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Post n°1304 pubblicato il 23 Gennaio 2016 da atapo
 

ONLY ENGLISH



 

Le decisioni più rivoluzionarie il Ministero della pubblica Istruzione le prende sempre d'estate, così al rientro di settembre dirigenti e docenti si trovano le sorprese, spesso poco piacevoli...

Fu dunque nel bel mezzo di un'estate, mentre viaggiavo in Francia, che su un giornale italiano trovato fortunosamente come spesso accade all'estero lessi un piccolo articolo relegato in fondo alla pagina (al solito... per ciò che riguarda la scuola): dal settembre successivo, cioè un mese dopo, nella scuola primaria per l'insegnamento della lingua straniera sarebbe stato obbligatorio l'inglese, e solo quello. Le altre tre lingue, francese, spagnolo e tedesco, che da diversi anni erano state introdotte nella scuola primaria venivano eliminate: chi aveva già cominciato una di queste lingue poteva continuarla fino alla quinta, ad esaurimento, ma nelle nuove classi solo l'inglese! Nessuna parola sul DESTINO di chi stava insegnando le tre lingue soppresse.

Per me fu una doccia fredda, che mi rovinò il resto della vacanza!

Da più di dieci anni ormai insegnavo il francese, prima nella mia classe, poi ero diventata insegnante specialista, definizione ufficiale per dire che insegnavo questa lingua a tutte le classi della scuola, tipo alle scuole medie. Ogni anno avevo 6-7 classi, dalla seconda alla quinta, senza contare il progetto Lingua 2000 per cui vi aggiungevo altre ore settimanali da dedicare sperimentalmente ai bambini della prima classe. E i Progetti europei da portare avanti, le corrispondenze e gli scambi di classi con i coetanei francesi, gli spettacoli in lingua che coivolgevano tutti bambini della scuola, la biblioteca circolante di libri in lingue straniere... Insomma, un'esperienza di incredibile ricchezza e bellezza... Come sarebbe andata a finire?

Le classi quinte che avevo appena licenziato quindi non sarebbero state sostituite, avrei avuto meno classi e... delle ore libere... per cosa?

Appena rientrata in Italia, senza aspettare settembre, mi precipitai dal dirigente per sapere il mio destino. Lui mi ascoltò molto freddamente e sentenziò con parole taglienti come coltelli:-Sarà a disposizione per le supplenze.-

Tra me e quel dirigente non correva molta simpatia: era una persona estremamente ambiziosa, decisionista, amante del protagonismo, diverse volte ero stata in disaccordo con lui e gli avevo detto chiaramente le mie idee... tanto che, quando certi colleghi venivano nella mia aula di lingua e ci confrontavamo su certe posizioni del dirigente, qualcuno le definiva "Le riunioni dei Carbonari".

Nulla che andasse oltre il lecito, ma l'antipatia reciproca era palpabile...

Ed ora che lui teneva il coltello dalla parte del manico, avevo l'impressione che volesse farmela pagare...

Entrai in crisi: dopo trent'anni che insegnavo, avevo evitato gli anni di supplenza da giovane perchè avevo vinto subito il concorso e mi toccavano ora a fine carriera...

Con tutto quello che sapevo fare, con tutte le esperienze interessanti che potevo vantare nel mio curriculum lavorativo, possibile che non ci fosse per me qualcosa di meglio e di meno frustrante?

Io che di solito non mi valorizzo mai, in quei giorni mi sentivo invece di essere stata brava fino a quel momento e che tutto ciò non importasse più un fico secco e andasse a farsi benedire..

Mi rivolsi subito al sindacato, rileggemmo le circolari in merito, da cui si evidenziava:

visto che i bimbi di prima classe avevano già avuto qualche ora di sperimentazione in francese, avrebbero potuto continuare;

avrei dovuto in ogni caso essere utilizzata sfruttando al meglio le mie competenze:

le supplenze dovevano essere solo una soluzione residuale.

Ma c'era di più: poichè contemporaneamente era stata decisa l'introduzione della seconda lingua straniera alla scuola media e i miei ex-scolari avevano richiesto di continuare col francese, il dirigente avrebbe potuto richiedere il docente più adeguato al di fuori di ogni graduatoria (che non esisteva): io li avevo seguiti nei cinque anni precedenti, avevo un'abilitazione per insegnare anche alla scuola media, avevo i diplomi europei DELF-DALF rilasciati dall'Istituto Francese... secondo il sindacato avrei potuto occupare quella cattedra nella nostra scuola media.

