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QUELLA CASA

Post n°1151 pubblicato il 09 Settembre 2014 da atapo
 

 

IN  MONTAGNA

 


 

Non è stato un weekend facile. No, non è successo niente di grave, anzi. Il tempo è stato buono, soprattutto in montagna, e abbiamo mangiato specialità locali...

Non è stato facile “dentro” di me. Non tanto a Bologna: in quel grande appartamento ora è tutto in subbuglio, sono già state tolte molte cose, molti armadi sono vuoti e spalancati, si accumulano scatoloni e restano spazi vuoti... come qualcosa che sta svanendo poco alla volta, le vicende di famiglia che si allontanano nel passato...

Mi ha rattristato molto di più riaprire la casa in montagna: da quanti anni noi non ci andavamo! E probabilmente, per i fatti accaduti, lì ormai da quattro o cinque anni non ci ha più abitato nessuno. Nelle ultime settimane qualche volta c'è stato il cognataccio, ha buttato un po' all'aria, ha preso da solo iniziative che gli altri fratelli in parte non condividono, però le tracce del suo passaggio sono minime in quegli ambienti in cui il tempo e la vita si sono fermati anni fa: l'odore di chiuso, gli avanzi di estati che non si sono più ripetute, le ragnatele che spadroneggiano, gli antichi mobili scuri che contengono ancora tutto lì addormentato.

Ho ripensato a quelle lontane estati in cui con i figli eravamo lassù in vacanza nella frescura delle stanze con i grossi muri di pietra, ai bambini che nelle cantine buie prendevano i giocattoli riscoperti da un anno all'altro, ho ricercato i mobili in cui trovavo le riviste di mia suocera con le storie d'amore, ho ritrovato ancora sull'acquaio i piatti di ceramica bianca in cui mangiavamo e il soppalco che diventava la nostra camera matrimoniale, ma sono sparite le piante di ortensia vicino all'ingresso e un albero è stato tagliato (grazie cognato!).

Nonostante tutto, allora lassù stavamo bene e i miei figli ne hanno ricordi ancora più sereni dei nostri, loro che erano bambini e non sapevano certi retroscena. Perchè i nonni, con loro, a quei tempi, in montagna si comportavano da nonni SUL SERIO. Mio figlio ha fatto un salto lassù sabato e ricordava l'ultima estate in cui c'era stato: andò in moto, doveva preparare un esame all'università, a Firenze faceva troppo caldo allora andò a studiare in montagna dai nonni... E mia figlia ne conserva ricordi ancora più lontani, ma noi abbiamo ritrovato in cantina uno scatolone chiuso con la scritta: “giocattoli Laura”. La calligrafia è della nonna, li aveva riposti in attesa di un'estate successiva che non ci fu. Glielo daremo così chiuso, lo aprirà lei...

Provavo sentimenti contrastanti: ogni tanto mi sentivo un'oppressione addosso, avevo bisogno di uscire, di fare un giretto per il piccolo paese che si è trasformato, ma non troppo, però quelle stanze mi attiravano, frugavo qua e là senza uno scopo preciso, solo per riprendere le fila del passato come se dovessi scoprire chissà cosa... Mio marito ha ritrovato dei suoi giocattoli, libri, quaderni di quando era piccolo: ecco, quell'aspetto di lui mi mancava, qualcosa ho scoperto davvero...

E ora? Bisogna pensare al futuro, a che farne di quella casa. A me e a mio marito piacerebbe tenerla, sarebbe una pacchia per sfuggire le afose estati fiorentine e anche mia figlia coi suoi marmocchi potrebbero sfruttarla. Però non è una decisione semplice: agli altri fratelli non interessa, dovremmo rilevarla da soli e questo non è affatto il momento adatto per le nostre finanze a causa dell'altra impresa di acquisto in cui ci stiamo imbarcando... E andrebbero fatti del lavori di ristrutturazione, anche minimi, ma qualcosa è indispensabile per metterla in sicurezza secondo le regole.

Occorre innanzitutto farla valutare, poi... il cognataccio troverà il modo di rendere la cosa il più complicata possibile, ne siamo certi! E non accetterà attese, sconti o dilazioni...


 
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