve avere tutti! Si guardava in giro, sembrava cercasse qualcosa...

Su, alzati che dobbiamo preparare i bagagli!”

A lui sembrò che una scossa elettrica lo avesse lasciato tramortito.



 

 

 
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