Riportai le proposte al dirigente e al collegio: lui, ansioso di defenestrare il francese(e se avesse potuto anche l'insegnante), decise che i piccoli sarebbero passati subito all'inglese.

Per la scuola media disse che preferiva avere una persona con la laurea in lingue straniere e trovò una ragazzina di primo pelo che, dopo due mesi, seppi che non riusciva nemmeno a gestire le classi... però era laureata!!!

E le mie competenze da sfruttare al meglio?

Al sindacato mi avevano detto che se non ci fossero state proposte "dignitose" in tempi rapidi mi avrebbero assistito per aprire una vertenza sindacale, anche se questo dirigente era molto ben "ammanicato" in alte sfere e riusciva sempre a fare ciò che gli pareva. Figuriamoci! Con un tipo così non avrei ceduto e avrei lottato fino in fondo.

Forse a causa di tutto ciò quell'anno nella mia scuola i laboratori a classi aperte vennero organizzati dall'insegnante fiduciaria del preside in tempi molto più veloci rispetto agli anni precedenti, quando ce ne voleva per mettersi d'accordo: per buona parte di quelle ore che mi avanzavano avrei partecipato a questi progetti.

E, a posteriori, ho un bel ricordo di queste esperienze: ogni gruppo di bambini, provenienti da più classi, era seguito da due insegnanti, per due ore settimanali.

Con le prime e le seconde stavo nel gruppo "Canto in lingua straniera": su un certo argomento, per esempio i colori o le parti del corpo, io e la collega insegnavamo due canzoni, una in inglese e una in francese, anche con il mimo e la danza, alla fine di ogni ciclo di incontri (ci furono tre cicli, per farvi "passare" a rotazione tutti i bambini) facevano lo spettacolino per i compagni.

Molto interessante fu l'attività con i gruppi di terza, quarta, quinta, in cui lavorai con un maestro. Qui ci furono due turni, chi partecipava aveva scelto il laboratorio fra i vari proposti, quindi erano parecchio motivati: "Preparare un film comico" . Cos'è la comicità? Scegliere storielle comiche, scrivere a gruppi le sceneggiatura, preparare tutto, fare le riprese (era compito questo del maestro)... Difficile, ma bellissimo! Il primo filmino prodotto era con storielle di vario tipo, che divertì molto gli altri compagni quando lo proiettammo. Nel gruppo del secondo turno, che ormai aveva capito come funzionava, ci spingemmo oltre: furono scelte e rappresentate alcune parti del "Giornalino di Gian Burrasca", con effetti esilaranti!

Qualche ora per le supplenze mi rimase, ma anche qui tutto girò al meglio. Un mio collega con il figlio handicappato prendeva spesso giorni e ore di permessi usufruendo della legge 104, aveva una quinta e i genitori si preoccupavano che tutte queste assenze nuocessero al lavoro dei figli. Poichè era una delle classi in cui insegnavo il francese, ci accordammo col collega, lui si assentava nel giorno in cui io ero a disposizione per le supplenze ed io assicuravo una certa continuità al lavoro della sua classe, svolgendo in accordo con lui una parte del programma di italiano. E i genitori si tranquillizzarono...

Insomma, alla fine dell'anno ero abbastanza soddisfatta, tutto sommato...

...ma nel frattempo avevo fatto la domanda di spostamento per ritornare su un posto di classe normale... avrei cambiato di nuovo e con molte incognite...

 
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Rispondi al commento:
R.Altman
R.Altman il 24/01/16 alle 10:33 via WEB
Hai ragione, la stampa le notizie sulla scuola le riporta in estrema sintesi e in fondo alla pagina, è questo è un male perchè la scuola è alla base per una corretta preparazione alla vita dei nostri ragazzi, ed è anche un male perchè anche chi non è un "addetto ai lavori" deve conoscere le sue problematiche e collaborarle per risolverle. Che dire, cambiano i ministri, ad una riforma della scuola ne segue un'altra, ma nulla cambia. Ciao! Tommaso
 
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