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L' INQUILINO

Post n°1623 pubblicato il 07 Agosto 2019 da atapo
 

ANDREA

 

Il mio giardino è terra di passaggio (e a volte di lotte notturne) per molti gatti più o meno randagi e per nulla socializzanti con noi umani.
Nella prima estate dietro ai detriti si rintanava una gatta nera col suo gattino, a cui ha insegnato a cacciare tra gli arbusti e la “foresta” che c'era allora. In seguito un gatto nero con la coda spezzata si fa vedere ogni tanto e ho l'idea che sia quel gattino, poi cresciuto e “incidentato” che torna nel luogo della sua infanzia.
C'è stato fra gli altri un enorme gattone rosso, poi tre micini neri che parevano fratelli, poi una grossa gatta tricolore che esaminava accuratamente gli angoli più riservati, tanto che noi pensavamo volesse trovarne uno adatto per partorire ed esaminavamo accuratamente poi questi posticini per assicurarci che non ci fossero “neonati”.
Ma tutti questi ospiti di passaggio schizzavano via non appena uno di noi umani usciva nel giardino.
Da alcune settimane ecco un nuovo personaggio felino: è giovane, ha la pelliccia abbastanza folta e di media lunghezza, è tigrato sul grigio ma con la base di un particolare marrone rosato, ha i “calzini” bianchi e una buffa mascherina bianca attorno alla bocca e al nasino rosa. Insomma, è proprio bellino.
Ai nostri primi incontri non era diverso dagli altri gatti: fuga precipitosa!
Tutte le sere arrivava e pian piano, invece di restare rintanato nell'erba più alta, ha cominciato a sdraiarsi e rotolarsi nelle zone aperte, sulle pietre dei sentieri. Io lo guardavo da dietro la porta finestra della cucina: pareva che si divertisse un mondo.
Pian piano, quando uscivo e lui c'era, non è più scappato subito: io mi fermavo distante, ci guardavamo. Talvolta si alzava e si allontanava in modo dignitoso, quasi scocciato, tipo: “uno di noi è di troppo”; talvolta restava a fissarmi.
Poi, uscendo di mattina presto a stendere, lo vedevo in un angolo appartato in fondo al giardino, a sonnecchiare all'ombra; non è più fuggito, restiamo a guardarci per un po'… ho cominciato a salutarlo, lui mi strizza gli occhi, lo faccio anch'io: ho saputo che per i gatti è un segnale di accoglienza, di pace. Durante il giorno se ne va, ma a volte se esco lo rivedo in fondo al giardino o appena al di là della rete di recinzione.

Verso sera, quando fa più fresco, girella tranquillamente, caccia qualcosa, poi si dirige verso il fondo e forse dorme sempre nello stesso posto, perché nell'erba c'è ormai la nicchia del suo piccolo corpo.
Ormai posso arrivargli abbastanza vicina, lui non dà più segni di paura o insofferenza, mi guarda oppure continua tranquillo a pulirsi o a sonnecchiare.
Mi ci sto affezionando, non mi azzardo a tentare una carezza, temo sia troppo presto, però… vorrei che accadesse. Vorrei anche lasciargli qualche crocchetta, così da “legarlo” al mio giardino, mi piacerebbe averlo come piccolo amico, anche senza tenerlo del tutto “domestico”. Penso al Piccolo Principe e alla Volpe che vuole essere addomesticata "Ogni giorno verrai un po' più vicino..."
Con mio marito, guai a parlarne! Non ne vuole assolutamente sapere di instaurare legami felini più stretti… Del resto, se è un randagio, è un valore per lui la libertà, non è giusto levargliela.
Sarà maschio o femmina? Dalla criniera che ha attorno alla testa direi maschio, ma non si riesce ad accertarsene, quel colore così strano qualcuno mi ha detto che è soprattutto delle femmine…
La nostra tenue amicizia necessita che questo micio abbia un nome: ho deciso di chiamarlo ANDREA, che in varie lingue è nome sia maschile che femminile…
E vedremo gli sviluppi della nostra storia.


 
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