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PER UN POCO

Post n°1152 pubblicato il 12 Settembre 2014 da atapo
 

 

LIBERA

-Ci vado. E torno tardi!- Avviso il marito.

E' pomeriggio, mi preparo: pantaloni neri, lunga camicia dai colori vivaci e fantasie orientaleggianti, sottile golf grigio argento perché più tardi non si sa mai, trucco leggero e borsa nuova in cui ho travasato il contenuto della borsa ormai troppo estiva, sperando di non aver dimenticato nulla di importante. Alla fermata del bus scopro che ho dimenticato il cellulare, ma decido che fa lo stesso, posso, anzi voglio, restare senza.

E' un bellissimo pomeriggio soleggiato, una via di mezzo tra fine estate (se mai ce n'è stata una) e autunno incombente (che al mattino aveva minacciato pioggia): quella stagione che io preferisco, in qualunque mese capiti e sono contenta che capiti proprio oggi. Con la luce ideale anche per scattare foto, ma ora non è il mio scopo. Così mi godo il percorso nei due autobus, non importa se ritardano, sogguardo i compagni di viaggio che salgono e scendono con le proprie storie che mi piace immaginare dall'aspetto, dallo sguardo, da poche parole che scambiano tra loro. Guardo fuori la città che scorre nei suoi quartieri: le case popolari, poi i palazzoni che diventano via via più signorili e più antichi fino alle stradine medievali affollate quasi esclusivamente dai turisti, croce e delizia di Firenze.

Mi resta un ultimo tratto a piedi e infine (un po' in ritardo, ma chi se ne importa tanto a Firenze tutto comincia sempre in ritardo) entro nel complesso di edifici recentemente restaurati e destinati a diversi usi: lì, al caffè letterario, c'è la presentazione di un libro di una scrittrice francese, appena tradotto in italiano. Non ho voluto mancare a questo incontro perchè l'argomento mi interessa molto: si parla dei cambiamenti sociali in una famiglia, del rapporto figlia-padre, è autobiografico, non lo compro perché potrò leggerlo prendendolo in prestito all'Istituto Francese che ha organizzato la presentazione.

Si svolge all'aperto nella corte centrale, mentre ascolto mi guardo intorno e rifletto che è stato fatto un bel lavoro di recupero in quel complesso: ora ci sono appartamenti, negozi, ristoranti, centri culturali... si tengono concerti e altre manifestazioni quasi di continuo. Ed io... è la prima volta che ci metto piede. Non è vicinissimo a casa mia, ma se in famiglia ci fosse un po' più di interesse per uscite serali... però non voglio che pensieri simili mi sciupino questo momento, così li scaccio subito sperando che oggi possa essere una prima volta seguita da altre...

I discorsi sono interessanti, alla fine mi trattengo un poco a parlare con alcune amiche che fanno teatro con me, pure loro appassionate di tutto ciò che è francese.

Riprendo la strada del ritorno verso il capolinea del primo bus, controllo orari e coincidenze perché ormai è buio e i mezzi pubblici sono meno frequenti. Mi sento leggera, contenta delle ore appena trascorse e senza nessuna fretta né ansia di rientrare.

 


 

Mentre il bus passa su uno dei ponti sull'Arno, il sole appena tramontato mi offre uno spettacolo incredibile di colori nel cielo e nell'acqua, di luci che si riflettono dai palazzi... e improvvisamente capisco: LIBERA!

Come mi sono sentita libera in queste ore, come non mi sentivo da mesi...

...niente casalinga,  infermiera,  sciatica,  eredità,  cognati,  casa da comprare,  casa da vendere,  agenzia,  visite ad ogni orario,  banca,  soldi che ci sono,  soldi che mancano,  planimetrie,  progetti,  mobili,  caldo infernale,  piogge monsoniche,  figli,  nipoti,  imprevisti,  ansia,  mal di testa...

Per un poco ero riuscita a dimenticare tutto questo: ho fatto solo ciò che IO avevo piacere di fare!

E spero che mi abbia fatto bene come una medicina, anche se in fondo in fondo non so far tacere una piccola voce che mi sussurra: “Sei un po' egoista...” Ma credo sia un difetto di molte di noi...

 
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